La tragedia
Toscana, basta ai “buttadentro”: Lucca vieta i procacciatori di clienti nei centri storici. E altre città osservano
Arriva il divieto per chi invita i turisti a entrare nei locali. Apre Lucca, Firenze e Pisa osservano e le sanzioni sono dure
Il dizionario Garzanti li definisce “procacciatori di clienti per ristoranti, o bar”. Invece la terminologia più diffusa, quella più pop, ha coniato il termine “buttadentro”. Figure all’ingresso dei locali – bar, ristoranti, trattorie – che nel mezzo della città turistica, d’arte o gioiello sul mare poco importa, invitano a entrare, a consumare, illustrano magnificandolo il menu: “buttadentro”, appunto, a tradurre, a sintetizzare quasi, forse in maniera anche esagerata (sicuramente colorita), quella che è una percezione, con le dovute sfumature del caso. Da poco più di una settimana una figura che è stata vietata, ordinanza alla mano, in un comune della Toscana, nella città delle mura e della Torre Guinigi: nel centro storico di Lucca, sempre più meta di turisti.
Il fenomeno
In principio, nei mesi scorsi, furono Como, Ischia e Capri a prendere questa decisione. Da anni se ne parla poi per le big: da Roma a Venezia, passando per Firenze, con scene d’insistenza nei vicoli che a volte diventano pure virali sul web, come qualche tempo fa a Venezia. Ora la “rivoluzione”, quella che vuole mettere nero su bianco il divieto, bussa alle porte del Granducato. Non a Pisa o Firenze, al momento, l’ingresso è nelle mura. Potrebbe così finire un’era, quella del “venite a mangiare qui, questo è il tavolo, questo è il menu: si mangia bene e si spende il giusto…”, che alterna (o alternava) i passi del turista tra le piazze e i vicoli storici, tra i monumenti più belli e gli scorci mozzafiato. Fenomeno che dalla New York degli anni ’50 del secolo scorso è arrivato negli ultimi quarant’anni anche nel Belpaese.
La decisione
E arriviamo all’ordinanza – a firma del sindaco di Lucca, Mario Pardini – di divieto per i procacciatori di clienti su strada; un “no” che va di pari passo con lo stop alla distribuzione di volantini e la sistemazione, su strada, di locandine coi menu (aspetto, quest’ultimo, già vietato in realtà dal regolamento comunale). «Lucca è una città dalla forte identità storica, artistica e turistica e deve essere vissuta con rispetto e stile – hanno commentato sindaco e assessora a commercio e decoro urbano Paola Granucci –. La nostra ordinanza non limita l’attività commerciale, ma tutela la bellezza urbana e salvaguarda l’esperienza autentica di cittadini e visitatori. Ribadiamo che promuovere i propri servizi è legittimo, ma farlo con modi invasivi, insistenti o scorretti non è compatibile con l’immagine che vogliamo preservare per la nostra città». E così, mentre i controlli sono partiti, il documento parla chiaro: sanzioni per chi sgarra e «in caso di reiterazione della condotta», si può arrivare alla «sospensione dell’attività fino a 3 giorni». Un caso di cui si è occupato anche il Times.
Gli scenari
E che il tema non sia legato soltanto a Lucca lo dimostrano le misure simili scattate già nei mesi scorsi in altre realtà. Un fil rouge che disegna una mappa che unisce, come detto, Ischia, Capri e Como, per citare i casi italiani più recenti, con multe che possono sfiorare i 700 euro. Non tutti sono d’accordo: c’è chi difende la propria figura come sinonimo di simpatia e professionalità, c’è chi sostiene che chi non applicherà quei “modi invasivi” di cui parla l’ordinanza non dovrà preoccuparsi.
E nelle altre zone della Toscana? La tendenza è nota e concentrata nelle città d’arte, in quelle mete prese d’assalto dai turisti senza sosta. A Pisa gli addetti ai lavori individuano in via Santa Maria la “capitale” dell’usanza. Piazza Duomo, piazza della Signoria e dintorni, invece, le strade fiorentine dove è più frequente incontrare davanti ai locali chi t’invita a entrare a qualsiasi orario: da metà mattinata fino a sera.
La mappa regionale
«Il quadrilatero di piazza della Signoria, come – anche se in forme meno diffuse – le strade che ruotano attorno alla Torre, penso a via Santa Maria, a Pisa, sono sicuramente la rappresentazione di un fenomeno da disciplinare. Per questo condividiamo la scelta che ha fatto Lucca». È chiaro Franco Brogi, presidente regionale della Fiepet Confesercenti: «A Firenze il problema è noto e ne discutiamo da tempo – insiste –; su Pisa più circoscritto, a Siena invece è maggiormente contenuto». Domanda d’obbligo: il provvedimento – come sostengono alcuni addetti ai lavori – potrebbe penalizzare tutti, senza distinzione. «Vero, mai fare di tutta l’erba un fascio, ma fare distinzioni talvolta è complicato: parliamo di una metodologia diffusa e che sicuramente non rappresenta davvero un bel biglietto da visita per i centri delle nostre bellissime città. Parliamoci chiaro, vedere turisti bloccati ogni tre passi, non è davvero questo il modo. Attendiamo gli sviluppi del caso di Lucca, poi il prossimo passo è avviare percorsi per intraprendere negli altri centri toscani decisioni simili».