C’è Renzi, festa Pd vietata ai contestatori: «Trattati da criminali» - Video
A Castelfiorentino gli ex risparmiatori di Banca Etruria bloccati all’ingresso perché “non graditi”: «Faremo un esposto alla Procura»
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CASTELFIORENTINO. «Siamo andati lì con i nostri bambini. Ci siamo sentiti trattati come criminali. Qualcuno ci ha detto che si trattava “di una festa privata” e che noi eravamo “persone non gradite”. Ma non finisce qui. Presenteremo un esposto alla Procura». Ilaria e Roberta Gaini sono due delle anime dell’associazione Vittime del Salvabanche. Fanno parte di quell’esercito di risparmiatori “azzerati” dal crac di Banca Etruria. E sabato sera si sono presentati all’ingresso della Festa de l’Unità a Castelfiorentino, dove oltre mille persone hanno accolto il segretario nazionale del Pd, Matteo Renzi.
Loro, invece, erano una decina in tutto. Un paio sono riusciti a entrare. Gli altri sono stati bloccati dalle forze dell’ordine: «Siamo andati a mangiare una pizza con i nostri bambini – racconta Roberta – per poi raggiungere Castelfiorentino. Non avevamo striscioni o cartelli e non c’era certo in noi l’intenzione di scatenare chissà quale caos. Avremmo voluto chiedere a Renzi cosa pensa di questa faccenda, ma non ci è stato permesso».
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Probabilmente ha pesato anche il blitz all’alba del 12 luglio, quando gli ex risparmiatori hanno tappezzato lo stabile della sede del Pd di Empoli con striscioni contro il partito e soprattutto contro il segretario regionale Dario Parrini nello stesso giorno in cui la Camera ha approvato la fiducia posta dal governo sul decreto per il salvataggio di Veneto banca e Popolare di Vicenza. Spiegando che «per salvare queste banche sono stati utilizzati dei soldi pubblici, per noi invece non è stato scucito nemmeno un euro. Alcuni di noi sono riusciti a riavere una parte dei soldi perduti, ma c’è ancora chi da 200 giorni aspetta che il fondo interbancario si esprima e gli permetta di riavere i soldi».
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Sabato sera la “trattativa” è andata avanti per diversi minuti, ma si è conclusa con una fumata nera: «Alla fine ci è stato detto apertamente “voi qui non entrate, punto”». Eppure in tutti questi mesi – puntualizzano le sorelle Gaini – «abbiamo fatto tante iniziative, ma senza andare sopra le righe: non è mai accaduto niente. Ma nonostante questo la senatrice Laura Cantini ci ha etichettati come “disturbatori seriali” e questo è stato sufficiente per farci restare fuori».
Ma una di loro, arrivata da sola qualche minuto prima, è riuscita a “imbucarsi”. Si chiama Gloria Leporatti e ne ha dette quattro in faccia all’ex premier. Che ha cercato il confronto anche attraverso un gesto distensivo, appoggiandole il braccio sulla spalla. Ma non è bastato: «Renzi, cosa ne pensi delle quattro banchette?» gli ha chiesto a muso duro. E lui: «Venga, perché vocia?». Ma non c’è spazio per il dialogo: «Urlo perché mi devono sentire tutti. Non voglio venire da nessuna parte. Lo sai che l’articolo 47 della Costituzione dice che lo Stato deve tutelare i risparmiatori?».
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A quel punto ormai Renzi è a due passi dal palco. Lui lo raggiunge, lei si ferma e gli grida “ballaro” a ripetizione.
Tutto questo mentre gli altri ex risparmiatori erano ancora all’esterno: «Se sei il segretario del Partito che si definisce “democratico” – commenta il giorno dopo Roberta Gaini – e se dici che la gente sarà la tua scorta, non puoi evitare un confronto in questo modo». L’amarezza, anche a freddo, è ancora tanta: «Pensi che mentre ero là fuori, la polizia fermava anche le persone che salutavo. Hanno preso il documento anche agli anziani, è una vergogna. E poi a quel punto, visto che sapevano bene le nostre generalità, per quale motivo non ci hanno fatto entrare? Se avessimo combinato qualcosa, sapevano come rintracciarci». Agli ex risparmiatori non è rimasto altro che tornarsene a casa: «Volevano addirittura farci fare un giro più lungo per tornare alle nostre macchine. A quel punto ci siamo opposti: era veramente troppo. Comunque scriveremo quello che è successo nell’esposto che presenteremo alla Procura della Repubblica, perché tutto ciò è vergognoso».
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