Infiltrazioni, osservatorio antimafia anche in Versilia
L’annuncio del presidente della Fondazione Caponnetto dopo le denunce degli appetiti che si muovono sulla costa
Un osservatorio per fare il punto sulle infiltrazione della criminalità organizzata a Viareggio ed in Versilia: lo ha annunciato Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto, in occasione del 25esimo vertice antimafia organizzato dalla Fondazione stessa Bagno a Ripoli e dedicato ai luoghi comuni sulla mafia, a partire da quello per cui “la mafia non esiste”. Analogo osservatorio anche per la provincia di Massa Carrara. Perché - per dirla con le parole del sindaco del comune della città metropolitana di Firenze, Francesco Casini, «la mafia cammina anche nelle nostre strade».
Ed allora - è l’invito che Paolo Borrometi, giornalista aggredito, minacciato ed oggi costretto a vivere sotto scorta, rivolge dal vertice di Bagno a Ripoli al sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, il quale ha più volte contestato chi afferma che vi sia sul territorio di Viareggio presenza di soggetti mafiosi - «con Del Ghingaro ci vediamo il 18 gennaio, quando sarò al Nautico per la presentazione del mio libro. Lo invito ufficialmente ad un confronto pubblico». Il guanto della sfida è gettato ed ora sta a Del Ghingaro decidere se raccoglierlo o meno, disertando l’appuntamento o dando vita ad un confronto sicuramente interessante.
Come interessanti sono state le parole di Mario Giarrusso, senatore Cinque stelle e membro della commissione antimafia del Parlamento, il quale ha ricordato la vicenda della concessione che nel porto di Viareggio stava per essere assegnata ad una azienda colpita da interdittiva antimafia («qualcuno si è girato dall’altra parte», ebbe a dire la presidente della commissione antimafia Rosy Bindi, a Firenze per incontrare tutti i Prefetti toscani). Vicenda di porto viareggino che vide Giarrusso presentare un’interrogazione al Governo ed essere in città con una iniziativa dedicata alla questione. Da allora ad oggi - ha ricordato il senatore - è arrivata anche la sentenza (primo e secondo grado) per la morte di Giuseppe Raucci, residente a Camaiore all’epoca dei fatti. Vicenda che si consuma all’interno di un traffico di droga che gli inquirenti scopriranno di dimensioni importanti per quantità ed intrecci, ma omicidio per il quale non è stata riconosciuta l’aggravante mafiosa richiesta dalla Dda di Firenze. «Mi spinge a pensare - ha sottolinea Giarrusso - che ci siano luoghi dove non si vuole vedere la presenza mafiosa perché rovina gli affari».
Ad ascoltare i relatori anche il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, David Ermini, al quale Giarrusso ha fatto presente una delle questioni più calde, in questo momento, per quanto attiene la lotta alla mafia: «Alcune corti di Appello restituiscono i beni sequestrati alle cosche ed alle ’ndrine». «Ogni giudice fa il lavoro come lo ritiene opportuno», nell’ambito delle norme e dei dettami della Costituzione, è stata la risposta di Ermini.
Parole forti che toccano anche le coscienze viareggine, là dove da più parti si levano le voci contro l’Ente Parco, sono arrivate da Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi dal 2013 al febbraio 2018, vittima di un agguato dal quale si è salvato solo grazie alla scorta ed all’auto blindata: «In questo Paese l'antimafia sta sulle scatole e si fanno i processi all'antimafia invece che alla mafia. Ed allora, attenzione: perché prima o poi qualcuno finisce ammazzato. L'antimafia deve tornare centrale nel coraggio delle scelte». —