Empoli, che tonfo: cosa non ha funzionato a Pescara (e cosa c'entra Gino Bartali)
Fragoroso ko azzurro in casa degli abruzzesi: arrivano quattro schiaffi. La squadra di Pagliuca delude ed è sovrastata sotto tutti i punti di vista
PESCARA. No, non è una sconfitta ma un crollo. No, non è un passo indietro ma sono almeno dieci. È buio totale, insomma, per l’Empoli che a Pescara crolla facendosi sovrastare dai padroni di casa sotto tutti i punti di vista e rimediando 4 schiaffi 4 solo perché Andrea Fulignati, il portiere azzurro, è l’unico a salvarsi dal naufragio con una serie di prodezze che tengono in piedi la baracca il più a lungo possibile.
Le buone sensazioni vissute finora, insomma, se ne vanno insieme a un match che ridimensiona la crescita (che finora era stata sì lenta ma almeno costante) della truppa guidata di Guido Pagliuca. L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare, diceva il leggandario Gino Bartali e oggi per l’Empoli quella frase passata alla storia vale più che mai. Confusione e arrendevolezza, infatti, sono i due aspetti che emergono anche con troppa forza dalla sfida dell’Adriatico. E con questi compagni di viaggio si va da poche parti.
Una sfida che gli azzurri non iniziano (con Ebuhei titolare a sorpresa) neanche troppo male. Partono con il 3-4-2-1 ma presto sposano il 4-4-2 con Elia e Ceesay più dentro il campo che sulle fasce. Un tiro debole di Shpendi all’11’, però, è il magro fatturato. Così il Pescara dell’ex Vivarini con il passare di minuti prende coraggio. Sposano anche il 3-4-2-1 i padroni di casa ma quello che salta subito agli occhi è che, a differenza dell’Empoli, il Pescara un’identità ce l’ha. Così al 25’ si alza il sipario sul Fulignati-show con un volo a disinnescare una punizione dalla lunga di Olzer. Si ripete, l’estremo difensore, su sassata di Degasso al 39’ e incursione di Tsadjout al 44’, Al riposo, insomma, il pari è stretto stretto per il Pescara.
La ripresa si apre con Guarino per Curto e Ilie per Ebuhei. Ora è 3-4-1-2 ma cambia poco (anche se al 12’ proprio Iliedi testa cerca Popov invece di concludere da poca posizione). I continui cambi d’abito ordinati dalla panchina portano confusione, mentre il Pescara ha idee chiare ma anche più voglia, più spirito. Ora vincono tutti i duelli, i padroni di casa, e la supremazia della prima parte diventa superiorità schiacciante. Fulignati tiene in piedi la barraca al 14’ su Valzania dopo dormita della difesa su rimessa laterale. Il campanello d’allarme suona ormai a tutti volume ma nessuno lo ascolta. E, al 23’, ancora da rimessa ancora Valzania si beve Carboni e offre a Oliveri la palla del vantaggio (sassata di destro che manco Superman avrebbe potuto prendere). Reazione? Macchè. Semmai encefalogramma piatto. Quello dell’Empoli, ovviamente, che 180 secondi dopo incassa il bis (contropiede dopo palla persa da Ghion) dello stesso Oliveri, Pagliuca, poco prima “pescato” dalla telecamere a snocciolare (evidentemente in vano) un rosario in panchina, sgancia anche Konate (poi toccherà anche all’ex Moruzzi) ma il risultato è solo di aggiungere confusione alla confusione. Gli azzurri non ci sono più, a parte Fulignati ancora provvidenziale su Tsadjou al 31’, ma i neo-entrati Meazzi al 32’ e Merola (un ex) al 46’ finiscono di scavare un solco che ci sta tutto.
E allora non resta che meditare, gente, meditare...