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Viareggio, la denuncia dell'ex commerciante: «Per fare un esame neurologico devo andare a Pontremoli»

Matteo Tuccini
L'ospedale di Pontremoli
L'ospedale di Pontremoli

È una storia come tante, quella segnalata da Giulio D’Agati: «Al Versilia c’è posto solo a ottobre. Ma non è proprio possibile trovare un’alternativa sulle liste d’attesa?»

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VIAREGGIO. Deve fare un esame neurologico con priorità entro un mese. Ma il primo appuntamento disponibile è ad agosto all’ospedale di Pontremoli. «E io non ci posso andare, perché ho difficoltà a guidare l’auto». È una storia come tante, quella segnalata da Giulio D’Agati, ex commerciante viareggino. Non è certo la prima volta che un utente si vede proporre un appuntamento per una visita o un esame medico a una notevole distanza da casa. Da Viareggio a Pontremoli sono un’ottantina di chilometri all’andata e altrettanti al ritorno: è diventato quasi un classico, per chi deve sottoporsi ad accertamenti medici e si sente replicare che in zona non c’è posto. Almeno nell’immediato. Eppure ogni volta che accade il diretto interessato si arrabbia, legittimamente. E si chiede: ma non è proprio possibile trovare un’alternativa sulle liste d’attesa?

«L’alternativa, secondo l’Asl, è aspettare fino a ottobre – dice Giulio D’Agati – solo allora è possibile fare al Versilia questo accertamento neurologico. Che è importante: la classe di priorità indicata è entro il mese, non so se posso aspettare fino a ottobre».

D’Agati sostiene di essersi mosso su più fronti per provare a rimediare un appuntamento meno disagevole: «Per questioni familiari ho a che fare con la sanità piuttosto spesso – spiega – Sono abituato a rimbalzare da un ufficio all’altro. Però, almeno in questo caso, mi sono trovato di fronte un ostacolo insormontabile. Mi è capitato altre volte di dover andare in Lunigiana per sottopormi ad accertamenti medici, ma ogni volta devo organizzarmi in maniera diversa, perché ho difficoltà a guidare l’auto. Stavolta non so come farò».

Giulio D’Agati segnala la propria vicenda «perché so di non essere il solo ad aver subito questo disagio. Magari altri nella mia situazione si rassegnano e accettano che le cose vadano in questo modo: io, senza criminalizzare nessuno, penso che si debbano affrontare i problemi per risolverli. Abbiamo il nostro ospedale: mettiamolo in condizione di lavorare bene».


 

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