Il Tirreno

Grosseto

«Noi, leghisti fuori dalla Lega» Assessora e consiglieri lasciano

di Maurizio Caldarelli
«Noi, leghisti fuori dalla Lega» Assessora e consiglieri lasciano

Amante, Bragaglia, Baldi e Pieraccini: tutti nel gruppo misto

13 febbraio 2024
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GROSSETO. Terremoto all’interno del Lega Salvini Premier a Grosseto, con l’uscita dei consiglieri comunali Alessandro Bragaglia, Ludovico Baldi e Alfiero Pieraccini e dell’assessora all’istruzione Angela Amante. I quattro (ora ex) esponenti del Carroccio confluiranno nel gruppo misto di maggioranza, come gruppo autonomo, e costituiranno un’associazione culturale.

Alla base della clamorosa decisione c’è un’insanabile frattura tra i consiglieri e gli assessori Riccardo Megale e Sara Minozzi. «Con la creazione di un gruppo autonomo, libero – spiega l’ex capogruppo Alessandro Bragaglia – riprenderemo una dignità politica che adesso non è possibile mantenere, non possiamo esercitare il ruolo conferitoci dagli elettori. C’è una frattura insanabile tra chi sta in giunta e chi sta tra la gente, noi consiglieri. Quella che era una timida richiesta di rispetto dei programmi elettorali, adesso è una sonora critica sulla gestione dei temi bandiera della Lega, autonomia, sicurezza, sociale. La politica che vogliamo fare, i membri del partito non ce la fanno fare. Non si poteva parlare di sicurezza, di moschea, perché trovavamo un muro. Se vengono da me i cittadini e mi dicono, dottor Bragaglia, lei deve fare qualcosa per la sicurezza, io devo parlare con il mio assessore. Adesso avremo meno filtri».

«Negli ultimi due anni – sottolineano i quattro fuoriusciti – abbiamo messo la faccia per coprire, nel nome della unità del centrodestra e per l’immagine del partito, sbavature istituzionali nel nostro gruppo, ma evidentemente non coincideva con quello di chi operava contro di noi. La nostra lealtà al sindaco non mancherà nemmeno in questo nuovo percorso. Usciamo per coerenza, usciamo per fare i leghisti al di fuori della Lega Salvini Premier».

Bragaglia parla di grosso autogol, di una «crisi di identità alla base della nostra scelta. Non ci riconosciamo più nella Lega Salvini Premier come quel partito che ci aveva fatto innamorare diversi anni or sono. Il nostro è prima un percorso umano che poi diventa politico, ma non si può stare in Lega con i piedi, ma con il cuore altrove».

«Avevamo più volte manifestato il nostro malcontento – aggiunge l’assessora Angela Amante – ma non è stato ascoltato. Quando sono entrata in Lega ho trovato un partito che funzionava, c’era un bel clima di solidarietà, sincerità e lealtà. Mi sono sentita subito accolta in una grande famiglia. Dopo la sfiducia a Bragaglia e al segretario Pacella, il commissariamento del partito, quest’aria non la respiravo più. È stata una decisione sofferta, pensata, ma scelta con assoluta convinzione e fermezza. Esco con chi è sempre stato leale con me e mi ha supportato. Ci siamo dissociati da questo gruppo – aggiunge Alfiero Pieraccini – perché non trovavamo accordi con queste persone».

«Abbiamo espresso sempre al sindaco la fiducia», dice con grande dispiacere Ludovico Baldi. «Senza la nostra presenza alla votazione sul bilancio del 27 e 29 dicembre, ora si parlerebbe di altre cose. Il nostro appoggio alla causa del partito è stato vano e riteniamo di non avere più nulla a che fare con la Lega».

Cosa succederà adesso? «Non aderiremo a nessun’altra forza politica, manterremo la nostra autonomia all’interno di un’associazione, aperta a tutti; chiediamo credito e fiducia alle persone che ci hanno votato. La nostra è una protesta all’interno del partito, non all’interno del centrodestra – conclude Bragaglia – Chiederemo solo il riaggiustamento della linea politica del centrodestra. Alle prossime elezioni provinciali presenteremo un nostro candidato».

All’incontro di ieri mattina erano presenti anche l’ex segretario provinciale Claudio Pacella e il consigliere regionale Andrea Ulmi. Pacella si sente parte offesa, dopo il commissariamento: «Loro hanno sempre fatto riferimento al sottoscritto, la maggioranza dei militanti fa riferimento a questo gruppo Quello che è successo è un’offesa alla democrazia del partito, ai militanti che rappresentano la maggioranza a livello comunale. Il fatto che andremo a costituire un’associazione culturale, è un contenitore dal quale si prenderanno le distanze o un avvicinamento, dalle nostre vecchie posizioni».

«Le vicende regionali, con i commissariamenti di Grosseto, Siena, Pisa e Livorno – chiosa Ulmi – e la nomina del nuovo segretario non si legano a questa vicenda locale, ma si sono riverberate a cascata. Mi riconosco in quanto hanno detto i colleghi di partito. I consiglieri adesso non avranno più la necessità di disciplina di partito. Sono artefici del loro destino. Ogni scelta verrà fatta da loro quattro e nessuna protezione ci sarà per chi loro non si sentivano rappresentati».  

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