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Maremma, insulti omofobi dell'autista al giornalista che sale con il cagnolino sulla navetta: «Fr**** di me***»

di Ivana Agostini

	Il giornalista Notarangelo e il suo bassotto
Il giornalista Notarangelo e il suo bassotto

L’autista di uno stabilimento balneare lo avrebbe minacciato e offeso dopo una contestazione per il cane in braccio. Notarangelo: «Ogni insulto omofobo alimenta intolleranza. Serve reagire, non restare in silenzio»

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COSTA D'ARGENTO. Il grave episodio è avvenuto domenica in uno stabilimento balneare nella costa sud della Maremma. A raccontare al Tirreno l’accaduto, connotato da offese omofobe, è lo stesso protagonista, il giornalista Ivan Notarangelo.

«Ero sulla navetta, di cui avevo pagato il biglietto di 6 euro, diretta allo stabilimento per percorrere circa 800 metri, distanza che dal parcheggio porta allo stabilimento dove andavo a pranzo con due amiche. Arrivati a destinazione, l’autista ha iniziato a contestare la presenza del mio cane, un animale di piccola taglia di appena sei chili che tenevo in braccio. La contestazione dell’autista poteva starci visto che – aggiunge Notarangelo – non avevo visto il divieto di portare il cane in braccio».

La situazione, a quanto racconta il giornalista, sarebbe però degenerata.

«Il tono dell’autista – spiega – è diventato aggressivo, lui mi ha accusato di averlo “fregato”. Ha aggiunto che mi avrebbe lasciato a piedi al ritorno». A questo punto del diverbio, Notarangelo si è irritato.

L'insulto omofobo

«Colpevolmente – racconta – l’ho mandato a quel paese e sono sceso dalla navetta. L’avessi mai fatto. L’autista è uscito dal mezzo con veemenza e si è diretto verso di me con chiaro intento fisico di minaccia. Poi ha cominciato a insultarmi ad alta voce, ripetendo più volte la frase: fr….. di me…. , come se non bastasse, il gentile appellativo lo ha ripetuto dal finestrino allontanandosi dalla piazzola di fronte lo stabilimento». Notarangelo ha ritenuto il comportamento dell’autista della navetta «un atto gratuito di violenza verbale e discriminatoria». Fra tutti gli insulti che avrebbe potuto dire, se proprio non poteva farne a meno, ha scelto proprio quello discriminatorio e omofobo, rivolto a un giornalista che si dichiara apertamente omosessuale. Pur avendo sbagliato a salire con il cane in braccio Notarangelo dice che «in quel momento sulla navetta eravamo solo tre passeggeri, le mie amiche e io: non creavo alcun intralcio o disagio a nessuno».

Un episodio che riporta al centro la questione delle discriminazioni, troppo spesso normalizzate o derubricate a “litigi” di poco conto. «In realtà – conclude il giornalista – ogni insulto omofobo, ogni minaccia segna profondamente chi la subisce e alimenta un clima di intolleranza che colpisce non solo le vittime dirette ma l’intera comunità. Molti, in situazioni simili, scelgono il silenzio per paura o rassegnazione. Dare voce a questi episodi significa invece rompere l’omertà che li circonda e ricordare che nessuna aggressione, neppure quella “solo” verbale, è mai giustificabile. Se fosse successo a un ragazzo che non sa ancora fronteggiare queste situazioni? Avrebbe passato una giornata tremenda al mare o forse nemmeno ci sarebbe andato più. L’autista non sarebbe nemmeno stato rimproverato perché nessuno avrebbe fatto presente l’accaduto. Mi poteva far presente il mio errore in mille modi diversi ma non insultandomi». Notarangelo ha voluto rendere noto quando gli è accaduto per invitare anche gli omosessuali che a volte vengono offesi a non restare in silenzio ma a reagire perché la violenza non è mai ammessa, contro nessuno.

Lo stabilimento

I responsabili dello stabilimento balneare quando hanno saputo quanto era successo si sono prontamente scusati. «Premetto – dice la responsabile – che non solo ci siamo scusati subito ma ci siamo anche offerti di portare il signor Notarangelo al parcheggio visto che non poteva prendere la navetta con il cane in braccio. Così abbiamo fatto scusandoci ancora per il comportamento dell’autista. L’ho accompagnato personalmente con la mia auto. Detto questo – aggiungono dallo stabilimento – anche il giornalista ha offeso l’autista che forse, pur usando parole inappropriate, ha reagito anche a causa della stanchezza e della calura sotto la quale stava lavorando, anche se capiamo che non sia una giustificazione alle parole pronunciate. Il nostro cliente era salito sul mezzo senza rispettare le regole che sono spiegate bene in vista sulla navetta. I cani possono salire ma se tenuti al guinzaglio e con la museruola. Se di taglia piccola possono stare nel trasportino. In questo caso non è stato rispettato quanto previsto dalle norme indicate per poter accedere alla navetta. Ci dispiace per le parole dette ma sono state pronunciate dall’autista e non abbiamo responsabilità di quello che dice. Anche lui era comunque dispiaciuto di quanto era accaduto e se ne assumeva la piena responsabilità». 
 

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