Il Tirreno

Grosseto

Geotermia, ricorso respinto anche dal Consiglio di Stato

di Pierluigi Sposato
Il rendering dell’ impianto geotermico: in primo piano il centro visite
Il rendering dell’ impianto geotermico: in primo piano il centro visite

Privati, Italia Nostra e Nogesi si erano opposti all’impianto

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SANTA FIORA. Il Consiglio di stato ha respinto tutti e venti i motivi – ritenendoli per lo più infondati – del ricorso presentato da Italia Nostra, Roccone società agricola, Cornacchino società agricola e Rete nazionale Nogesi che chiedevano l’annullamento della sentenza del Tar Toscana del 2020 sulla realizzazione dell’impianto geotermico di Poggio Montone-Saragiolo, tra i territori di Santa Fiora e Piancastagnaio (58 km quadrati), proposto da Sorgenia Geothermal srl: due anni fa i giudici toscani avevano respinto i ricorsi a proposito di Via, concessione e autorizzazione, ricorsi che erano stati poi integrati in secondo grado. Il Consiglio di stato (sezione quarta presieduta da Vito Poli) non ha rilevato censure da muovere agli atti.

La sua decisione si è basata sulla cosiddetta “verificazione” (una sorta di consulenza tecnica d’ufficio, ma più snella pur se con le garanzie del contraddittorio e della partecipazione) affidata nel giugno 2021 al direttore del dipartimento di Ingegneria civile e ambientale del Politecnico di Milano, formulando quattro quesiti. I risultati di questa verificazione «devono ritenersi del tutto condivisibili, perché ricavati con processo logico immune da vizi a partire da fatti non contestati come tali – si legge nella sentenza - Di questa verificazione, si riportano quindi le conclusioni, che il collegio ritiene esaustive e tali da imporre la reiezione del motivo, dato che, come si anticipa, tutti i profili suddetti sono stati considerati nel parere di Via e non fanno emergere elementi di pericolo non valutati. Va comunque detto, per completezza, che quanto si va ad esporre coincide nei contenuti con quanto già ritenuto dal giudice di primo grado nella relativa motivazione, sulla base della documentazione scientifica prodotta in quella sede dalle parti».

E per quanto riguarda il primo quesito «il collegio dei verificatori ha risposto affermando che “l’ipotesi di un’interferenza della produzione geotermoelettrica con gli acquiferi sotterranei non è plausibile, né per quanto riguarda un possibile depauperamento dell’acquifero attribuibile al richiamo di flusso dall’acquifero superficiale verso il campo geotermico, né per quanto riguarda la risalita di gas (tossici o meno) dal serbatoio geotermico verso l’acquifero superficiale”».

Gli esperti poi escludono «una relazione fra l’accertata diminuzione della falda acquifera del monte Amiata e lo sfruttamento geotermico» perché «i pozzi geotermici esistenti si trovano all’esterno dell’area dell’acquifero», e «in base ai dati storici e statistici che la relazione passa in rassegna, l’andamento della falda è legato all’andamento delle precipitazioni». Ancora – e questa è la risposta al terzo quesito – è «in astratto possibile, a improbabile» un nesso causale tra il progetto e un abbassamento del suolo indotto dall’estrazione dei fluidi, così come èimprobabile che il progetto «vada a cagionare eventi sismici nell’area». Infine, è stata sufficientemente analizzata, secondo gli esperti, l’incidenza dei rischi dei tre quesiti precedenti «unitamente agli effetti cumulativi derivanti dall’esistenza nell’area dell’Amiata di altri impianti geotermici attivi»; questa è la sintesi della risposta al quarto quesito formulato dal Consiglio di stato.

E quando gli appellanti chiedono di realizzare l’impianto altrove, ciò «costituisce una scelta alternativa, che potrebbe essere in sé plausibile, ma non è valutabile in questa sede, dato che tende, in ultima analisi, a sostituire una scelta della parte stessa a quella dell’amministrazione, e non a denunciare un vizio di quest’ultima», osservano i giudici.

Gli appellanti sono stati condannati a rifondere le spese di giudizio a Regione Toscana e Sorgenia Geothermal, in tutto diecimila euro.

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