Il caso

Firenze, faceva il cameriere in pizzeria dopo il lavoro: guardia penitenziaria perde il posto

di Matteo Leoni
Il tribunale lo ha condannato anche a pagare 4mila euro a titolo di spese di giudizio
Il tribunale lo ha condannato anche a pagare 4mila euro a titolo di spese di giudizio

Il Tar ha respinto il ricorso presentato contro il ministero della Giustizia

22 maggio 2023
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FIRENZE.  Assistente capo della polizia penitenziaria, quando non era di turno in carcere faceva il cameriere in una pizzeria di Firenze. La cosa sarebbe andata avanti fino a che non è stato scoperto a seguito di controlli all’interno del ristorante condotti dalla polizia municipale e dall’Ispettorato del lavoro. Per questo l’uomo è stato dichiarato decaduto dal suo impiego di poliziotto penitenziario. Sperava di poter tornare al suo lavoro facendo ricorso al Tar, ma così non è stato. Il 10 maggio scorso infatti il tribunale amministrativo regionale per la Toscana ha respinto il ricorso presentato dai legali dell’ex assistente capo, definendolo «assolutamente infondato».

La vicenda risale al 18 agosto del 2021, quando i vigili effettuando un controllo nel locale, trovano la guardia carceraria impiegata nella pizzeria, sia alla cassa che nel servizio ai tavoli. Da qui è partita una diffida, che però, secondo la versione contenuta nella sentenza del Tar, non sarebbe stata sufficiente a indurre l’uomo ad abbandonare il suo doppio lavoro.

La prima diffida riporta la data del 21 dicembre 2021. Il documento, firmato dal capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, invitava l’interessato, si legge nella sentenza, «a cessare dalla situazione di incompatibilità specificata in premessa, ovvero inerente alla circostanza che “in data 18 agosto 2021 durante un controllo effettuato in una pizzeria del centro di Firenze, il dipendente è stato trovato intento a svolgere mansioni lavorative quali addetto alla cassa e gestione tavoli”». Il 24 novembre del 2022 la seconda verifica nel locale, a seguito della quale l’assistente capo sarebbe stato trovato ancora una volta a fare il cameriere. Poco più di un mese dopo, il 22 dicembre dello stesso anno, gli è stato notificato l’ avviso «di avvio di procedimento per la decadenza dal servizio».

Nel ricorso contro il ministero della Giustizia i legali dell’ex guardia penitenziaria avevano rilevato la mancanza di una seconda diffida che sarebbe dovuta seguire al controllo del novembre 2022. Tuttavia, per i giudici risulta evidente che le circostanze accertate in occasione delle due verifiche effettuate nella pizzeria siano «manifestazioni di uno stesso rapporto di lavoro che non risulta per nulla essere cessato a seguito della diffida». Sempre il Tar rileva nella sentenza come l’uomo abbia violato il principio «di buona fede e correttezza».

I giudici non hanno poi dato credito alla «natura occasionale e gratuita dell’esercizio delle mansioni di cameriere da parte del ricorrente» sostenuta sempre nel ricorso. Inoltre l’ex guardia penitenziaria, non avendo provveduto, nonostante la diffida ricevuta, a eliminare la causa di incompatibilità col suo lavoro, ossia l’impiego nella pizzeria, avrebbe mostrato «assoluta noncuranza per le proprie sorti lavorative».

Nella sentenza che rigetta il ricorso presentato dagli avvocati dell’ex assistente capo il Tar ha anche condannato il ricorrente a pagare all’amministrazione la cifra di 4mila euro, a titolo di spese del giudizio.


 

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