Il Tirreno

Il caso

Cecina, dimesso dall’ospedale per mal di stomaco muore poche ore dopo

di Ilenia Reali

	Il pronto soccorso dell’ospedale di Cecina
Il pronto soccorso dell’ospedale di Cecina

L’Asl condannata a pagare 340mila euro per il decesso di un uomo di Rosignano

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ROSIGNANO. Il Tribunale di Livorno ha condannato l’azienda sanitaria Toscana Nord Ovest a pagare un totale di 340mila euro alla moglie, alla figlia e alla sorella di un uomo deceduto poche ore dopo essere stato dimesso dall’ospedale di Cecina in cui si era recato per un dolore alla bocca dello stomaco che non gli passava da ore.

Il rimborso è stato riconosciuto (150mila euro alla moglie oggi 55enne, 160mila alla figlia ventincinquenne e 30mila alla sorella) perché con le dimissioni, pur non essendo dimostrate «oltre ogni ragionevole dubbio» le responsabilità sanitarie con un «nesso tra causa ed effetto tra dimissini e decesso» pare evidente che le probabilità dell’uomo di rimanere in vita siano diminuite per il mancato riconoscimento della patologia che gli stava creando il dolore.

In base a quanto evidenziato dai consulenti, con un complesso calcolo, le sue chance di sopravvivenza sono diminuite di circa il 30-40%.

Ma ripercorriamo quanto accadde tra il 6 e il 7 gennaio del 2020 e che nelle scorse settimane ha portato al riconoscimento del danno subito dai familiari, tutti residenti a Rosignano Marittimo.

L’uomo si recò al pronto soccorso di Cecina la sera del 6 gennaio perché da ore accusava un forte dolore allo stomaco che non accennava a diminuire. Il 7 gennaio l’uomo fu dimesso dal pronto soccorso per gastralgia con la prescrizione di alcuni farmaci per il dolore allo stomaco e l’invito a fare dopo 3-4 giorni un controllo di emocromo e prc, una proteina prodotta dal fegato in risposta a un’infiammazione o infezione.

L’uomo il pomeriggio del 7, poche ore dalle dimissioni, si recò al distretto sanitario di Rosignano Solvay per prenotare gli esami e qui si sentì male tanto da richiedere, nonostante la presenza di alcuni sanitari che prestarono i primi soccorsi, l’intervento di un’ambulanza del 118. Tutti i soccorsi furono però si rivelarono inutili perché alle 18 di quel giorno al medico non rimase che constatare la morte avvenuta per dissezione aortica.

«Nella struttura sanitaria di primo soccorso del presidio ospedaliero di Cecina, la condotta colposa – si legge nella sentenza – viene riconosciuta per non aver effettuato un’ipotesi diagnostica che andasse oltre la descrizione del sintomo (epigastralgia è un sintomo non una diagnosi), per non aver valutato i dati disponibili con l’attenzione imposta da una sintomatologia aspecifica ma significativa e per aver dimesso precocemente il paziente senza effettuare un semplice esame di ecocardiografia» nonostante la disponibilità nell’ospedale di tutta la strumentazione necessaria.
 

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