L’affondo del sottosegretario: «Il sindaco non neghi le sue colpe. Il Maggio ora potrebbe chiudere»
Gianmarco Mazzi tratteggia le prospettive all’orizzonte: «La norma ci permette di chiedere i danni al Comune. Proveremo a salvare il teatro ma la gestione è stata disastrosa, Dario lo ammetta»
«È chiaro ormai a tutti che la gestione di Alexander Pereira, fortemente voluta dal sindaco Dario Nardella, sia stata disastrosa, con investimenti faraonici che hanno portato solo debiti e nessun risultato». Nell’ora più buia del teatro del Maggio musicale fiorentino, sospeso tra commissariamento, buchi di bilancio e caccia ai responsabili politici, il sottosegretario alla Cultura con delega alla Musica e allo spettacolo dal vivo e deputato di FdI, Gianmarco Mazzi, tratteggia le prospettive all’orizzonte.
Sottosegretario come giudica la situazione del Maggio?
«La situazione, inutile negarlo, è molto grave, soprattutto per le perdite del 2022 che ammontano ad oltre 6 milioni di euro. Sul 2023 siamo già a quota 2, 6 milioni di debito per progetti su cui l’ex sovrintendente Pereira aveva già preso impegni, non più annullabili senza pagare penali pesantissime. Noi non ci perdiamo d’animo ma occorre che prima di tutto siano le istituzioni responsabili di questa situazione a dirci che cosa intendono fare».
Che opinione si è fatto dell’operato di Alexander Pereira e dei sovrintendenti che l’hanno preceduto? La crisi ha origine antiche?
«È vero che il Maggio ha da sempre una fragilità strutturale per via dei costi di gestione che sono alti ma Pereira si è comportato come un sultano: ha fatto un disastro con investimenti faraonici che non hanno portato a nessun risultato. Pensi che solo il 2% degli spettatori è straniero, assurdo in una città come Firenze, una delle più importanti mete del turismo mondiale in Italia. Significa che non si è lavorato per niente sull’internazionalizzazione. E come se non bastasse Pereira ha preso decisioni insensate come quella di raddoppiare il costo dei biglietti, è bastato abbassare i prezzi per ritornare al sold-out nelle sale. Insomma è stato un problema di qualità del management».
C’è un buco di 8,6 milioni di euro e servirebbero, secondo Cutaia, altri 4 milioni per iniziare il 2024 in tranquillità. Dal ministero è lecito aspettarsi un aiuto economico entro luglio, mese della chiusura del bilancio?
«Il ministero della Cultura sta studiando il problema per individuare le soluzioni ma c’è una condizione imprescindibile: anche il Comune e la Regione dovranno farsi carico di un impegno importante e strutturato per rilanciare la Fondazione».
Dopo il secondo bilancio in passivo in teoria potrebbe scattare la liquidazione coatta amministrativa. C’è il rischio concreto che il teatro sia costretto a fermarsi in autunno?
«Il primo a parlarne è stato proprio il commissario Cutaia quindi purtroppo non lo si può escludere del tutto. Il nostro sforzo è orientato ad evitarlo, pensando ai lavoratori del Maggio che sono i primi a subire le conseguenze di questo collasso».
Ha sottolineato che è il momento di accertare le responsabilità. Chi è secondo lei il maggiore responsabile, oltre all’ex sovrintendente, del dissesto finanziario dell’ente lirico-sinfonico?
«Alcune responsabilità sono evidenti, altre vanno verificate e lo stiamo facendo ma i fiorentini credo abbiano già capito come stanno le cose. Inutile e paradossale il tentativo del sindaco Nardella e di alcuni consiglieri regionali del Pd di nascondere le proprie responsabilità sulla mala gestione che avveniva sotto ai loro occhi. Sarebbe invece il caso che facessero ammenda, senza pretendere che a pagare i loro errori siano i contribuenti italiani».
Quindi il Comune e il sindaco avevano il compito di vigilare sull’andamento dei conti e secondo lei non l’hanno fatto? Lo stesso vale per la Regione?
«Non capisco come si possa negare, in entrambi i casi, gli obblighi di vigilanza dei vertici della Fondazione e del Consiglio di indirizzo. Auspico che sia fatta chiarezza e che ogni responsabilità, anche politica, venga accertata senza fare sconti a nessuno».
C’è la possibilità, come evocato dal commissario Cutaia, di chiedere dei danni in sede civile. Se venissero riscontrate delle responsabilità il ministero potrebbe chiederli, oltre a Pereira, anche a Palazzo Vecchio?
«Mi risulta che la norma lo preveda».
La nomina come commissario di Cutaia scade in autunno. Di fronte al perdurare delle difficoltà quanto è probabile che venga allungato di altri sei mesi il suo mandato? E invece, nel caso di una risoluzione positiva, è possibile immaginarsi una sua nomina come sovrintendente?
«In entrambi i casi non sarebbe la prima volta ma prenderemo la decisione a tempo debito. L’urgenza è mettere Cutaia nelle condizioni di lavorare con la massima serenità possibile».
A tal proposito il presidente della Regione Giani ha detto ieri su Cutaia: “Il ruolo del commissario non è quello di parlare in modo generale, è quello di parlare poco e fare molto”. Come le commenta?
«Un attacco inopportuno per distrarre l’opinione pubblica. Cutaia al Ministero era un direttore generale autorevole e di grande professionalità a cui abbiamo rinunciato per nominarlo commissario a Firenze. Se non parla lui che è uno dei massimi esperti, chi lo dovrebbe fare?».
Molti sostengono che dietro il braccio di ferro tra il Governo di centrodestra e gli enti locali rappresentati dal centrosinistra giochi un ruolo importante la contrapposizione partitica, anche in vista delle elezioni a Firenze del 2024. Cosa ne pensa?
«Il ministero della Cultura dialoga e collabora con tutte le amministrazioni, a prescindere dall’orientamento politico, ci mancherebbe. Tutto il resto riguarda i fiorentini. Certo è che Firenze non merita questo fallimento e noi cercheremo di far rifiorire il Maggio, da sempre eccellenza culturale italiana».