Versilia

Cultura

Premio Satira Politica, il viareggino Ferrari: «Il successo del mio libro? Grazie al fattore C.»

di Cristina Bulgheri
Premio Satira Politica, il viareggino Ferrari: «Il successo del mio libro? Grazie al fattore C.»

Oggi al Forte riceve il riconoscimento con il suo “La ricreazione è finita”

16 settembre 2023
4 MINUTI DI LETTURA





VIAREGGIO. Appena ha toccato gli scaffali delle librerie ed è approdato sulle scrivanie dei critici letterari “La ricreazione è finita” (Sellerio) – il romanzo del viareggino Dario Ferrari – non ha fatto che raccogliere consensi e riconoscimenti: l’ultimo in ordine di tempo il Premio Internazionale Satira Politica 2023 che riceverà questo pomeriggio alle 18 alla Capannina di Forte dei Marmi.

“Finita la ricreazione” è iniziata la festa: si sarebbe aspettato un successo di tale portata?

«Assolutamente no e non lo dico per “bon ton”, ma perché il mercato dei libri è saturo e difficile, pertanto, anche ammesso che uno abbia un buon libro, un editore che ci crede e lavora bene, non è scontato che ciò accada. Oltre a suddetti fattori ce ne è uno fondamentale a determinare se un romanzo avrà vita breve o lunga: il fattore C. Io ho avuto tutte questi aspetti dalla mia parte».

Dalla benedizione di D’Orrico sulle pagine del Corriere della Sera al Premio Flaiano al Premio Satira politica, di strada ne ha percorsa tanta. Dove porterà?

«Ci sono voci di corridoio che dicono che all’Accademia di Stoccolma non si parli d’altro. Scherzo ovviamente».

La doppia storia di Marcello e Tito investe il mondo accademico: tra tanti consensi (lettori, critici, librai) nessuna “bocca storta” soprattutto dal giro universitario verso il quale non viene steso propriamente un tappeto rosso...

«No, in realtà no. Anzi, soprattutto all’inizio la sensazione è stata proprio quella che il passaparola sia avvenuto proprio all’interno del mondo universitario. C’era in Italia una carenza di “campus novel” raccontati non dai docenti, ma da chi frequenta l’università dal basso. Non ci sono state troppe “bocche storte” soprattutto per due motivi: primo perché alcune storture del mondo accademico sono indifendibili in pubblico, nessuno farebbe una levata di scudi per difendere alcune pratiche; l’altro è che quasi tutti di fronte ad un ritratto un po’ sarcastico e grottesco, ci vedono il collega che hanno antipatico e non certo se stessi. Quindi, se la sono ghignata tutti pensando di non essere loro i bersagli. Le uniche critiche sono arrivate paradossalmente da chi ha il dente avvelenato contro l’università e mi ha contestato di non essere stato abbastanza duro con l’ambiente accademico».

La cifra della sua scrittura è quella di essere “in punta di penna”, ma una penna affilatissima che disegna un sorriso amaro tipico dell’umorismo, e che ha valso il Premio Satira politica: ci sono ancora i margini per fare satira nel nostro Paese?

«La risposta più onesta è “non lo so” perché non faccio satira di mestiere. Da esterno a quel mondo mi vien da dire che la satira vada molto a braccetto con l’assenza di senso del ridicolo: ovvero quando qualcuno fa qualcosa di ridicolo senza rendersene conto ovviamente si espone ad essere preso di mira dalla satira. Ad esempio, se un ministro pronuncia una frase come “I povero mangiano meglio dei ricchi”, se non percepisce il senso del ridicolo della frase che ha detto ovviamente si espone fortemente a diventare oggetto di satira. Il rischio è che se questa non percezione si espande ulteriormente e fa sì che neanche le persone che ascoltano ne abbiano consapevolezza, allora ciò può essere un problema per la satira, che proprio su quel ridicolo prova a far leva».

Tutti i riconoscimenti e i premi ricevuti in questi mesi hanno alzato l’asticella delle aspettative: con che spirito ci si rimette a tavolino a scrivere una nuova storia?

«Io notoriamente sono uno dei massimi nemici internazionali delle aspettative, anzi vengo preso in giro perché mi dedico alla pratica stoica della “meditatio malorum”, ovvero di prevedere tutte le cose che possono andare male in modo che se vanno appena malino, ti sembra che siano andate decentemente. Non posso decidere io per le aspettative degli altri, ma le terrò lontane dalla mia mente per evitare di non agire».


 

Primo piano
L'intervista

Peretola, l'annuncio di Carrai: «La nuova pista si fa. Ecco quando iniziano i lavori»

din Giuseppe Boi