Il Tirreno

Versilia

Lutto

Addio a don Luigi Sonnenfeld, l'ultimo prete operaio sempre a fianco degli ultimi – Dall’esperienza di Bicchio alle battaglie civili: il suo percorso

di Claudio Vecoli

	Don Luigi Sonnenfeld aveva 85 anni
Don Luigi Sonnenfeld aveva 85 anni

Viareggio, fino all’ultimo si è impegnato nelle battaglie civili e a favore della pace. Con don Sirio Politi e don Beppe Socci ha fondato la Chiesetta dei Pescatori. Aveva 85 anni

6 MINUTI DI LETTURA





Era l’ultimo testimone diretto dell’esperienza dei preti operai della Darsena. Dopo don Sirio Politi, dopo don Beppe Socci, ad aver vissuto quegli anni straordinari di fede e impegno sociale germogliati intorno alla Chiesetta dei Pescatori, come sacerdote era rimasto lui, don Luigi Sonnenfeld. Un’esperienza spirituale e umana che ha riempito gran parte della sua vita e che – come un vecchio nonno a cui non puoi non voler bene – ha continuato a tramandare alle nuove generazioni con una passione, un trasporto emotivo ma anche una mitezza d’animo che affascinava chiunque lo stesse ad ascoltare. Da ieri mattina anche la sua voce, il suo cuore, la sua memoria, si sono inesorabilmente spente. Lasciando un vuoto profondo in chi lo ha conosciuto.

La vocazione

Don Luigi Sonnenfeld era nato il 27 luglio del 1940 a Lucca - unico difetto che, amabilmente, i viareggini gli rimproveravano – in una famiglia composta da quattro fratelli. Due maschi (lui e il fratello Guglielmo detto Memo) e due femmine (le sorelle Mitzi e Isabella, quest’ultima scomparsa alcuni anni fa). Dopo aver frequentato le scuole elementari e medie, si iscrive allo scientifico Vallisneri di Lucca. Ed è mentre ancora frequenta i banchi del liceo, intorno ai 18 anni, che il giovane Luigi sente la vocazione di farsi prete. Un prete anticonformista, ben lontano da quell’immagine del sacerdote legato alla forma e ai precetti come soprattutto in quegli anni era identificata la gran parte del clero, ma al contrario sensibile allo spirito evangelico della vicinanza ai poveri, agli emarginati e agli ultimi. E, in seminario, trova sponda in don Beppe Giordano, a sua volta prete-artigiano, che diventerà parroco di San Pietro a Vico e con cui stringerà una amicizia profonda.

L’esperienza di Bicchio

Conclusi gli studi in seminario, presi i voti il 25 giugno 1966 e poi laureatosi in Teologia morale al Pontificio Ateneo Anselmiano di Roma, don Luigi sente parlare di don Rolando Menesini e della comunità di Bicchio, quartiere all’epoca ancora profondamente legato all’agricoltura e al florovivaismo, che qui cominciava a sperimentare nuove forme di cristianesimo “avanzato” (ma anche molto osteggiato) che vedevano la partecipazione attiva di molti fedeli, fra cui – cosa non comune, in quegli anni - anche molte donne. Don Luigi si unisce a loro. E si crea un fulcro che, intorno alla figura di don Rolando, vede crescere altri sacerdoti “rivoluzionari” (nel senso più cristiano del termine) come don Sirio Politi e don Beppe Socci, due figure che diverranno poi fondamentali nella vita di don Luigi. Fra loro anche una giovane donna arrivata da Roma, Maria Grazia Galimberti, che quell’esperienza di fede ha vissuto fin dall’inizio. Luigi, oltre a pregare e dire messa, si rimbocca le maniche. E comincia a lavorare come trattorista (una mansione che ha sempre svolto con grande passione) presso una famiglia di florovivaisti della zona, sporcandosi letteralmente le mani.

Prete operaio in Darsena

Siamo alla fine degli anni Sessanta, periodo fertile di nuove idee anche all’interno della Chiesa. E la società, attraversata dai fremiti del Sessantotto, è in subbuglio. Don Luigi capisce che è l’ora di abbandonare Bicchio, parrocchia marginale rispetto a quanto stava accadendo nelle città, e spostarsi a Viareggio. «Chi mi vuol bene mi segua», le sue parole. E, insieme a don Sirio Politi e don Beppe Socci – e con loro anche Maria Grazia Galimberti – si sposta nel cuore della Darsena, dove – accanto ai cantieri navali e alle barche ormeggiate nel porto – nasce la Chiesetta dei pescatori. Nasce così – con l’approvazione visionaria del vescovo del tempo, Enrico Bartoletti – l’esperienza dei preti operai della Darsena, diventata poi un modello esportato anche in altre città italiane. All’inizio chi lavora nel quartiere – falegnami, carpentieri, calafati dei cantieri, ma anche pescatori – vive con diffidenza la presenza di questi tre preti “così diversi” e della loro amica Maria Grazia. Ma basta poco per far scattare una empatia con gli altri operai e, più in generale, con gli abitanti “schietti e veraci” della Darsena. Tanto più che non esitano a schierarsi al loro fianco quando si tratta di portare avanti lotte salariali e rivendicazioni sindacali.

