Il Tirreno

**Riforme: Zanon, 'maggiori modifiche alla Camera? 'Opportuno massimo approfondimento'**

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Roma, 28 dic. (Adnkronos) - Il disegno di riforma costituzionale sul premierato è partito dal Senato e secondo il presidente della Camera Lorenzo Fontana "sarà alla Camera che si faranno le maggiori modifiche, verrà fatto un lavoro di fino". Solo alla Camera un lavoro di fino che lascia presupporre una ampia emendabilità? "Non so ovviamente a cosa si riferisca il Presidente Fontana. Certo è che la procedura di revisione prevista dall'articolo 138 della Costituzione prevede un intervento di entrambe le Camere, che in prima lettura è necessariamente approfondito - risponde all'Adnkronos l'ex giudice della Corte costituzionale Nicolò Zanon - È nell'ordine delle cose che entrambe le Camere intervengano, sia attraverso le loro commissioni, sia attraverso l’aula. Del resto, è opportuno il massimo approfondimento possibile per una riforma così importante". Entro il 29 gennaio scadono i termini per la presentazione degli emendamenti in Senato. Due sembrano essere i punti più coralmente condivisi su cui effettuare modifiche: l'eliminazione dal disegno di legge costituzionale sul premierato della previsione di un premio di maggioranza definito in Costituzione, l'introduzione di un tetto ai mandati consecutivi del premier. "Il limite a non più di due mandati consecutivi è una scelta opportuna, che si inserirebbe in una logica diffusa nelle grandi democrazie occidentali. Si può obiettare che candidarsi è diritto inviolabile e che ci si abitua a veder la stessa persona al comando. Ma la logica democratica è nel senso di non permettere che si formino concentrazioni di potere, e che esse restino in carica per molto tempo", commenta l'ex Giudice, professore ordinario di diritto costituzionale all'Università degli Studi di Milano. Per quanto riguarda la costituzionalizzazione del premio di maggioranza, inoltre "non mi sembra prudente scrivere in Costituzione troppe cose legate alla legge elettorale: innanzitutto, indicare un premio del 55% senza fissare la soglia minima (come chiede la Corte costituzionale) sarebbe una forte distorsione dei principi di rappresentanza e non va bene. Anziché scrivere troppo sulla legge elettorale per il Parlamento, preferirei si introducesse in Costituzione qualche chiaro riferimento alla forte rappresentatività che si vorrebbe dare al premier elettivo ". Come? "Più che inserire in Costituzione il premio di maggioranza, preferirei che questa prevedesse le modalità di elezione del primo ministro: sarebbe opportuno che si scrivesse già nella Carta in modo molto chiaro che si diventa presidente del Consiglio a seguito di elezioni svolte a certe condizioni - risponde - Il modello potrebbe essere la Costituzione francese del 1958, modificata nel 1962 (per l'elezione diretta del presidente della Repubblica, non del premier), che minuziosamente definisce le modalità di questa elezione: suffragio universale diretto, maggioranza assoluta dei voti espressi oppure, se questa maggioranza non viene conseguita, una seconda votazione di ballottaggio a cui partecipano i candidati che hanno preso il maggior numero di voti. Io capisco - constata Zanon - che siano scelte molto difficili e politicamente complicate da fare. Ma se si vuole eleggere direttamente un primo ministro e si vuole che sia stabile e fortemente rappresentativo, deve essere previsto per costui un consenso ampio". Tra l'altro, secondo l'ex giudice della Corte costituzionale, l'iscrizione nella Carta del premio di maggioranza, vincolerebbe fortemente il contenuto della successiva legge elettorale ordinaria aprendo paradossalmente il portone d'ingresso al sistema elettorale proporzionale, non a quello maggioritario. "Sembra un paradosso ma è così: solo i sistemi a impianto fondamentalmente proporzionale tollerano l’inserimento di un premio di maggioranza. Questo non accade per i sistemi maggioritari, come quello inglese o a doppio turno francese: essendo già sistemi maggioritari di per sé, non consentono l'ulteriore introduzione di un premio di maggioranza. Se lo facessero, la distorsione della rappresentanza andrebbe infatti oltre i limiti del consentito, secondo anche la giurisprudenza costituzionale. Quindi se si inserisce in Costituzione l’idea di un premio di maggioranza del 55%, ci si sta implicitamente orientando verso un sistema elettorale a base proporzionale. Non so - conclude Zanon - se su questo punto ci sia piena consapevolezza o volontà politica. Ma è un aspetto che dovrebbe essere oggetto di ripensamento". (di Roberta Lanzara)
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