Crisi climatica, Luca Mercalli: «Abbiamo una cura, ma il tempo sta finendo» – L'allarme che ci riguarda tutti
Il climatologo invita all’azione e sarà alla conferenza dell’11 luglio a Alberese: “Rinnovabili, meno carne, viaggi responsabili. Fermare il riscaldamento globale è ancora possibile, ma servono scelte radicali, ora”
È come una febbre già alta o una malattia che si è insinuata nell’organismo. I sintomi che qualcosa non va li stiamo già vedendo: il caldo torrido di questi giorni, le morti e i malori dovuti alle alte temperature. Eppure «stiamo facendo troppo poco. Se andiamo avanti di questo passo, la malattia non la fermiamo». Ne è certo Luca Mercalli, climatologo e a capo della Società Meteorologica Italiana, che l’11 luglio, sarà ospite del Parco della Maremma, per i festeggiamenti per i 50 anni dall’istituzione dell’ente. E, nella cornice del Granaio Lorenese dalle 19, Mercalli terrà una conferenza dal titolo evocativo: “Crisi climatica ed ecologica: un lusso o una necessità per la nostra sopravvivenza” (biglietti su Ticketone).
- Mare toscano sempre più caldo: anomalia record, +6,2°C oltre la media
Mercalli, a che punto siamo?
«La situazione è grave ma abbiamo ancora una cura. Se insisto sull’urgenza non è per disfattismo, ma per muovere all’azione. C’è ancora uno spazio di manovra, che però si sta abbreviando pericolosamente. Bisogna provarci almeno per i prossimi dieci anni. Se aspettiamo ancora, il clima va per la sua strada».
Ma se dovessimo continuare così?
«Di questo passo, la malattia non la fermiamo. Siamo già fuori dagli accordi di Parigi, che richiedevano di non superare un aumento di temperatura di 1,5° entro la fine del secolo. Limite che abbiamo già raggiunto. Ora c’è quello di non superare i due gradi entro la fine del secolo. Possiamo farcela, altrimenti ce li dovremmo tenere per millenni: non si torna indietro. E se li superiamo, andremo incontro a un clima ostile per l’umanità».
Cioè?
«Già adesso stiamo sperimentando un’ostilità modesta. Con due gradi in più, arriveremo a vedere qualcosa mai visto dall’umanità, un clima che non c’era da più di 3 milioni di anni. Un clima ignoto, che non abbiamo mai sperimentato e quindi pericoloso, perché ci siamo evoluti in clima stabile o piuttosto freddo. La civiltà è comparsa negli ultimi 10mila anni e in questo arco di tempo la temperatura non è cambiata di più di 1°; ora rischiamo di cambiarla di 4° in cento anni. “Fabbricare” questo clima significa fare un salto nel buio dal punto di vista evolutivo, vivere in un pianeta che non ci appartiene».
C’è chi dice che la crisi climatica non esiste.
«È ora di finirla. Ogni volta che tiriamo fuori questa cosa facciamo un passo indietro. Ogni accademia scientifica mondiale ha prodotto documenti di sostegno alle politiche contro il cambiamento climatico. C’è un enorme quantità di materiale prodotto dalla comunità scientifica che prova il problema del riscaldamento globale e a cui non diamo retta. Occupiamoci del problema, che ha una scadenza: esaurita la fase di prevenzione, la malattia andrà avanti da sola e non potremo fare più niente. Se consumiamo il tempo in chiacchiere, non passeremo alla terapia, che c’è».
Qual è?
«Abbattere le emissioni di gas serra nel mondo, quasi 60 miliardi di tonnellate che arrivano dalla combustione del petrolio, da gas, dalla deforestazione e dall’allevamento degli animali. Bisogna partire da quello, lo sappiamo tutti».
Eppure si sta facendo poco.
«È ovvio che chi sul petrolio guadagna migliaia di miliardi di dollari farà di tutto per mantenere lo status quo, per rallentare, ostacolare questo passaggio, ma le energie rinnovabili funzionano. Il mio tetto è pieno di pannelli solari e mi piace guardare quanti kilowatt sto producendo senza emissioni in una giornata di sole: produco energia e la immetto anche nel sistema. Non c’è una soluzione perfetta, bisogna iniziare con quello che c’è e migliorare. E per noi restare ancorati ai giacimenti fossili è una contraddizione: perché difenderli a spada tratta quando non li abbiamo, mentre abbiamo sole, vento e acqua a casa nostra da cui trarre energia pulita?».
E noi cittadini cosa possiamo fare?
«Possiamo scegliere le energie rinnovabili, mangiare meno carne (la sua produzione contribuisce alle emissioni di gas serra), viaggiare di meno. Un volo extra europeo per una persona comporta due tonnellate di Co2. Ci vuole però una politica che vada al cuore di questo problema; invece, spesso si guarda al consenso facile, mentre questi processi hanno bisogno di tempo. Però le conseguenze del cambiamento climatico colpiranno già chi è nato oggi, i nostri figli e nipoti».