Il provvedimento
Prato, il carcere degli orrori: dalle celle post su Tik Tok, le ultime due rivolte, stupri e torture
Proseguono le indagini sulla grave situazione all’interno del carcere “Le Dogaie”: gli inquirenti hanno accertato un sistema pervasivo di illegalità e violenze
PRATO. Il carcere degli orrori tra telefoni, rivolte e violenze. Proseguono, infatti, le indagini sulla grave situazione all’interno del carcere “Le Dogaie” di Prato, dove gli inquirenti hanno accertato un sistema pervasivo di illegalità e violenze. Le recenti perquisizioni hanno portato al sequestro di ulteriori dispositivi elettronici detenuti illegalmente e hanno acceso i riflettori su un contesto in cui alcuni agenti della polizia penitenziaria risultano sospettati di comportamenti collusivi.
Secondo quanto comunicato dalla Procura, dal luglio 2024 al giugno 2025 sono stati rinvenuti 41 telefoni cellulari, tre sim card e un router. L’ultimo ritrovamento, avvenuto il 5 luglio scorso nella cella 187 della sezione Media Sicurezza, ha portato al sequestro di un ulteriore dispositivo privo di scheda. Alcuni telefoni sono risultati operativi anche nei giorni successivi alle perquisizioni ufficiali, il che indica un controllo interno da parte dei detenuti, anche grazie alla complicità di soggetti esterni o interni al carcere.
Post su TikTok dalla cella e nuove perquisizioni
Un detenuto del reparto Alta Sicurezza è riuscito addirittura a pubblicare contenuti su TikTok dalla propria cella. Alla luce di questi eventi, sono stati emessi nuovi decreti di perquisizione e sequestro, eseguiti congiuntamente da squadra mobile, nucleo investigativo della polizia penitenziaria, carabinieri e guardia di finanza.
Due rivolte in un mese: agenti feriti e accuse di rivolta
La situazione è ulteriormente degenerata con due rivolte nel giro di un mese. La prima è avvenuta il 4 giugno 2025 nella quinta sezione del reparto Media Sicurezza: cinque detenuti di varie nazionalità hanno minacciato e aggredito sei agenti di polizia penitenziaria, armati di oggetti di fortuna e dichiarando apertamente di voler “fare la guerra”. La seconda rivolta è esplosa il 5 luglio nella prima sezione, con almeno dieci detenuti barricati che hanno tentato di incendiare materiali e sfondare i cancelli, utilizzando brandine, bombolette e utensili metallici. Solo l’intervento degli agenti antisommossa ha riportato la situazione sotto controllo. Per entrambi gli episodi è stato aperto un procedimento per rivolta, lesioni, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.
Violazioni dei diritti umani: stupri, torture e degrado
Il quadro che emerge dalle indagini è quello di una struttura dove la legalità è fortemente compromessa. Tra i fatti più gravi vi sono due episodi di violenza sessuale e tortura. Il primo, avvenuto nel settembre 2023, riguarda un detenuto brasiliano accusato di aver abusato sessualmente, più volte e sotto minaccia di morte, del proprio compagno di cella pachistano. L’indagine è conclusa e si attende il processo.
Il secondo caso, più drammatico, risale al gennaio 2020: due detenuti avrebbero sottoposto a torture e abusi sessuali un giovane tossicodipendente omosessuale alla prima esperienza carceraria. Secondo gli atti, la vittima ha subito gravi lesioni fisiche e psicologiche, tra cui fratture, ematomi e traumi permanenti. I due imputati sono attualmente sotto processo dopo il rinvio a giudizio.