Scampati a un agguato, paura in Etiopia
Spedizione su un vulcano di una comitiva di 21 persone: si salva anche una giovane geologa di Donoratico
DONORATICO
Dovevano salire sul vulcano Erta Ale, in Etiopia, la sera dell'agguato in cui sono stati uccisi, pochi giorni fa, cinque europei, due sono stati feriti e altri due rapiti. E per una serie fortunate di circostanze una giovane geologa residente a Donoratico, Valentina Gambicorti - lì insieme ad altre 21 persone, tra turisti e colleghi - è riuscita a scampare all’agguato: il pontederese Luca Lupi, a capo della comitiva nella spedizione nel deserto della Dancalia, ha deciso di cambiare il programma, salvando così tutti i membri della spedizione.
Ieri il gruppo, ad eccezione di Lupi che è rimasto in Etiopia, è tornato in Italia: per loro resta una bellissima esperienza, pur con la consapevolezza di essere scampati al tragico assalto e il ricordo di una giornata d’angoscia. «All'ultimo momento - spiega Lupi - ho deciso di cambiare il programma: invece di essere sul vulcano Erta Ale con gli altri poveri sventurati eravamo a Dallol a campionare le acque per l'Università di Firenze».
Il giorno dopo, il 17, da Amhed Ela, villaggio nella regione di Afar, il gruppo è partito verso sud, per raggiungere l'area da dove iniziare a scalare il vulcano. «Sulla strada siamo stati fermati da una pattuglia militare che ci ha scortato all'interno di una struttura in muratura adibita a comando delle forze inviate sul posto». Lì hanno saputo «dal capitano dell'esercito - continua Lupi - che qualche ora prima, all'alba, sulla vetta del vulcano, c'era stata l' aggressione ai turisti con morti, feriti e rapiti». Il gruppo è stato trattenuto per alcune ore. «Il capitano voleva requisire le nostre auto per inviare altri soldati sul vulcano dove stavano cercando di catturare gli aggressori. Dopo un po' di trattative sono riuscito a convincerlo - continua Lupi - a lasciarci andare».
A quel punto, il gruppo ha proseguito verso il lago Afrera ancora più a sud invece di tornare indietro. «È un itinerario più sicuro, in aree ben controllate. Prima però ci siamo fermati brevemente nel villaggio a raccogliere informazioni. Abbiamo saputo che c’erano due italiani con un altro gruppo fermi in un altro posto lì vicino. Raggiunto il posto, ho preso nomi e dati di due geologhe italiane che erano in un gruppo di geologi internazionali che dovevano salire sul vulcano. Dati che ho comunicato via satellitare all'ambasciatore italiano a Addis Abeba».
Raggiunto il lago Afrera, in tarda serata, col telefono satellitare ogni partecipante del gruppo ha chiamato casa per rassicurare sulla situazione. E così ha fatto Gambicorti, responsabile del diario di viaggio ufficiale. Pochi minuti per dire che stavano bene e che la situazione era sotto controllo. Delle spedizione hanno fatto parte esperti da molte zone della Toscana: Lucca, Massa, Sesto San Giovanni, Firenze, San Giuliano Terme, Pontassieve, ma anche da fuori regione. Gruppo che è scampato davvero da un grosso pericolo.
Gli autori dell’agguato, secondo il governo dell’Etiopia, sono eritrei, invece gli abitanti dell’area colpita sono convinti, stando a quanto riferisce Lupi, che siano un gruppo rivoluzionario dancalo che già in passato ha rapito turisti italiani.
Tra pochi giorni anche Lupi tornerà a Pontedera. Ieri è stato all’ambasciata italiana Villa Italia ad Addis Abeba «per dare maggiori dettagli all’ambasciatore su quello che è accaduto nel deserto, visto che abbiamo incontrato anche due italiani usciti indenni dall’assalto, e per fornire le mie nuove carte dettagliate della Dancalia, che ho presentato al congresso internazionale di geologia pochi giorni prima che arrivasse il gruppo dall’Italia».
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