Strage di Viareggio, Letta risponde alla lettera di Marco Piagentini: “Per lo Stato scelta obbligata"
Le motivazioni del premier spiegate in una lettera inviata al Tirreno: "Il gruppo Ferrovie ha proposto allo Stato l'integrale risarcimento del danno" - La risposta di Chiara Romanini
Il presidente del Consiglio Enrico Letta risponde alla lettera di Marco Piagentini sulle pagine del Tirreno. Chiamato in causa dal superstite-simbolo della strage di Viareggio per la mancata costituzione di parte civile dello Stato, spiega il perché di questa decisione.
ECCO LA LETTERA DI ENRICO LETTA:
Caro direttore,
di fronte alle parole durissime che il signor Piagentini mi rivolge, e che il Tirreno ieri ha pubblicato, ogni cedimento a una retorica vuota e lacrimevole suonerebbe oggi come un affronto al dolore dei familiari delle vittime della strage di Viareggio. Soprattutto, potrebbe apparire come un venir meno alla richiesta di giustizia e verità che così intensamente permea, anzi colpisce, quella lettera.
È una richiesta - lo dico subito - legittima, sacrosanta. Una richiesta che personalmente e a nome del governo che presiedo condivido fin nel profondo. Per questo provo qui a concentrarmi solo sui dati oggettivi della vicenda. Provo a spiegare le ragioni - giuridiche, obiettive, fattuali - della scelta della Presidenza del Consiglio di non costituirsi parte civile. Provo a dare un senso a quel "perché" apparentemente senza risposte possibili, umanamente accettabili.
Anzitutto, una premessa doverosa. La costituzione di parte civile delle amministrazioni statali, quale è la Presidenza del Consiglio, nel processo penale non serve ad assicurare l'accertamento della verità e delle responsabilità. Ciò compete solo ed esclusivamente all'azione esercitata, davanti al giudice e col doveroso rigore, dal Pubblico Ministero. È il punto chiave della questione: lo Stato è presente attraverso il potere cui è demandata, per Costituzione, la responsabilità di fare giustizia. Non può esserlo attraverso un altro potere che non ha la titolarità formale della questione. I piani non possono sovrapporsi.
In secondo luogo, la costituzione di parte civile da parte di un'amministrazione pubblica non può essere utilizzata per ottenere il ristoro dei danni e delle sofferenze patite dalle vittime. Anche questo, volenti o nolenti, è un dato di fatto. La costituzione di parte civile può essere unicamente diretta a ottenere il risarcimento dei danni che l'amministrazione medesima ha subito a causa dei fatti di reato contestati. Penso, ad esempio, alle spese sostenute, dopo questi tragici eventi, dalla Protezione civile o dal Ministero dell'ambiente.
Nel caso della strage di Viareggio, da parte del presunto autore dei reati, vale a dire del Gruppo Ferrovie dello Stato, c'è stata una proposta che offriva l'integrale risarcimento del danno. Integrale. Di fronte a questa proposta l'Amministrazione statale sul piano processuale non avrebbe potuto costituirsi in giudizio, per chiedere un risarcimento che veniva offerto, appunto, fuori dal processo.
Tutto il resto - la vicinanza a una comunità così drammaticamente colpita, la comprensione delle dimensioni spaventose del dramma, la presenza delle istituzioni - può e deve esplicarsi per altre vie. La mia di vicinanza, la ribadisco anche attraverso questo intervento pubblico perché formalmente, con un processo in corso, non ho altra strada da percorrere se non quella del sostegno personale, unito all'impegno a seguire con attenzione ogni ulteriore evoluzione della vicenda.
Sul piano politico, invece, posso da presidente del Consiglio garantire che il governo che ho l'onore di guidare destinerà risorse di importo analogo al risarcimento offerto nella proposta di Ferrovie dello Stato - dunque, circa 15 milioni di euro complessivi - al finanziamento di interventi di protezione civile a sostegno delle popolazioni colpite da eventi drammatici e così dolorosi.
Enrico Letta
LA LETTERA INVIATA AL PREMIER DA MARCO PIAGENTINI:
Viareggio, 14 novembre 2013
Caro Presidente,
Se voleva ferirmi più di quella tragica sera, forse oggi ci è riuscito.
Non ci si può sedere in un'aula di tribunale, con il dolore che ti sfonda lo stomaco, pur con il rispetto e il dovuto decoro, aspettando una giustizia con la G maiuscola, per poi sentire che il tuo Stato ti volta le spalle. E per cosa? Per soldi? No, non lo accetto. Se Lei si togliesse un attimo la tonaca della carica che riveste e guardasse il mondo con gli occhi dei suoi figli, forse capirebbe l'atto insulso e vigliacco che ha fatto.
Stefania madre di tre figli, 39 anni, UCCISA dopo tre giorni di agonia, Lorenzo 2 anni... due anni, Presidente... UCCISO dopo aver sofferto per 2 giorni, e Luca.. 5 anni... BRUCIATO VIVO. E sa dove erano quella sera? Nella propria casa.
Si informi su cosa succede ad un corpo avvolto dal fuoco e quali pene deve attraversare. Se vuole mi può uccidere, ma non strazi quei corpi come uno sciacallo fa con i suoi cadaveri. Mia moglie e i miei figli non lo meritano, erano innocenti, eppure...ogni volta nel chiedere, con dignità e rispetto, Giustizia e Verità, ricevo un pugno nello stomaco.
Caro Presidente, guardi i suoi bambini e da padre e uomo mi risponda... PERCHÉ? È la domanda che mi fa mio figlio Leonardo e alla quale non riesco a rispondere. Non pretendo che lo faccia Lei; ciò che Le chiedo è di non voltarci le spalle, non se ne lavi le mani. Si comporti da uomo, cambi questo ulteriore scempio, ci ripensi; perché un errore può essere commesso, ma rimediare a un errore tornando sui propri passi, dimostra una coscienza. Già, la coscienza che in questo atto vile non si è vista.
Marco Piagentini
Presidente onorario dell'associazione "Il mondo che vorrei"
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