Don Luigi lascia il suo lavoro di trattorista e si trasforma in fabbro. Ma al tempo stesso apre una scuola pomeridiana per “far prendere la terza media” ai tanti operai a cui serviva il diploma per poter lavorare. E così, finito l’orario di lavoro in fabbrica, trasforma quello che era il salone nato di fianco alla Chiesetta dei pescatori in un’aula dove insegnare a scrivere e a far di conto agli allievi.

Il Capannone e la Crea

Con l’avanzare dell’età, don Sirio, don Beppe e don Luigi sono costretti ad abbandonare le mansioni più dure. Ma non per questo lasciano il mondo del lavoro. E si dedicano all’artigianato. Nasce così – grazie anche all’aiuto economico di alcune famiglie – il Capannone di via Virgilio dove si fanno piccoli lavori di falegnameria, ceramica e rame e dove – attività che diventa poi un simbolo dei tre preti-artigiani, in particolar modo di don Beppe – si impagliano le seggiole. Oltre ai tre sacerdoti, qui cominciano a lavorare soprattutto persone con disabilità che si ritagliano uno spazio sempre più importante e inclusivo (anche se all’epoca il termine non andava poi così di moda…). E proprio don Luigi Sonnenfeld ha il merito di trasformare questa attività dandole una forma imprenditoriale che permetterà alla Crea (la cooperativa nata da questa esperienza) di partecipare anche a gare pubbliche e di poter avere “gambe” proprie.

Le battaglie civili

Prima la morte di don Sirio (febbraio 1988) e poi quella di don Beppe (gennaio 1998) rendono orfano don Luigi, nel frattempo diventato parroco della Chiesina dei Sette Santi in Darsena. Così nei primi anni Duemila decide di dimettersi (lo sostituirà don Lenzo Lenzi). Ma se almeno per qualche tempo rallenta la sua attività sia ecclesiastica che lavorativa, don Luigi continua a spendersi nelle battaglie per i diritti e per la pace. Anche a costo di crearsi qualche nemico all’interno della Diocesi di Lucca, dove non sempre viene vista di buon occhio la sua militanza. Lo troviamo così a combattere contro la chiusura per sfratto del cinema Centrale (e proprietaria dell’immobile è la parrocchia di Sant’Andrea…), a fianco dei lavoratori che perdono il posto di lavoro, contro le politiche anti-migranti. E, più recentemente, alle manifestazioni per la pace nella striscia di Gaza (nella sua casa di fianco alla Chiesetta dei pescatori ha tuttora sede del Forum versiliese per la pace). Battaglie anche scomode e controcorrente, come quando lo scorso anno è stato fra i promotori per la marcia per Nourdine Mezgoui, l’immigrato ucciso con il Suv in Darsena.

Alla Ss Annunziata

Tornando alla sua missione di sacerdote – dopo essere stato parroco a Casoli, sulle colline di Camaiore, e a San Pietro a Vico, in Lucchesia – qualche anno fa (insieme a don Antonio Tigli e don Franco Raffaelli) gli è stato assegnato il compito di occuparsi del santuario della Santissima Annunziata, ma ha sempre mantenuto come casa l’immobile di fianco alla Chiesetta dei pescatori, dove fino a qualche anno fa ha vissuto insieme a Lord, il suo affezionatissimo cane. E proprio qui, il 25 ottobre scorso, è vittima di un malore che ne gli provoca una rovinosa caduta che diventa l’inizio della fine. Ricoverato prima all’ospedale Versilia, poi trasferito per le cure riabilitative alle Barbantine di Bicchio e da pochi giorni spostato all’istituto Sacro Cuore in centro a Viareggio, non si è mai pienamente ripreso. Fino a ieri mattina, quando un infarto lo ha colto subito dopo che il personale del pensionato aveva appena finito di fargli la barba.
 

Primo piano
Le previsioni

Meteo in Toscana, arriva il freddo. Neve a bassa quota: dove sono previste “sfiocchettate coreografiche”

di Redazione web
Speciale Scuola 2030