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Il caso

Camaiore, maxi rissa in piazza. Locale chiuso per 10 giorni, i titolari: «Non è giusto, i responsabili sono due uomini. Ecco com’è andata»

di Gabriele Buffoni

	Sul posto gli agenti della polizia
Sul posto gli agenti della polizia

E su quella serata c’è anche il racconto di uno dei giovani feriti: «Mi ha colpito al volto con una bottiglia di vetro»

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CAMAIORE. Attività sospesa per dieci giorni con effetto immediato (a partire da ieri sera, 11 novembre) per il bar Il Brigante, attività dalla quale sarebbe partita la scintilla che ha poi scatenato la rissa di sabato sera – 8 novembre – in piazza XXIX maggio.

La questura

È questo il frutto del provvedimento emesso ieri dalla questura di Lucca dopo i fatti dell’ultimo fine settimana. Mentre sul tavolo del questore giace la proposta (non ancora approvata) di provvedimenti individuali per i due uomini identificati e ritenuti i principali responsabili di quanto avvenuto: per uno di questi la proposta riguarderebbe il foglio di via, trattandosi di residente in altro comune e «persona non gradita» a Camaiore.

Nessuna baby gang quindi. La rissa che nella tarda serata di sabato ha sconvolto il centro di Camaiore ha un’origine ben precisa: la miccia della violenza sarebbe stata innescata da due uomini, tra i 40 e i 50 anni, entrambi italiani, ben noti sia alle forze dell’ordine che ai cittadini di Camaiore.

La ricostruzione

Sarebbero stati loro, entrando intorno alle 23,30 al bar Il Brigante, a scatenare il parapiglia con i giovani che lì stavano trascorrendo la serata festeggiando una loro amica. A confermarlo sono le testimonianze di chi ha vissuto in prima fila quei momenti di terrore.

All’interno del bar

Sono le 23,30 circa di sabato sera. Dall’interno del bar Il Brigante si sente la musica alta e il vociare tipici di una festa in corso. Non è infatti una normale serata come le altre: il bar è aperto come sempre a tutti ma all’interno è in corso anche il compleanno della sorella della titolare, Alessia Pescaglini. Ci sono circa una trentina di ragazzi presenti quando due uomini, tra i 40 e i 50 anni, si presentano al bancone. «Li conosciamo bene – racconta la giovane titolare al Tirreno – perché già un anno e mezzo fa circa furono i protagonisti di un’altra serata caotica qui da noi. Da allora al Brigante non li abbiamo più serviti né fatti entrare, non sono persone gradite – sottolinea – e devo dire che fino all’altra sera non ci avevano più tentato, anche se in piazza sono sempre loro, spesso ubriachi, a fare confusione anche a tarda sera. Sabato avevano provato invece a entrare già intorno alle 23 – spiega – ma li avevamo respinti all’ingresso».

Mezz’ora dopo, invece, riescono a raggiungere il bancone e chiedono insistentemente da bere nonostante il netto rifiuto di chi si trova a servire i clienti. «Erano chiaramente in uno stato alterato – racconta Laura Scalzolaro, la madre della titolare che si trovava sabato sera al bancone – hanno subito iniziato a minacciarci se non avessimo versato loro da bere e a quel punto si è intromesso mio fratello chiedendo loro di allontanarsi. È a quel punto che gli hanno messo le mani addosso».

Il parapiglia in piazza

È la prima scintilla, che subito scatena una reazione da parte dei presenti all’interno del Brigante. Immediati gli spintoni, tanto che ne subisce le conseguenza la stessa Scalzolaro che finisce a terra («fortunatamente senza conseguenze», afferma) mentre i due uomini vengono trascinati fuori in piazza dai ragazzi (tutti maggiorenni, di circa vent’anni) e dagli altri clienti presenti nel bar. «In piazza è iniziato un vero e proprio litigio – racconta Luca (nome di fantasia), uno dei ventenni rimasti feriti – chi non aveva, come me, assistito a quello che era successo al bancone non aveva capito bene perché quell’uomo avesse colpito il barista, che tra l’altro conosciamo bene. La situazione si è fatta subito molto tesa – prosegue – così ho iniziato a chiedere spiegazioni a uno dei due uomini, che per tutta risposta ha cominciato a provocarmi dicendomi: “vieni qui che te lo spiego”. Mi sono avvicinato – rivela Luca – senza accorgermi che aveva una mano dietro la schiena dove stava nascondendo qualcosa».

Per la precisione, una bottiglia di vetro che ha usato come arma «spaccandomela in faccia – racconta il ventenne – e provocandomi un taglio profondo al sopracciglio. I miei amici mi hanno visto steso a terra, con il volto sanguinante, e da lì la situazione è degenerata».

È in quel momento che si scatena la rissa in piazza ripresa anche da alcuni residenti che, sentendo il parapiglia, si sono affacciati dalle finestre. Con il lancio di altre bottiglie di vetro e l’utilizzo di transenne e cartelli come oggetti contundenti. Luca – che si è presentato in ospedale domenica mattina – se l’è cavata con una prognosi di 7 giorni, un taglio profondo al sopracciglio e un leggero trauma cranico.

Una chiusura contestata

Sul caso indaga la polizia di Stato, intervenuta sabato sera dal commissariato di Viareggio dopo la chiamata al 112 da parte del personale del bar Il Brigante. La stessa titolare del bar è stata ascoltata dalle autorità dichiarandosi pronta a fare denuncia («anche per le minacce – racconta Pescaglini– che questi due uomini hanno continuato a fare ai ragazzi dopo l’arrivo della volante»). Ma ieri, all’arrivo della polizia per i sigilli al Brigante, a dominare è stata l’amarezza.

«Non me ne capacito – commenta Scalzolaro – l’abbiamo chiamato noi il 112 sabato sera ma è arrivata una volante solo a rissa finita. Invece per mettere i sigilli c’era pure la scientifica: ma noi, oltre a rifiutarci di dare da bere a quei due individui e a chiedere loro di allontanarsi, che potevamo fare? Perché veniamo puniti noi, mentre loro restano in giro per la città?».

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