I 103 anni di Mario Bonetti: «Mio fratello inventò Burlamacco. In guerra ho visto la morte»
Geometra di lunga data, ha realizzato numerosi progetti. Nel suo quartiere, l’ex Campo d’Aviazione, a Viareggio, e non solo. «Non so stare senza far niente»
VIAREGGIO. Dice che senza far niente lui non ci sa stare. Ed è per questo che non si dà pace del fatto che non gli hanno rinnovato la patente. «Non dico mica di voler andare chissà dove: mi basta poter circolare a Viareggio».
Mario Bonetti, 103 anni, è una specie di testimonianza vivente del voler andare sempre avanti, comunque, qualsiasi cosa succeda. E a qualsiasi età. Il cognome dice molto ai viareggini: è fratello di Uberto Bonetti, l’artista papà di Burlamacco, scomparso nel 1993. Lo stesso Mario, in passato, ha realizzato delle maschere: nel suo sangue scorrono i coriandoli, e il bianco e il nero si aggiungono al rosso.
Ma soprattutto Mario Bonetti è un geometra di lunga, anzi lunghissima esperienza, che ha realizzato numerosi progetti. Nel suo quartiere, l’ex Campo d’Aviazione, e non solo. Progetti che i colleghi definiscono innovativi.
Per la sua lunga attività, nei giorni scorsi al bagno La Pace il Collegio dei geometri della provincia di Lucca lo ha voluto premiare. Sottolineando, con simpatia, come Mario abbia più anni del collegio stesso (100 anni). Oltre a parenti, colleghi e amici erano presenti tutto il consiglio direttivo, i componenti delle commissioni urbanistiche del Collegio di Lucca dei Comuni di Viareggio, Camaiore, Massarosa e della Versilia storica.
«L’evento molto apprezzato da tutti i partecipanti – si spiega – ha messo a confronto tre generazioni di geometri. La dedizione e il senso d’appartenenza sono stati al centro della giornata. Mario Bonetti, simbolo per tutti i colleghi, ha illustrato alcuni dei suoi progetti che hanno allietato tutti i partecipanti. Lui è l’esempio che il tempo passa, la tecnologia avanza, ma l’amore per la propria professione rimane sempre lo stesso».
Raggiunto al telefono dal Tirreno nella sua casa, Mario si dice contento per il premio: «Ho fatto tanti tipi di lavori, anche il marconista (addetto alla radio, ndr) alla stazione radio di Coltano, il meccanico... Come geometra ho fatto molti progetti di case, specialmente qui all’ex Campo d’Aviazione. Sono nato a Viareggio e qui morirò». Ottant’anni fa, in guerra, si salvò dopo l’affondamento del cacciatorpediniere “Vincenzo Gioberti”, silurato al largo di Genova: «Ero imbarcato come radiotelegrafista, sono stato fortunato». E adesso si annoia, a stare con le mani in mano. «Fino a poco tempo fa avevo la patente, poi mi è scaduta e ora vorrei riaverla. Io ho la testa lucida, il fisico funziona. Sono in grado ancora di lavorare. L’auto mi serve, perché a piedi non posso camminare molto e in casa non mi piace stare in poltrona».
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