I Gatti Mézzi sono tornati: «La litigata di 10 anni fa, l’abbraccio, il tour estivo e un sogno per il nostro magico Pisa»
Tommaso Novi e Francesco Bottai di nuovo sul palco dopo un lungo stop: «Il merito? Tutto di Luca Zannotti. Così ci ha convinto a riprendere il nostro cammino artistico»
Questa è una storia che parla di un grande inizio, una fragorosa e improvvisa fine e un clamoroso ritorno. Dagli anni Novanta a oggi. Ma andiamo con ordine. O almeno proviamo a mettere ordine in una storia d’amore in cui – come spesso accade – si intrecciano momenti magici, frizioni e litigi. Ma in cui, alla fine, è tornato di nuovo il sole. Perché I Gatti Mézzi sono ancora qua. Pronti a riprendersi il palco. E per comprendere la reunion dopo quasi 10 anni di silenzio bisogna fare un bel passo indietro. Pisa. Centro sociale Macchianera. Il 1996 sta finendo e il 1997 è alle porte. Francesco Bottai e Tommaso Novi sono due giovani pisani con la voglia di non omologarsi al resto della società. Romantici, ma pratici, sognatori. Si conoscono, poi si perdono di vista, si ritrovano. Amano la musica, detestano gli schemi. Francesco suona in un gruppo e scrive testi in vernacolo, Tommaso è affascinato da tutto ciò che ha qualcosa di artistico e anticonformista. «Ci ritrovammo sul Ponte di Mezzo, a Pisa, per caso – racconta Tommaso Novi – e si decise di fare qualcosa insieme. Così, per ruzzà, come si dice a Pisa». Inizia così la storia dei Gatti Mézzi. Nel 2005 il primo concerto ufficiale all’anfiteatro del foro di San Giuliano Terme. E poi dischi, brani, successi, piazze e teatri pieni. Uno stile inconfondibile e indefinibile: pop, rock, folk, una miscela di suoni con il dialetto pisano come marchio di fabbrica. L’ultimo tour nel 2016 e poi il silenzio. Ora cinque date nell’estate 2025 per sancire la fine degli screzi e l’inizio di un nuovo capitolo dei “Gatti”.
Francesco Bottai, partiamo dalla domanda che si sono fatti praticamente tutti. Come vi siete allontanati. Cosa è successo con Tommaso Novi?
«Molto semplice. Dopo il tour del 2016 abbiamo litigato. Sì, proprio litigato. Anzi, letiato come si dice a Pisa. Avevamo visioni artistiche differenti, o forse eravamo solamente molto stanchi. Avevamo fatto 6 album, sentivamo il bisogno di dire delle cose personalmente. E non ci siamo più parlati».
Poi cosa è successo?
Tommaso Novi: «C’è una figura mitologica che ha fatto qualcosa di mitologico. Ed è Luca Zannotti. Un promoter, un manager, un amico. Ci ha convocati a casa mia. Ci ha messo al tavolo e ci ha detto: “Ragazzi, quest’anno sono 20 anni dei Gatti Mézzi, si vuole fare qualcosa insieme?” Io e Francesco ci siamo guardati, ci siamo abbracciati e siamo ripartiti. Come prima. Praticamente come se non ci fossimo mai persi di vista».
E ora? Siete pronti?
«Prontissimi. Avremmo dovuto fare una sola data, ma alla fine ne abbiamo messe in calendario addirittura cinque. Si comincia a Firenze il 24 luglio, a Pratolino nell’ambito di Musart Festival. Due concerti, alle 17,30 e alle 21,15. Il 30 luglio al Musicastrada Festival (Villa Ginori Conti, Castelnuovo Val di Cecina, alle 22). Poi il 5 agosto a Castiglioncello a Castello Pasquini, alle 21,30, il 23 agosto alle 21,30 al Teatro delle Rocce di Gavorrano e il 7 settembre alle 21 in piazza dei Cavalieri, nella nostra Pisa».
Pisani di nascita, pisani nei testi delle canzoni, pisani veri. Nella vostra produzione c’è molto più del semplice vernacolo.
Francesco Bottai: «Con la nostra musica puntiamo al recupero di certi valori, della follia, del mondo agreste. I pisani si scordano troppo spesso di essere un popolo di mare. Bisogna riscoprire questa essenza. A Pisa si parla a voce alta, si gesticola, come in Sardegna, come in Corsica, come ogni posto in cui il mare è un ingrediente fondamentale della quotidianità».
Pisani e anche tifosi del Pisa. E come per ogni tifoso del Pisa l’estate 2025 è qualcosa di magico. Come avete vissuto il ritorno in Serie A dopo 34 anni?
Francesco Bottai: « Per me è un ritorno, io da bambino ho visto il Pisa in Serie A. Mi ricordo quel campionato, quelle stagioni, andavo allo stadio con degli amici dei miei genitori. Quest’anno l’ho sempre seguito, ho fatto anche alcune trasferte. Il giorno della promozione sono sceso anche io per le strade della città a festeggiare».
Tommaso Novi: «Se penso al pallone penso a mio nonno, a mio babbo. Oggi quando vedo mio figlio che gioca a pallone mi ricresce e mi lievita il senso di appartenenza. La Serie A mi ha portato una grande gioia nel cuore. È meraviglioso vedere, in questo momento di carenza di punti fermi, di moralità che casca sotto i minimi storici, la grande forza di unione e condivisione che solo lo sport sa dare».
Ma è vero che volete scrivere il nuovo inno del Pisa?
Francesco Bottai: «A questa domanda rispondo io che sono il più “malato” di pallone. Sinceramente abbiamo pensato che l’inno del Pisa potrebbe essere aggiornabile, con tutto il rispetto per la straordinaria composizione di Funel. Bella, perché racchiude lo spirito di Pisa e dei pisani. Perché un inno deve essere così. Incarnare il popolo. Se penso all’inno di Mameli, è veramente italiano, centra in pieno il carattere degli italiani. Il Nabucco, per esempio, è più bello ma è meno italiano. L’importante è cogliere lo spirito. Sì, lo ammetto, abbiamo qualcosa in testa, qualche riga è già anche stata scritta. Abbiamo visto che il Pisa ha scelto di far scrivere e cantare il nuovo inno ad Andrea Bocelli, lui è un maestro. Il nostro probabilmente resterà chiuso in un cassetto».
Ma quindi cosa porterete sul palco? I Gatti Mézzi saranno ancora politicamente scorretti?
«Facendo le prove, suonando di nuovo insieme i nostri pezzi ci siamo accorti che negli ultimi dieci anni i tempi sono precipitati. Certe espressioni utilizzate nei nostri brani, oggi sono difficilmente riportabili tali e quali, ma questo tour-compleanno deve ricongiungerci con il nostro pubblico, tornare insieme a quel periodo in cui salutavamo il Novecento. O almeno a quello che ne è rimasto nelle nostre mani».
Luca Zannotti, lei è l’artefice dei Gatti Mézzi. Come ha fatto a farli tornare insieme?
«Il tempo trascorso insieme, i viaggi in auto, le cene, le risate. Sono due eccellenti musicisti e due autori molto ispirati, il loro incastro musicale ha generato brani che non ho mai smesso di ascoltare. Da qui ho trovato la motivazione. Quando li ho ascoltati insieme la gioia è stata incontenibile. Ascolteremo dei concerti di un livello altissimo. Credo che io non abbia concluso il mio lavoro con loro, devono ancora raggiungere il successo che si meritano».