Neonato morto sulla nave da crociera all’Argentario, scarcerate la mamma e le colleghe
La relazione preliminare dei consulenti parla di decesso naturale. Il gip aveva convalidato il fermo solamente per la donna filippina: non omicidio volontario ma abbandono di minore
GROSSETO. In mattinata erano state scarcerate le due colleghe, che dividevano con lei la cabina: il fermo non era stato convalidato e non era stata disposta alcuna misura. In serata è tornata libera anche lei, Pia Salahid Chan Jheansel, la donna filippina di 28 anni sottoposta a fermo dopo il ritrovamento del corpicino del figlio, Tyler, nato due giorni prima nella cabina della nave da crociera Silver Whisper, poi ancorata all’Argentario. Le anticipazioni dell’autopsia parlano di una morte naturale e il pm Giovanni De Marco ha così chiesto la revoca della carcerazione, subito disposta dal gip Sergio Compagnucci.
Questi aveva convalidato in mattinata il fermo, sciogliendo la riserva: non per omicidio volontario ma per abbandono di minore. È stato quindi riqualificato un reato che, aggravato dal fatto che sia stato commesso da un genitore e che sia stato purtroppo seguito dal decesso, comporta comunque una pena di 8 anni. Poi è guinta la relazione preliminare del professor Mario Gabbrielli, anatomopatologo, dal dottor Paolo Toti, specialista in anatomia patologica, che oggi hanno dato corso all’autopsia e hanno fornito al pm i risultati iniziali, riservandosi il deposito definitivo in 90 giorni. Da valutare ad esempio lo stato della nutrizione e se siano stati ritrovate tracce di latte. Fermo invece non convalidato, e nessuna misura, per le due colleghe, Njuguini Mutundu Dorcas, keniota, e Mabel Jasmin Mphela Kgothadsoe, sudafricana, anche loro indagate per l’ipotesi iniziale di omicidio volontario, per il concorso che avrebbero dato nella vicenda. Sono state liberate dal carcere di Sollicciano e per loro, insieme ai loro avvocati Luca e Mario Fabbrucci, oggi si è posto il problema di trovare un tetto sopra la testa. Stesso problema per Chan: il suo difensore ha preso contatto con la compagnia di navigazione, la donna è stata presa da un taxi e portata a Livorno, in vista forse di un successivo re-imbarco.
Storia tristissima, comunque la si voglia vedere. E il gip ne ripercorre le fasi salienti, evidenziando circostanze e comportamenti, omissioni e commissioni. Nelle dieci pagine dell’ordinanza si parla della posizione di garanzia, cioè della responsabilità, della mamma e di cosa può (un eventuale omissione di soccorso) e non può essere contestato alle colleghe sotto questo profilo. Si parla dei turni, degli orari, del parto, delle compresenze nella cabina, del piccolo custodito nell’armadietto, di assistenza sanitaria che non è obbligatoria in un parto che non presenti complicazioni (come pare sia stato questo), delle cure comunque prestate al piccolo dalla stessa mamma, continue, con pause frequenti per nutrirlo. Chan ha difeso a spada tratta le colleghe con le quali era imbarcata dal 7 maggio, le ha scagionate. Ma è difficile pensare – e di questo il gip fa menzione – che in una cabina che misura tre metri per tre certi comportamenti possano essere stati così come sono stati ricostruiti. Passaggi che risulterebbero inverosimili, alla luce delle dichiarazioni della donna (le due coindagate si sono avvalse della facoltà di non rispondere)
«È un provvedimento molto equilibrato – aveva commentato l’avvocato Di Meglio prima della decisione della scarcerazione della sua assistita – Pur non riconoscendo totalmente la fondatezza degli argomenti della difesa (che aveva escluso ad esempio ogni forma di volontarietà, ndr) si fa apprezzare».