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Il lutto

Viareggio, morto a 39 anni: una folla per salutare Massimo. Gli amici: «Sei nell’anima e lì per sempre»

di Roy Lepore
Viareggio, morto a 39 anni: una folla per salutare Massimo. Gli amici: «Sei nell’anima e lì per sempre»

Il rock e l’amata batteria, il Milan, i familiari e gli amici: «Ti ricordiamo così»

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VIAREGGIO. La chiesa di Sant’Andrea ieri pomeriggio ha accolto centinaia di persone per portare l’ultimo saluto a Massimo Pasquali, il 39enne viareggino deceduto in seguito ad una malattia. Padre di due gemelli di otto anni, marito esemplare, figlio e fratello adorato, che ha lasciato nel dolore più totale la moglie Katia, i genitori Annamaria e Tony e la sorella Simona e tantissimi amici e conoscenti. La funzione religiosa è stata celebrata da padre Stephen M. Sibanda e dal diacono Paolo Taviani.

«Il silenzio in momenti tristi come questi è la parola più credibile – dice il parroco – rivolgendosi ai familiari, lasciare parlare la parola del Signore è la cosa migliore. Adesso Katia avrà il compito di accompagnare per mano alla crescita i propri bambini, sorretta dal calore di tutta la famiglia, mentre Annamaria dovrà continuare ad essere mamma». All’interno della chiesa gremita in ogni posto, intorno alla bara di Massimo, coperta di fiori e con la sciarpa del Milan, la sua squadra del cuore, oltre alla maglia del Discobolo, la squadra di calcio amatoriale nella quale ha partecipato al campionato Uisp, c’erano seduti su un lato i compagni di squadra e gli amici, che con lui hanno condiviso serate in discoteca, partite di calcio sul mare e tante belle avventure. I compagni di sfide a Padel la domenica mattina, e quelli che frequentavano con lui la palestra, perché Massimo oltre che essere un gran lavoratore, è sempre stato uno sportivo a tutto tondo.

Gli amici al termine della funzione religiosa lo hanno voluto ricordare pubblicamente con poche parole, ma significative, che ancora una volta hanno fatto capire, qualora ce ne fosse stato ulteriore bisogno, chi era questo ragazzo: «Lui amava la vita e lo ricorderemo così, era unico, il migliore di tutti noi». I familiari si sono affidati ad un ringraziamento attraverso i social per tutto il calore ricevuto in questo momento di estremo dolore. La bara è stata accompagnata a spalla fuori dalla chiesa dagli amici, dove è stata accolta dalle note di tre dei suoi beniamini, che il dj Andrea Paci gli ha voluto dedicare, brani in cui la batteria, strumento che amava, ha un ruolo importante. “Il mio pensiero” di Ligabue, “Vivere” di Vasco Rossi e in chiusura “Born to run” di Bruce Springsteen. Poi un lungo applauso ha salutato Massimo. A Pisa avverrà la cremazione.

Questo il ricordo dei familiari, che ringraziano tutti «dell’amore di cui ci avete sommerso e per abbracciarvi tutti e a uno a uno come meritate. Dopo duri mesi chiusi in un dolore sordo che ci ha divorato, oggi è il momento di rendere omaggio e giustizia a quello che Massimo è stato nella sua vita, silenziosamente, senza proclami e senza tanta pubblicità, per ricordarci, se ancora ce ne fosse bisogno, quello che abbiamo la fortuna di aver avuto e quello che anche la malattia non è riuscita a sfigurare. Massimo è stato da subito, fin dall’inizio della sua vita, un bambino che non piangeva mai. Nato in una caldissima giornata di luglio sembrava che tutto il calore di quella giornata lo portasse dentro. Non solo non piangeva mai, ma crescendo sorrideva, sorrideva di continuo a chiunque, con quelle due uniche pinelle di denti che sfoggiava con democrazia a tutti coloro che si avvicinavano. Con l’inizio della scuola a queste sue prime virtù se ne unì una terza: l’empatia. Lo sport, il calcio prima, e la palestra dopo, non fecero altro che porgere il braccio a questa sua dote naturale così ecco che comparivano, quando meno te l’aspettavi, anche gli amici del calcio o della palestra. Lo stesso dicasi per gli amici del mare. Poi d’improvviso, il grande amore. Uomo di poche parole e sporadici complimenti, l’incontro con Katia lo ha reso d’un tratto l’uomo che aspettavamo e che eravamo sicuri sarebbe sbocciato. La solidità e la grande tenerezza di Katia sono stati da subito il vascello sicuro dove rifugiarsi in caso di tempesta e dove far risplendere quelle doti naturali che già li appartenevano. Poi 10 anni fa la scoperta della malattia. Tu confortavi noi. Nonostante non fosse andato tutto esattamente bene, non hai mai perso positività e forza che volesti confermare con un matrimonio che pretendevi e con dei figli che hai fortemente voluto e cercato. L’arrivo della notizia di una coppia di gemelli fu per tutti noi un po’ scioccante ma non per te che ti vantavi del fatto che fossero «un maschio e una femmina», sostenendo che te e Katia “eravate state perfetti”. Questi bambini li hai adorati, mai sgridati come diceva Katia, e continuamente coccolati perché sapevi dentro di te, che di tempo ne avresti avuto poco. Eppure quando parlavi di loro parlavi sempre al futuro immaginandoti quello che “sarebbero stati da grandi”. Amavi con tutta il cuore la tua Viareggio, il tuo Carnevale, il tuo negozio, il centro città dove eri nato e vissuto. Idolatravi Bruce Springsteen, amavi il suono della batteria che suonavi con le dita continuamente su qualunque superficie piana tu trovassi. Amavi il Milan e Roger Federer, gli aperitivi e le grandi tavolate. Ma amavi anche il calore delle serate in famiglia che esigevi almeno una volta alla settimana e di cui rimanevi mortalmente offeso in caso di assenza di qualcuno di noi. Sei stato un figlio meraviglioso, affettuoso, tenero e discreto. Sempre pieno di premure, non entravi mai nelle discussioni a gamba tesa ma solo per mettere una parola buona. La vita senza di te sarà un cammino durissimo e in salita per tutti noi, ma quello che ci hai lasciato è un tesoretto così grande a cui attingeremo senza sosta nei monumenti di tristezza e in quelli di gioia. Come dice Gianna Nannini: sei nell’anima e lì ti lasciamo per sempre».

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