Referendum, il grande risiko dei partiti in Toscana: tra “sì” convinti, distinguo e astensioni tattiche
Dal pieno appoggio del centrosinistra ai cinque quesiti alle riserve interne sul Jobs Act, mentre il centrodestra sceglie l’astensione per far fallire il quorum
A a pochi giorni dal referendum dell’8 e 9 giugno si definiscono anche in Toscana le posizioni sui cinque quesiti, quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza agli stranieri. Un banco di prova del fronte largo in vista delle Politiche 2027, ma anche delle Regionali.
Tutti sì
Cinque «sì» sono quelli dell’assessora all’Istruzione Alessandra Nardini, del Partito democratico. «Sono stata tra i primi a firmare per il referendum e ho fatto tantissime iniziative per portare la gente a firmare – spiega – Voterò convintamente sì ai quattro quesiti sul lavoro promossi dalla Cgil anche per cancellare alcune norme del Jobs Act, uno dei più grandi errori del centrosinistra. E voterò con grande convinzione anche per il referendum che prevede di portare da 10 a 5 gli anni necessari per chiedere la cittadinanza italiana. Io sono per lo Ius soli, ma nel contesto attuale questo sarebbe comunque un passo in avanti di civiltà». «Fin dall’inizio abbiamo raccolto con la Cgil le firme per questi referendum, fondamentali per chiudere la stagione renziana del Jobs act», dice Dario Danti di Sinistra Italiana.
«Una peruviana giorni fa mi ha raccontato che quando è riuscita a ottenere la cittadinanza italiana la sua bambina ha detto alla maestra: “Ora anch’io sono come voi”. Questa è la vita reale», spiega Silvia Noferi di Europa Verde, annunciando il sì al quesito sulla cittadinanza e agli altri quattro.
Sì, però...
Anche se la linea ufficiale del Pd è per cinque sì, non tutti nel partito concordano sui temi del lavoro. Ultimo, ieri, l’europarlamentare Giorgio Gori che difende il Jobs act. «Tornare a dieci anni fa è un errore politico», dice. Non usa toni tanto perentori, ma parla comunque della necessità di «fare un supplemento di riflessione» sul quesito sulle piccole e medie imprese il collega all’Europarlamento Dario Nardella. «Mantengo una riserva per quanto riguarda l’eliminazione del tetto dei rimborsi – spiega –, legata alle grandissime difficoltà che stanno vivendo le Pmi. Ci rifletterò».
Anche Matteo Biffoni, ex sindaco di Prato, non nasconde «qualche perplessità». E neppure il quesito sulla cittadinanza lo fa impazzire. «Dovremmo essere più ambiziosi e cambiare la legge che è sbagliata».
«Voterò secondo le indicazioni del mio partito seppur con qualche dubbio – spiega il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo – ma sono convinto che, soprattutto nei momenti cruciali, sia importante dimostrare coerenza e senso di appartenenza alla propria comunità politica».
Renzi difende il Jobs act
Chi non ha dubbi sui quesiti riguardanti il lavoro è Matteo Renzi, leader di Italia Viva, padre del Jobs act: «Voterò “no” ai referendum promossi dalla Cgil contro il mio governo: sono inutili e sbagliati, in particolare quelli sul Jobs act. Invece, sosterrò con un “sì” la proposta che semplifica le procedure per ottenere la cittadinanza. Sugli altri due quesiti lasceremo libertà di scelta», spiega Matteo Renzi al Tirreno.
«Il Jobs act – prosegue il leader di Italia Viva – ha rappresentato un passo avanti nei diritti: dal blocco delle dimissioni in bianco all’introduzione della Naspi. Il mio governo ha garantito 80 euro netti in busta paga, cancellato l’Imu sulla prima casa, eliminato l’Irap sul costo del lavoro e ridotto le imposte per l’agricoltura. Questa è la verità dei fatti, il resto è solo propaganda».
Boicottare i seggi
Se Meloni va a “non votare”, il suo partito, Fratelli d’Italia, neppure si scomoda. Alle amministrative, politiche ed europee votare «è un dovere e un diritto», ma ai referendum «è un diritto anche non andare a votare», dice il deputato Giovanni Donzelli. «La sinistra che ora fa le lezioncine, diceva le stesse cose, anche peggiori, in altri referendum», aggiunge.
«Non condivido il merito dei referendum, a partire da quello che vorrebbe regalare la cittadinanza italiana dopo 5 anni, quindi non mi recherò alle urne auspicando il mancato raggiungimento del quorum», il commento di Luca Baroncini della Lega. «L’indicazione nazionale di Forza Italia è di non andare a votare e io mi attengo», spiega Marco Stella di Forza Italia. «Non so come faccia Giani ad andare a votare: la sinistra si sta sconfessando».