L’incidente
Fine vita, in Toscana il primo suicidio assistito dopo la legge regionale: il caso di Daniele Pieroni
Scrittore di 64 anni, dal 2008 era affetto dal morbo di Parkinson: ecco il suo percorso
Alle 16:47 del 17 maggio scorso, in una casa di Chiusi, comune della provincia di Siena, Daniele Pieroni ha premuto il pulsante. Tre minuti dopo, era morto. Scrittore, giornalista, 63 anni, affetto da Parkinson avanzato, Pieroni è il primo cittadino toscano ad aver avuto accesso al suicidio medicalmente assistito, in applicazione della legge "Liberi Subito" approvata nel febbraio 2025 dal Consiglio regionale della Toscana. La sua scelta, ponderata, consapevole e pienamente legale, come hanno raccontato chi lo ha assistito fino all'ultimo, ha riaperto uno dei dibattiti più controversi e profondi: il diritto di decidere come e quando porre fine alla propria vita, di fronte a sofferenze divenute insopportabili. Pieroni non ha agito d'impulso.
Era malato dal 2008 e costretto da anni a vivere collegato a una Peg (gastrostomia endoscopica percutanea) per 21 ore al giorno. Nell'agosto 2023 si era rivolto all'Associazione Luca Coscioni - che ha diffuso oggi la notizia - per avviare l'iter previsto dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, quella del caso Cappato-Antoniani, che ha stabilito i criteri di non punibilità per il suicidio assistito in casi di patologie irreversibili, sofferenze fisiche o psicologiche insopportabili, dipendenza da trattamenti vitali e capacità piena di autodeterminazione
. A rispondergli, direttamente, Marco Cappato, che lo ha accompagnato passo dopo passo nella valutazione delle alternative e nella preparazione dei documenti, comprese le disposizioni anticipate di trattamento. Ottenuto il parere favorevole dalle commissioni sanitarie dell'Asl Toscana Sud Est il 22 aprile, Daniele Pieroni non ha più voluto aspettare. Il 17 maggio, circondato dal padre, da alcune care amiche, dalle sue badanti e da tre professionisti sanitari - due dottoresse e un medico legale - ha detto addio alla vita. ''Un atto di libertà, compiuto con profonda consapevolezza e umanità'', ha dichiarato Felicetta Maltese dell'Associazione Coscioni, presente in casa al momento del decesso. La procedura si è svolta secondo quanto stabilito dalla legge toscana: il paziente ha attivato in autonomia il dispositivo infusivo a doppia pompa, in presenza di medici che hanno garantito il rispetto del protocollo e della sua volontà. Il caso di Daniele Pieroni assume un valore simbolico.
È il primo test concreto di una legge che, sebbene impugnata dal governo, ha dato attuazione a un diritto già riconosciuto dalla Corte Costituzionale. "Liberi Subito", infatti, non introduce un nuovo diritto, ma rende più chiaro e rapido il percorso per accedervi, evitando che le persone malate siano costrette a ricorrere a soluzioni estreme o a viaggi in Svizzera. Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani (Pd), sottolinea come la normativa non crei nuovi diritti, ma semplicemente traduca in atti procedurali ciò che la Corte ha stabilito. ''Abbiamo costruito un percorso imparziale, oggettivo e rispettoso della persona. Le polemiche sull'incostituzionalità sono infondate: la legge serve solo a garantire uguali condizioni di accesso'', ha affermato. Gli fa eco il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo (Pd), che parla di ''una conquista di civiltà'' e ha chiesto al Parlamento di fare ora la propria parte, per evitare che il diritto all'autodeterminazione dipenda dalla regione in cui si vive. Il Partito Democratico toscano ha rivendicato l'approvazione della legge come un atto di coraggio. ''Questa è l'Italia dei diritti, non quella della paura di Meloni e Salvini'', ha dichiarato il segretario regionale Emiliano Fossi.