Il Tirreno

Grosseto

Operazione Iuppiter: sequestrati 200 reperti archeologici

Francesca Gori
Operazione Iuppiter: sequestrati 200 reperti archeologici

Undici indagati e una ventina di perquisizioni: il tesoro tenuto in bella vista in un giardino

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GROSSETO. Undici indagati, 22 immobili sequestrati, oltre 200 reperti archeologici di valore inestimabile. È il bilancio dell'operazione Iuppiter condotta dalla Procura di Grosseto insieme agli uomini della guardia di finanza di Orbetello.

Tutto è cominciato con i controlli delle fiamme gialle di Orbetello su una posizione fiscale con dichiarata incongrua rispetto alle effettive disponibilità economico-patrimoniali accumulate nel tempo ed impiegate anche in beni archeologici. Dopo alcuni sopralluoghi che hanno confermato l’esistenza di reperti archeologici in bella vista nel giardino di una villa, è scattata l’operazione Iuppiter avviata dalla Procura della Repubblica di Grosseto.

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Così, nel mese di ottobre, 50 finanzieri hanno perquisito 22 unità immobiliari nella disponibilità degli 11 collezionisti indagati, site in tre diverse regioni (Toscana – Sicilia – Lazio) sequestrando oltre 200 reperti archeologici di assoluto pregio ed ingentissimo valore economico, trafugati da una prestigiosa residenza romana.

Sono indagati per illecita detenzione ed impossessamento di beni appartenenti allo Stato, ed in taluni casi anche per ricettazione. I reperti archeologici di età imperiale, ascrivibili al I Secolo a.C., non dichiarati alla competente Soprintendenza, sono stati sequestrati in virtù dei decreti di perquisizione e sequestro emessi da pm Tiziana Cugini della procura di Roma e dal sostituto procuratore Maria Navarro di Grosseto.

Alle operazioni ha partecipato anche il funzionario responsabile della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, che ha accertato l’autenticità dei beni rinvenuti.

L’ingente valore economico dei reperti sottoposti a sequestro sarà tenuto presente anche ai fini fiscali dei soggetti indagati, che hanno nel tempo plausibilmente tesorizzato anche così i proventi delle loro attività.

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