Firenze, incendio distrugge il Viper Theatre: la scintilla partita dal prato e i sospetti
Devastato lo storico locale, “bunker” delle grandi rock band emergenti: cosa emerge dalle prime indagini
FIRENZE. Una colonna di fumo si leva dal tetto e ricade sul quartiere: il cielo sopra San Donnino e Ugnano è diventato più basso, denso, tossico. Il Viper Theatre brucia senza fiamme, il rogo lo divora senza ardere, si consuma ma nulla sembra stritolarlo: un contrappasso architettonico crudele per un luogo nato come tempio delle avanguardie del rock e della modernità.
Il tetto ignifugo, progettato per resistere al fuoco, ne rallenta lo spegnimento, alimenta un inferno lento che da 24 ore non concede tregua ai vigili. Idrovore e robot cingolati pompano acqua nelle intercapedini, ma il fumo continua a salire, compatto, costringendo i residenti di Piagge, Brozzi, Peretola e Mantignano a barricarsi in casa, finestre chiuse e respiro trattenuto.
I sospetti
È partito tutto sabato intorno alle 17,30. Il prato intorno, giallo e secco per il sole d’agosto, racconta un’altra storia. Gli alberelli piantati da poco sembrano i superstiti di una battaglia ingaggiata con l’afa e il sole di una delle isole di calore di Firenze. È lì, all’esterno, che l’incendio ha trovato la scintilla. «Lì è cominciato tutto, dall’esterno, non ci sono dubbi», scandisce Marco Caciagli, direttore artistico del Viper. È stato uno dei primi ad arrivare. «All’inizio sembrava nulla, solo una porta intaccata. Dentro era tutto intonso, i pompieri erano già intervenuti. Poi, qualche ora dopo, una nuova fiammata, ed è stato il disastro: il tetto colpito, parte della copertura crollata, fumo che esce ovunque». Da allora, racconta, «è una lotta impari. Il tetto è di ultima generazione, ignifugo e termoresistente, non brucia ma si consuma piano piano, e così i vigili dovranno lavorare altre 24 ore».
Danni enormi
La struttura è chiusa da maggio, in attesa della nuova stagione. I computer accesi negli uffici per organizzare il calendario di settembre: Mostro, i The Rads, i Buzzcocks, Piero Pelù, Simba Anastasio. Ora la lista rischia di restare sulla carta. «I danni sono enormi, centinaia di migliaia di euro. Molto improbabile ripartire a ottobre», ammette Caciagli, che dal 2011 guida il locale. Sui social sono arrivati centinaia di messaggi, dagli artisti e dalla “comunità di nostri naviganti”, come la chiama lui. Pelù ha già proposto una catena di solidarietà, ma la sensazione è che il colpo sia durissimo. Nel frattempo, le indagini sono appena iniziate. I vigili del fuoco stanno preparando il verbale da consegnare alla Procura. Non si esclude nulla, nemmeno un innesco accidentale. Di fronte al Viper c’è un parco frequentato da migranti che a volte cucinano all’aperto con fornelli o bracieri: persone identificate, mai segnalate prima, mai fonte di tensioni. «Ma che l’incendio sia partito fuori è certo al cento per cento», ribadisce Caciagli.
Un locale storico
Il Viper non è un locale qualunque. Inaugurato nel 2007, su quasi 1.400 metri quadri, è stato il bunker della musica live a Firenze, capace di portare nella periferia di via Pistoiese i Måneskin agli esordi, Salmo, i Gorillaz, Peter Hook dei Joy Division, i Kaiser Chiefs, i Mudhoney, fino a My Dying Bride. Qui i Diaframma registrarono un live rimasto nella memoria dei fan, qui si mescolavano clubbing, teatro, sale prova e corsi di musica della Viper School. Nel 2017 il decennale celebrato con un libro fotografico e serate piene di storia. Un luogo simbolo, chiamato dai ragazzi “tana delle vipere”, diventato riferimento per generazioni di appassionati.
La solidarietà
Ora resta lo scheletro annerito, il prato giallo, l’odore acre che copre tutto. Dentro, computer spenti in fretta, locandine che non vedranno il palco, mesi di programmazione che rischiano di sbriciolarsi come il tetto. «È una ferita per Firenze, il Viper non può chiudere», dice la sindaca Sara Funaro, assicurando che il Comune «farà di tutto» per riaprire a ottobre. Il presidente della Regione, Eugenio Giani, parla di “spazio di cultura e socialità”. Parole di conforto, ma che pesano poco rispetto alla nube che ancora oggi oscura il cielo.
Al Viper, più che di proclami, servono mani, fondi, soluzioni immediate. Perché i vigili possono spegnere il fumo, ma a riaccendere la musica ci vorrà altro.