Il Tirreno

Versilia

“Stop alle cave” il grido ambientalista per le Alpi Apuane

di Melania Carnevali
“Stop alle cave” il grido ambientalista per le Alpi Apuane

Il 7 settembre manifestazione-escursione sui sentieri che portano ai luoghi delle attività estrattive

24 agosto 2014
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SERAVEZZA. In attesa di sapere quale sarà la formula definitiva del Piano paesaggistico regionale – che dopo le osservazioni dovrà tornare in consiglio per l'approvazione – la lotta ambientalista non si ferma e torna in alta quota. È già in programma per il 7 settembre “Sui sentieri della distruzione”, manifestazione-escursione sulle Alpi Apuane nei luoghi delle attività estrattive.

È la quinta manifestazione del genere: centinaia di ambientalisti nel corso degli ultimi due anni hanno attraversato la montagne apuane con i loro striscioni e gli aquiloni. Sono saliti con una bufera di neve a Campocecina e sotto il sole ardente sul Monte Corchia. Questa volta le bandiere dei No Cave sventoleranno a Casette, il bacino dove è concentrata la maggior parte delle cave massesi e luogo dove passerà anche il Campionato mondiale di corsa in montagna, in programma dall’11 al 14 settembre.

Il messaggio, però, sarà sempre lo stesso: «Basta all'escavazione selvaggia» è lo slogan che simbalzerà sugli striscioni. Le associazioni che hanno già dato la loro adesione sono tantissime: sono Amici delle Alpi Apuane, Amici della Terra Versilia, Arci Versilia, Cai Tam Lucca, Indipiendentes Apuanos. E ancora: Italia Nostra Massa Montignoso, La Pietra vivente, No al traforo della Tambura, Salviamo le Alpi Apuane, Salviamo le Apuane e Wwf Lucca.

È una rete di ambientalisti che si è unita e potenziata negli ultimi mesi con la discussione proprio sul Piano paesaggistico regionale che, nella sua bozza originale, prevedeva la chiusura graduale di tutte le cave intercluse nel Parco Alpi Apuane. Decisione poi sterzata verso norme più restrittive, ma che comunque permettono (all'interno del perimetro del Parco delle Alpi Apuane) l'ampliamento di cave esistenti e la riapertura di quelle inattive, anche da venti anni.

Il rischio – secondo gli ambientalisti – è che si continui a scavare anche in zone protette dalla direttiva europea Rete Natura 2000, rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, per garantire il mantenimento degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. Rischio, almeno in parte, fondato.

Nelle settimane scorse, ad esempio, è stato dato il via libera all'ampliamento della Cava Piastrabagnata, situata nel territorio comunale di Vagli Sotto, a ridosso dell'Abisso del Pozzone, una delle più importanti grotte del Parco delle Apuane censite dalla Regione Toscana. Diversi studi geologici - sottolineano gli ambientalisti - hanno messo in luce come l'ingresso della grotta, nel corso degli anni, si sia abbassato a causa dell'attività estrattiva. Anche la sua morfologia, poi, è stata alterata: non ci sono più stalattiti e stalagmiti tipiche del sistema carsico apuano.

A denunciarlo sono gli stessi ambientalisti, avallati dagli studi della Federazione Speleologica Toscana.

L'escavazione inoltre è direttamente collegata a un altro fattore che viene denunciato dai No Cave: l'abbandono di rifiuti in montagna. Sono perlopiù residui delle attività estrattive, come fusti di olii esausti, reti di ferro arrugginite e molto altro. Un problema - vedi arrticolo qui a fianco - quasi endemico dell'attività estrattiva.

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