Grosseto, due concerti s’incrociano: l’ira della maestra chitarrista dopo la frase della Pro Loco
Rock contro classica: la star internazionale Carlotta Dalia scrive una lettera su quanto successo
GROSSETO. Doveva essere un recital sotto le stelle al fresco del chiostro di San Francesco, invece un concerto in contemporanea nella troniera di piazza del Popolo ha costretto la musicista grossetana Carlotta Dalia, 25 anni, talento della chitarra classica riconosciuto a livello internazionale, a tenere sabato sera il suo recital dentro la chiesa.
Amareggiata, il giorno dopo ha raccontato lo spiacevole episodio in una lettera aperta indirizzata al sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e al presidente della Provincia, Francesco Limatola, in cui fa anche un’analisi della vita culturale cittadina. La lettera, pubblicata sulla sua pagina social, ha fatto il giro delle bacheche e chiama in causa le istituzioni.
Per capire le parole della musicista bisogna tornare a sabato sera. Alle 21 era in programma nel chiostro di San Francesco il recital “Guitar Concert” organizzato dall’associazione “Musica & Vita” con il patrocinio e la collaborazione dell’assessorato alla cultura del Comune. Per Dalia significava tornare a suonare davanti alla famiglia, alla sua città e anche ad alcuni dei suoi primi insegnanti dopo quaranta concorsi internazionali vinti, dopo aver suonato due volte al Qurinale su invito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dopo essere diventata insegnante di conservatorio a soli 22 anni.
Nel tardo pomeriggio gli organizzatori scoprono che in concomitanza, a pochi metri in linea d’aria, ci sarà un concerto dei “Tutta colpa di Vasco”, storica tribute band del Blasco, con inizio previsto alle 21,15. I due eventi, uno amplificato e uno in acustico, sono tra di loro incompatibili: da una parte la musica ad alto volume, dall’altra il concerto intimo di una chitarra classica solista.
La lettera di Dalia parte proprio da qui: «A pochi metri dal chiostro di San Francesco, nello stesso orario, la Pro loco ha tenuto un evento amplificato con una cover band a tutto volume. Sarebbe il minimo che la programmazione culturale garantisca un decente svolgersi degli eventi. Quando abbiamo chiesto di abbassare il volume per 50 minuti, il tempo del concerto, la risposta del presidente della Pro loco è stata: “Andate a suonare la chitarrina”. Una frase che non offende solo me, ma tutto ciò che la musica classica rappresenta: studio, dedizione, patrimonio culturale. La situazione è stata talmente ingestibile che siamo stati costretti a spostare l’esibizione dal chiostro alla chiesa adiacente, pur sapendo che le temperature al suo interno fossero semplicemente insostenibili».
Malgrado le temperature il concerto è stato comunque impeccabile e il pubblico ha ammirato professionalità e bravura dell’artista nonostante il cambio di programma e le condizioni non ideali per esibirsi.
La Pro loco, prima di entrare nel merito della vicenda, sottolinea che manca a Grosseto una rete di coordinamento degli eventi per cui le sovrapposizioni purtroppo possono capitare. «Lo abbiamo fatto presente anche all’assessore Luca Agresti più volte – dicono Andrea Bramerini e Morena Bigiarini, presidente e vicepresidente – Questa è una criticità da risolvere. Basta pensare che la settimana scorsa in contemporanea c’erano i QueenMania in piazza Dante e Andy dei Bluvertigo da noi in Pro loco, entrambi eventi inseriti in manifestazioni sostenute dal Comune».
Dalla Pro loco dicono di aver dato massima disponibilità ad andare incontro alle richieste degli organizzatori del recital: «I musicisti ci hanno chiesto solo il tempo di calibrare gli strumenti. Poi abbiamo ritardato l’inizio del concerto il più possibile fino alle 22 e chiedendo che suonassero al minimo volume. Abbiamo anche mandato alcuni nostri consiglieri al San Francesco per verificare in tempo reale sul posto l’impatto acustico. Sono venuti i vigili e non hanno trovato nulla da contestare». Quanto alla frase giudicata offensiva dalla musicista, Bramerini smentisce di averla pronunciata e aggiunge: «Anche noi ci siamo sentiti aggrediti: ci dicevano che quello che facciamo noi non è cultura».
La lettera di Dalia va però oltre. Lamenta che nessuna delle istituzioni cittadine era rappresentata al concerto e parla di un territorio che non valorizza la musica classica, «che è nata nel nostro Paese, e non conoscerla e non supportarla è un danno che fate alle nuove generazioni e alla gloriosa storia dell’Italia. E se questo discorso proprio non riesce a toccarvi, vi invito almeno a considerare l’aspetto economico: un teatro che funziona, una programmazione culturale solida, generano indotto, attrattività turistica, movimento economico, lavoro. E persino consenso politico». Lo dimostra il concerto di sabato sera, con la chiesa gremita «nonostante le temperature equatoriali, il disturbo acustico e le problematiche connesse».
Pesante anche il giudizio sul territorio da cui proviene la sua famiglia, Roccastrada: la musicista parla di vita culturale inesistente, sagre a parte: «Il vuoto culturale – dice a proposito di quel Comune – scoraggia anche le iniziative dei singoli, con una proposta per i cittadini pari a zero».
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