«Quaderno rosso per toga rossa»: Renzi all’attacco del pm che lo accusa
Firenze, il leader di Italia Viva porta in aula dei libretti con l’esposto presentato contro il magistrato
FIRENZE. «Quaderno rosso per toga rossa». Così Matteo Renzi, ieri mattina entrando con un carico di libriccini di colore rosso nell’aula di tribunale dove stava per svolgersi l’udienza preliminare sul caso della fondazione Open, che lo vede coinvolto con l’accusa di finanziamento illecito ai pariti in concorso. Per l’occasione il leader di Italia Viva ha fatto stampare una serie di quaderni di quarantadue pagine, dove sono riportati i venti capi di accusa dell’esposto disciplinare che nelle scorse settimane ha presentato al Csm a carico del procuratore aggiunto Luca Turco, titolare dell’inchiesta su Open insieme al pm Antonino Nastasi.
Un nuovo attacco ai magistrati, e un nuovo battibecco in aula proprio col pm Turco, col quale in passato si era già scontrato. Il magistrato, ha raccontato Renzi al termine dell’udienza, gli avrebbe fatto notare che non poteva portare in aula quei quaderni. «Gli ho spiegato con tutta tranquillità che cosa porto o non porto in aula non lo decide lui ma casomai la giudice. Non c’è stato uno scontro» ha spiegato il senatore.
Nella prima pagina del quaderno è riportata una frase di Montesquieu: “La libertà è il diritto di fare tutto ciò che le leggi permettono”. «Io ho fatto tutto quel che la legge permetteva, spero che i pm possano dire lo stesso, ma non credo» ha aggiunto il senatore. Alla fine dell’udienza Renzi ha chiesto e ottenuto dalla gip Sara Farini che il “libretto rosso” fosse allegato agli atti. «Questo libretto – ha aggiunto – contiene tutti gli atti illegittimi fatti dal pm, perché in questo processo noi abbiamo rispettato la legge, il pm no. Per esempio a inviato al Copasir del materiale che avrebbe dovuto distruggere. Siamo in un processo nel quale l’accusa, pur di attaccarci, non ha rispetto per la Costituzione, per le sentenze della Corte di Cassazione, per la legge e per la procedura penale».
Nel libretto è riportato integralmente il testo dell’esposto contro il pm Luca Turco, che ieri Renzi ha definito «toga rossa» perché «è noto che il pm Turco è stato iscritto a una corrente della magistratura che i giornalisti hanno ribattezzato “rossa”».
FIRENZE. Nel corso dell’udienza di ieri la procura ha ribattuto alle quattordici istanze preliminari presentate dagli avvocati degli imputati, relative in particolare ai sequestri, considerati illegittimi, delle conversazioni contenute in pc e smartphone. «È stato divertente – ha commentato ancora Renzi – perché la procura ha cercato di difendersi dalle considerazioni straordinarie fatte un mese fa dalla difesa. L’accusa quindi era sulla difensiva, è un processo alla rovescia». «L’importante – ha detto ancora – è essere tranquilli e contestare, numeri alla mano. Per esempio il dottor Turco ha chiaramente violato la legge quando ha preso il telefono di Carrai». Il prossimo appuntamento, sempre al Palazzo di Giustizia di Firenze, è per il 12 maggio, quando il gip Sara Farini dovrà pronunciarsi sulle istanze dei difensori.
Uscendo dall’aula Matteo Renzi non ha risparmiato stoccate alla giudice Susanna Zanda del tribunale civile di Firenze, che con una recente sentenza ha respinto la sua richiesta di risarcimento danni per 200mila euro nei confronti del Corriere della Sera. «La dottoressa Susanna Zanda ha fatto spegnere un wifi perché pericoloso a suo dire, è una dottoressa che ha contestato i provvedimenti sui vaccini. Se un magistrato spegne il wifi perché dice che fa male e non vuole i vaccini perché è no vax, qualche dubbio sul fatto che abbia delle idee pregiudiziali mi sembra che venga».