Qui ogni cosa viene fatta nascere seguendo i tempi della natura
Ruedi Gerber ha scelto nel 1991 queste terre come luogo del cuore «All’inizio cercavo solamente un posto dove ritirarmi a scrivere»
TRA I FILARI
Lina senserini
«Per un giovane svizzero di sinistra, l’Italia degli anni ‘70 era un simbolo di libertà. Ero uno studente, venivo qua con i miei amici, ci mettevamo a parlare un misto tra francese e qualche ricordo scolastico di latino con gli anziani alle feste dell’Unità e ci capivamo».
Comincia così il racconto di Ruedi Gerber, 62 anni, originario di Zurigo, regista, attore, sceneggiatore, ora imprenditore agricolo, che da quando è arrivato a Tatti e ha comprato i primi appezzamenti di terra di quella che sarebbe poi diventata la tenuta Sequerciani, non è più andato via. O meglio, ha vissuto molto in giro per il mondo, ma questo, dal 1991, è il suo “luogo del cuore”. «All’inizio – racconta – volevo solo un posto in cui ritirarmi a scrivere, lavorare e riposare, poi sono arrivato a Tatti e ho visto la casa, di cui c’erano giusto i muri e il tetto, senza acqua né energia elettrica. La posizione, il panorama, le potenzialità che ho immaginato qui, mi hanno fatto cambiare idea. Potevo e volevo fare di più. “Think big”, mi sono detto. Ho comprato i primi otto ettari di terra e ho cominciato a sistemare la casa, dodici stanze che poi sono diventate il cuore della nostra ospitalità. Intorno non c’era una pianta, a parte le querce secolari (da cui prende il nome l’azienda), la terra e il sole. E ho cominciato piano piano a trasformare, ho comprato altro terreno, ho deciso di impiantare i vigneti, ricercando i vitigni autoctoni antichi».
A guardare oggi la splendida villa, le stalle diventate appartamenti, la grande piscina rettangolare su un declivio da cui sembra di tuffarsi in mare, le piante ovunque, i fiori e il verde, i filari di Pugnitello che circondano il centro aziendale, sembra quasi impossibile che meno di trent’anni fa non ci fosse niente. C’è voluta la cura, l’amore e la “trasformazione” continua (Ruedi Gerber usa spesso questa parola) che questo signore elegante, sorridente, colto e raffinato ha portato avanti giorno dopo giorno per fare di questo posto un paradiso, per sé e per chi lo sceglie per una vacanza. Sempre nel pieno rispetto della natura e delle sue risorse.
La tenuta, solo per fare un esempio, produce energia e acqua calda attraverso pannelli solari e termodinamici, pompe di calore e un impianto geotermico. La scelta della produzione totalmente naturale e della conduzione biodinamica – certificata Demeter, associazione privata di produttori, trasformatori e distributori di prodotti biodinamici – è stata la logica conseguenza della filosofia di vita che Ruedi e i suoi più stretti collaboratori, tra cui Paolo Menichetti, direttore dell’azienda, e l’enologa Laura Zuddas del gruppo “Matura”, condividono in toto. Ogni cosa – vino, miele, olio, grano, ortaggi... – che nasce, cresce e viene prodotta a Sequerciani senza fare altro che rispettare i tempi della natura, racconta questa scelta. E a giudicare dalle caratteristiche uniche e dalla qualità del prodotto principe, il vino, il “metodo” funziona.
«Il vino nasce da solo – dice Gerber – se lo si lascia fare. Seguiamo questo processo con rispetto e dedizione, senza additivi né filtraggi. E solo allora narrerà la sua vera storia di terre argillose, di giornate assolate dell’estate toscana, di notti fresche vicino al mare. Noi non vogliamo intrometterci, ma ascoltare questa storia facendo parlare il vino».
La vendemmia è fatta a mano, scegliendo il meglio, controllando le zocche una per una, eliminando le muffe e tenendo perfettamente pulita la cantina. La fermentazione avviene spontaneamente con lieviti che derivano dalle bucce, i vini maturano in giare di terracotta che apportano l’ossigeno necessario a mantenere intatto il particolare sapore dell’uva. Una piccola parte selezionata, invece, affina in botti di legno, per aggiungere sfumature di odori e sapori diversi. Prima di imbottigliarlo, il vino delle anfore viene unito a quello delle botti, ottenendo così un prodotto dal sapore complesso dove permane il carattere del vitigno, «piacevole da bere e che non fa male, come anche la pasta, l’olio, la grappa, il miele», aggiunge Paolo Menichetti.
Oggi la produzione di vino si aggira sulle 40 mila bottiglie all’anno, con l’obiettivo di arrivare a 50 mila, prevalentemente rosso, prodotto nella cantina aziendale. Le etichette sono sette, di cui quelle di punta, le prime ad essere prodotte dal 2014, sono il Pugnitello Igt Toscana rosso, fermentato dai soli lieviti presenti sulla buccia, vinificato in vasche di cemento, affinato in tonneaux di rovere francese e in anfore di terracotta; il Foglia Tonda, Igt toscana rosso, anche il questo caso il nome deriva dall’omonimo vitigno antico, vinificato in vasche di cemento e affinato nelle giare di terracotta; il Vermentino, dalla ben più diffusa uva bianca, fermentato dai lieviti presenti sulla buccia e che mantiene la vinaccia in fermentazione. E poi il Verment’oro, ottenuto da vermentino che però prosegue la macerazione a contatto con le bucce in giare di terracotta; il Ciliegiolo, Igt Toscana rosso; il Libello, Sangiovese e Ciliegiolo vendemmiati separatamente. E per chiudere in bellezza, l’Aleatico, dall’omonimo vitigno aromatico a bacca nera. I grappoli vengono scelti a mano, appassiti al sole, e il mosto vinificato in piccole vasche di cemento. «Tutto naturale, tutto dalla terra – conclude Ruedi – per ottenere un vino che sia godimento puro e che coinvolga i sensi, fatto di null’altro che di uva, sole e terra». —