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Viareggio, addio Riccomini "mister dei sogni": «Con lui sfiorammo la serie B»

Massimo Guidi
Viareggio, addio Riccomini "mister dei sogni": «Con lui sfiorammo la serie B»

Enzo Riccomini, piombinese doc, arriva al Viareggio nell’estate del 1970 consigliato alla dirigenza bianconera dal suo mentore Silvano Bini. Rimane per tre stagioni alla guida delle zebre

23 luglio 2022
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Viareggio Se n’è andato venerdì 22 luglio nella sua casa di via Ugo Foscolo Enzo Riccomini. Avrebbe compiuto 88 anni il 22 agosto. Per tre decenni tra l’inizio degli Anni ’70 e l’esordio degli Anni ’90 del secolo breve, ha guidato Empoli, Viareggio, Ternana, Ascoli, Pistoiese, Sampdoria, Arezzo, Sambenedettese, Barletta e Alessandria. Lascia la moglie Laura e le figlie Manuela e Michela. Curati dalla Croce Verde, i funerali saranno celebrati alle 17,30 nella chiesa di San Antonio.

Viareggio è stata la sua città adottiva, il Viareggio gli ha dato l’opportunità per spiccare il volo da allenatore verso il calcio che conta. Enzo Riccomini, piombinese doc, arriva al Viareggio nell’estate del 1970 consigliato alla dirigenza bianconera dal suo mentore Silvano Bini. Rimane per tre stagioni alla guida delle zebre che se la battono alla pari con gli squadroni che in quegli anni bazzicano la serie C (Genoa, Spal, Modena, Spezia, Livorno, Pisa e Parma) facendo sognare i tifosi nel campionato 1972/1973 terminato al quinto posto.

In quella squadra ci sono i boys Bresciani e Della Martira, che saranno acquistati dalla Fiorentina, ma soprattutto vecchi filibustieri come Dario Cavallito, l’uomo dal destro proibito, il rapinoso bomber camaiorese Giampaolo Piaceri, per tutti “Pennella”, e il fantasioso interno livornese Rossano Giampaglia con i quali Enzo crea un’alchimia che fa volare la squadra. Le belle stagioni con i bianconeri gli valgono la chiamata della Ternana che porta in serie A facendo lui stesso il suo esordio nella massima serie la stagione che segue. Dopo il campionato di Ascoli, nel 1977 passa alla Pistoiese, in serie B, che sotto la sua guida riguadagna la serie A che mancava da oltre 50 anni con una squadra dove gli esperti Mario Frustalupi, Giorgio Rognoni, Marcello Lippi e Nello Saltutti si fondono alla perfezioni con giovani come Sergio Borgo e Francesco Guidolin. «Quando c’era da tenere il risultato – ha più volte raccontato – chiedevo di lasciare il pallone a Mario e Giorgio che lo nascondevano agli avversari». A Pistoia dove ha il record di panchine (179) i tifosi lo hanno eletto miglior allenatore della storia della squadra arancione.

Persona schietta mai banale nel commentare le partite, il suo “meglio due feriti che un morto”, ovvero il pareggio come male minore, è diventato un cult calcistico. Ma sono da ricordare anche le esilaranti lezioni di politica nello spogliatoio indirizzate in un’unica direzione e non poteva essere altrimenti per il figlio di un operaio della Magona e i soprannomi affibbiati ai suoi giocatori. Il suo ultimo hurrà calcistico al Viareggio (il più presente tra i tecnici con 183 panchine) che nel 1990 che guida alla vittoria del campionato di serie D davanti alla Pistoiese di Ventura.

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