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Incendio a Campagnatico, la notte al podere La Ciaia: cani salvati, agriturismo vuoto, olivi bruciati – Video

di Pierluigi Sposato

	Vigili del fuoco e Romano Catocci con il cognato al Capannone
Vigili del fuoco e Romano Catocci con il cognato al Capannone

Romolo e Romano Catocci hanno messo in salvo i cani e i trattori, le titolari dell’agriturismo hanno dormito in auto, i vicini hanno vegliato insieme: tra fiamme, fumo e ulivi anneriti, una comunità intera ha resistito al fuoco

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CAMPAGNATICO. Romolo Catocci ha salvato i suoi sette cani e i suoi tre trattori. Venerdì era lontano dal poggio della Ciaia e del resto in quel casolare non ci abita più, con la sua famiglia è sceso al Granaione, a qualche chilometro di distanza. Lì sul poggio, però, ha ancora le macchine agricole; fino a qualche tempo fa nel capannone ancora fumante per l’incendio della notte tra venerdì e ieri teneva anche del bestiame. Si guarda intorno, indica il neon in plastica squagliato dal calore, mentalmente fa il punto di quello che lo attende.

Annullati gli ospiti

Quello del podere La Ciaia è uno dei punti più colpiti nella notte. Qui, in cima alla strada delle Costarelle, c’è anche l’agriturismo omonimo, quello di Francesca e Rosalba, proprio di fronte agli edifici di Romano. Avrebbero avuto ospiti da ieri: «Sette otto persone, da Firenze e dal Nord Italia. Abbiamo dovuto dire loro di non venire, non c’è né acqua né luce». Annullati gli arrivi di ieri e anche quelli di oggi. Alle 20 di ieri sera luce e acqua non erano tornati: «Senza questi, non possiamo riaprire». Le erogazioni si sono interrotte dalle 18 di venerdì.

Il culmine della salita è anche un punto di ritrovo: ci sono anche altri vicini, sono venuti a chiedere se c’è da dare una mano, a dare un’occhiata all’evoluzione del fronte, specialmente lì sotto, dove ogni tanto si alza un fumo bianco, dove a ripetizione intorno alle 11 gli elicotteri effettuano lanci. Ci sono anche i vigili del fuoco di Pistoia: «Il fuoco è arrivato qui intorno alle 23; sembrava acquietato, poi ha ripreso. I vigili hanno lasciato qui l’autobotte, sono tornati al mattino. Con il pickup sono andati a spegnere qui sotto». Agriturismo vuoto, nessuno ha dormito lì: le titolari hanno passato la notte in auto, all’imboccatura della strada, dove ci sono le cassette della posta, più sotto, a distanza di sicurezza ma abbastanza vicine per intervenire in caso di bisogno.

Le piante danneggiate

Passa un pickup della Pubblica assistenza Alta val di Cecina; in direzione contraria un mezzo della Racchetta; passano auto; e passa anche il sindaco Rossano Galli, in perlustrazione continua tra i luoghi dove il fuoco è sempre vivo e il furgone della direzione antincendio, posto al Granaione. Sempre lassù, sul declivio che guarda verso ovest ci sono delle piante di olivo: «Ce ne sono più di 100, 110 per la precisione» dice Bruno Ciacci mentre cammina tra le piante: quelle più vicine alle abitazioni sono praticamente intere, ma se si va verso sud il verde diventa grigio e poi nero. A terra sono bruciate tutte le potature residue, alcuni tronchi sono anneriti, anche alcuni rami hanno sofferto le fiamme. «Ero in montagna a Ferragosto, ad Abbadia San Salvatore – Ci hanno avvertito, sono arrivato qui con mia moglie nel giro di un’ora. Ci hanno spiegato che l’incendio ha preso a sette-otto chilometri da qui. Sono rimaste danneggiate trenta-quaranta piante, non so di preciso. Dall’altra parte c’era un baraccone pericolante, il fuoco ha finito di buttarlo giù del tutto».

Nemmeno Romano Catocci era qui venerdì. Anche lui è accorso il prima possibile: «Sono stato avvertito tramite un gruppo – dice indicando il telefonino – Ero in montagna anche se noi comunque da qualche tempo abitiamo al Granaione. Sono arrivato in tempo per portare via i miei sette cani e tre trattori». Questi ultimi sono stati portati al sicuro, in cima alla salita, vicino all’ingresso dell’agriturismo, un altro invece è stato lasciato all’interno del capannone adiacente: lì il fuoco non c’è arrivato o se lo ha fatto lo ha lasciato indenne. Romano percorre a piedi l’interno del capannone più a valle, dal pavimento si leva ancora del fumo: arriva fino in fondo, guarda, cerca di rendersi conto dei danni. Riflette sul fatto che non ha più il bestiame: qui un tempo c’erano delle pecore. Riflette sul fatto che l’altra sera lì intorno c’era del fuoco, anzi la fiamma è ancora viva su uno dei pali in olmo conficcati nel terreno a sostenere il cancello di una recinzione.

Intorno, sul campo, qualche arnese agricolo toccato dalle fiamme: se sarà inutilizzabile, il suo ferro verrà impiegato in qualche modo una volta fatto a pezzi. A poca distanza, tornando sulla strada, i resti affumicati di un elettrodomestico, altre lamiere. Il fuoco, del resto, porta alla luce di tutto e facendo due passi nei dintorni certamente sarebbe possibile trovare altri oggetti.

Passano i minuti e il fumo si alza di nuovo alto: lì sotto, dove sembrava tutto sopito, c’è evidentemente ancora qualcosa. La sala operativa invia i mezzi aerei, ci sono svariati lanci, il fumo si abbassa di colpo, partono di nuovo le squadre per le verifiche del caso. Gli interventi sono continui, la macchina operativa non si ferma perché è il fuoco che non si ferma. Alle Ciaie, anche se la situazione era sotto controllo, fino alle 19 c’erano stati focolai continui e interventi continui.

 

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