Sfratto quotidiano, alle radici di un’emergenza (infinita) in Toscana – Numeri, storie e incognite
Per il prossimo triennio la Regione prevede di allocare risorse per il Fondo. I dati: «Ogni 100 famiglie residenti tre immobili Erp»
«Non case e pane in cambio di libertà, ma case e pane per fare amare meglio il regime di libertà che può procurarli». Settantasei anni dopo queste parole, ascoltate in un’aula parlamentare, di case, pane e libertà è rimasto un bollettino di morte. Un uomo s’impicca a Grosseto il giorno dello sfratto, un altro si fa esplodere a Barberino per non farsi buttare fuori dalla casa dov’è in affitto (rischiando di portare con sé altre cinque famiglie) e tre carabinieri, in Veneto, muoiono dilaniati dall’esplosione di un casolare colmato di gas dagli inquilini stessi, pronti alla follia pur di non essere cacciati. Riecheggia lontano, nel vuoto delle casse del morente Fondo Affitti e del già trapassato Fondo morosità incolpevoli, quel discorso pronunciato da Amintore Fanfani, l’inventore del Piano Casa-Ina.
La casa oggi
La casa, oggi, fa paura: lusso per certuni, i tanti, senza reddito o con stipendi inadeguati ai costi correnti; fortino assediato per altri, i meno, che con una seconda o una terza casa rimpinguano o costruiscono il loro reddito e hanno paura di occupanti eterni, impossibili da cacciare. Messi in armi gli uni contro gli altri da una retorica politica che li vuole nemici naturali e che si è arresa alla sua incapacità di creare mediazioni. O governare il mercato. Il costo sociale di quella che si vuole, ed è, un’emergenza abitativa è scaricato su regioni e comuni. Che con scarsità di risorse devono sopperire al ritiro dello Stato.
I numeri
I numeri in Toscana confermano la situazione emergenziale. Nel 2024 le richieste di esecuzione di sfratto presentate all’Ufficiale Giudiziario sono state 6. 244, quelle eseguite 1. 705 (dati del ministero dell’Interno). Numeri in diminuzione rispetto all’anno precedente, rispettivamente del 9, 5% e dell’11, 4%, ma pur sempre impressionanti. Vuol dire che, in media, nel 2024, si sono registrate circa 17 richieste e quasi 5 sfratti eseguiti ogni giorno.
In Toscana il patrimonio di edilizia residenziale pubblica (Erp) è composto da 5.907 fabbricati, di cui oltre il 54, 5% edificato prima degli anni’70. Alla fine del 2022 la Toscana disponeva 49.924 unità immobiliari ERP, ovvero, un alloggio ogni 31, 4 famiglie. Di questi 4.682 attualmente sono sfitti, di cui 2.281 in attesa di manutenzione e di finanziamento e 668 finanziati ma che attendono anch’essi gli interventi di manutenzione.
«Si tenga conto che solo il 10% delle domande, tra quelli che hanno comunque diritto e rientrano nei parametri, riesce a essere accolto. E questo dà la misura del problema», chiarisce il segretario regionale di Sunia Toscana, Fabio Seggiani. L’Erp è destinato ai nuclei familiari con redditi molto bassi, con criteri legati all’Isee, al tempo di residenza nel comune e alla numerosità del nucleo familiare.
Il futuro
Per il prossimo triennio la Regione prevede di allocare risorse per il “Fondo per il recupero e la razionalizzazione di immobili e alloggi di Erp” 27 milioni di euro. E poco più di 4 dovrebbero arrivare da un fondo statale. Risorse più ridotte invece sono previste per la realizzazione di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica, circa 13, 5 milioni. Numeri migliori di altre realtà, ma insufficienti di fronte alla doppia tagliola dell’invecchiamento e dell’impoverimento della popolazione residente, come da anni segnalano i rapporti di “Abitare in Toscana”, una sorta di bibbia per chi vuole capire la situazione abitativa regionale. Che non è buona. Basti questo passaggio dall’ultimo rapporto: «La dotazione media del patrimonio ERP è di 3 alloggi ogni 100 famiglie residenti. La copertura del bisogno potenziale, invece, evidenzia che attualmente gli alloggi ERP potrebbero rispondere a circa 41 famiglie su 100 tra quelle elegibili».
Un gap che va colmato con le risorse. La direzione intrapresa, a livello locale, qualche segnale di conforto lo dà: «Nell’ambito delle graduatorie ERP ordinarie comunali, nel 2023 sono state presentate in Toscana 23.711 domande e di queste 19.181 sono state accolte (81% del totale) , con un +9% rispetto al 2022 e un +24% sul 2020».
Storie oltre i numeri
Ci sono i numeri e ci sono le vite. Di recente, purtroppo, le morti. «Questi fatti di cronaca di persone che si sono uccise in seguito a uno sfratto, a mio parere, sono dovuti a una fase di attesa in cui le persone vivono un calvario», spiega Giulia Contini, che è nella direzione nazionale di Unione Inquilini.
«C’è uno scarto di tempo tra lo sfratto esecutivo e quello eseguito, cioè quando il nucleo esce fuori di casa. Iniziano gli accessi dell’ufficiale giudiziario e non sempre si viene buttati fuori subito. Ed è estremamente angosciante. Ogni 15, 20 giorni le persone si vedono bussare in casa e spesso si rimanda perché non c’è una soluzione. Non hanno dove andare. Una fase che incrementa la tensione del proprietario e aumenta tensione dell’inquilino ed è la fase più faticosa da gestire. È quella in cui devono intervenire le istituzioni garantendo il passaggio da casa a casa», argomenta.
Secondo Contini questo innesco si potrebbe evitare con alcune garanzie. Una soluzione potrebbe essere l’Agenzia Sociale per la Casa, un ufficio pubblico che fa da intermediario tra proprietari e inquilini, favorendo affitti calmierati per rendere le abitazioni accessibili alle fasce più fragili della popolazione. «Ma non come funziona adesso», dice.
«Non si può pensare di lasciare sostanzialmente il privato senza garanzie, senza coperture pubbliche. Bisogna fare da garanti, in modo che il proprietario sappia che ha una sicurezza e non tiene la casa chiusa o la mette sul mercato per gli affitti brevi».
Le Agenzie sociali per la casa attualmente sono decisamente sottoutilizzate. E non si vede un futuro roseo, considerando che la Regione ha previsto soli 100mila euro di stanziamento per il prossimo triennio. Eppure, potrebbero essere la prima risposta alle morti da sfratto.
