L’incidente
I fondali dell’isola del Giglio ripopolati dalla posidonia
Il progetto ambientale punta al recupero della prateria subacquea: saranno piantumati dai sommozzatori circa 2.500 “fasci fogliari”
ISOLA DEL GIGLIO. «Finalmente negli ultimi anni abbiamo compreso che il mare è una risorsa di vita, ma anche fragile, e va protetto dall’impatto delle nostre stesse attività». Lo dice Domenico Solari, assessore all’Ambiente del Comune di isola del Giglio, a proposito del progetto "Le città che respirano" che arriva all’isola del Giglio dove sta per prendere il via l’intervento per il ripristino della posidonia oceanica nei fondali dell’isola.
Il progetto di Nespresso e Legambiente approda nei fondali dell’isola con un intervento che prevede il trapianto di circa 2mila 500 fasci fogliari di posidonia oceanica recuperati dai fondali della stessa isola. L’obiettivo è quello di contrastare la progressiva regressione della specie vegetale.
Come parte integrante del programma "Nespresso per l’Italia" (leader nel settore del caffè), a supporto del patrimonio ambientale, sociale e culturale italiano, il progetto di Nespresso "Le Città che respirano" - promosso insieme a Legambiente e AzzeroCO2 (una società di consulenza per la sostenibilità e l’energia fondata nel 2004 da Legambiente e Kyoto club) all’interno della campagna nazionale Mosaico Verde - vede la realizzazione di un intervento di ripristino di posidonia oceanica nei fondali dell’Isola del Giglio.
L’iniziativa, condotta con il supporto scientifico del dipartimento di biologia Ambientale dell’Università La Sapienza di Roma, prevede il trapianto di circa 2mila 500 fasci fogliari di posidonia oceanica, utili al recupero di una parte della prateria sottomarina nella baia di Giglio Campese, sul versante nordoccidentale dell’isola. La posidonia oceanica è una pianta acquatica che forma praterie sottomarine dal valore ecologico inestimabile: produce notevoli quantità di ossigeno e sottrae anidride carbonica all’ambiente contrastando i cambiamenti climatici, stabilizza i fondali, protegge le coste dall’erosione e offre rifugio e nutrimento a innumerevoli specie marine preziose per la biodiversità marina mediterranea.
Proprio per la sua importanza e a causa della forte riduzione delle sue praterie, la posidonia oceanica è oggi una specie tutelata a livello internazionale. L’intervento di ripristino si pone l’obiettivo specifico di favorire il recupero e la tutela di una porzione di prateria di posidonia oceanica a Campese che, tra il 1938 e il 1962, è stata soggetta a impatti diretti dovuti ad attività estrattive di natura mineraria per la presenza di giacimenti di pirite. Inoltre, è fondamentale citare l’impatto dell’ancoraggio invasivo delle barche, particolarmente intenso durante i mesi estivi. Il progetto contribuisce quindi a ristabilire l’equilibrio dell’ecosistema marino locale attraverso un intervento che si basa sulla metodologia sviluppata dal dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università La Sapienza di Roma, che prevede l’utilizzo di materiale vegetale di recupero. Questo significa che l’opera di ripristino vede il trapianto di talee di posidonia oceanica recuperate esclusivamente dai fondali dell’isola: non si tratta quindi di piante prelevate da praterie sane, ma di frammenti rinvenuti staccati naturalmente dall’azione delle mareggiate o dall’impatto degli ancoraggi. L’area dell’intervento è stata inoltre delimitata con 2 boe segnaletiche e informative, con l’obiettivo di fare da deterrente per l’ancoraggio delle imbarcazioni e salvaguardare il corretto attecchimento e la crescita delle talee trapiantate.
Alla presentazione del progetto sono intervenuti: Guido Cossu, vicesindaco del Comune Isola del Giglio, Domenico Solari, assessore all’ambiente, Viviana Marino, responsabile comunicazione corporate di Nespresso Italiana, Matteo Di Poce, specialista in sostenibilità di Nespresso Italiana, la professoressa Laura Sadori, direttrice del dipartimento di Biologia ambientale dell’Università di Roma La Sapienza, Alessandro Martella, direttore generale di AzzeroCO2, Stefano Raimondi, responsabile Biodiversità di Legambiente.