Il Tirreno

Toscana

Le indagini

Assalto ai portavalori, lo spumablock in tilt e il sospetto di una talpa: «Indagini sui vigilantes»

di Ilenia Mura

	Uno dei portavalori assaltati dalla banda
Uno dei portavalori assaltati dalla banda

La ditta dei portavalori sotto la lente della Procura. La certezza di Agnello: «C’è una talpa nella ditta Battistolli. Gli accertamenti in corso»

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LIVORNO. «È certo che all’interno della società di vigilanza Battistolli ci sia una talpa, ci stiamo lavorando». Il procuratore capo di Livorno, Maurizio Agnello, va dritto al punto sollevando alcuni dubbi sulla «iperattività della ditta di Cecina» titolare dei due portavalori rapinati in Toscana con a bordo oltre 4 milioni di euro. A partire dal fatto che qualcuno all’interno della Battistolli si sarebbe comportato «in modo scomposto» presentando anche «una seconda denuncia sull’avvenuto danneggiamento del mezzo depositata negli uffici della squadra mobile». E fino alla comunicazione sull’avvenuta rapina della pistola presentata alla Divisione polizia amministrativa e di sicurezza di Grosseto: «Che non era dovuta – spiega Agnello – perché è una procedura che parte in automatico dalla Procura».

L’equipaggio del furgone, «pur avendo premuto il pulsante antirapina, non aveva attivato manualmente lo “spumablock” che non riusciva ad essere attivato neanche da remoto. Invece, per il furgone di scorta privo di valori, il dispositivo “spumablock” veniva attivato da remoto ed entrava regolarmente in funzione».

L’esito delle indagini spiegano nel dettaglio quanto accaduto sull’Aurelia durante la rapina. «I primi colpi, secondo quanto è stato riferito dalle guardie giurate, venivano esplosi verso il primo furgone, quello con funzioni di scorta», due degli uomini «scesi dai veicoli si dirigevano verso il blindato contenente il contante e con il kalashnikov sparavano a raffica, intimando alle guardie di scendere». Le guardie giurate «decidevano di aprire il furgone e scendere per allontanarsi verso la galleria, senza più voltarsi, come ordinatogli dai rapinatori. Dopo qualche istante avvertivano un forte boato, conseguenza della esplosione del furgone portavalori».

A raccontare quei momenti concitati è Gennaro Calabrese, responsabile delle filiali di Cecina e Grosseto della “Battistolli spa” che ha riferito che l’importo trasportato dai mezzi, pari a 4 milioni 683mila e 785, «era stato caricato presso il caveau di Cecina ed era diretto alla filiale di Grosseto». Il trasporto di denaro era considerato una routine. Piccole somme, al contrario di quelle ingenti trasportate a fine mese. È sempre Calabrese a riferire che «le guardie incaricate dei trasporti non sanno mai con esattezza il valore del trasportato, ma è facile intuirne la consistenza in ragione del numero delle guardie impiegate».

Quanto alle procedure da seguire: «Calabrese riferiva che le disposizioni sono di non aprire mai il mezzo, premere il pulsante antirapina che determina l’attivazione della centrale unica di Roma» per i soccorsi. «Nonché di attivare un dispositivo chiamato “spumablock” che non ha funzionato».

Per una reazione chimica, si sarebbe dovuta formare una densa schiuma che avrebbe avvolto i plichi contenenti il denaro solidificandosi nel giro di alcuni minuti e facendo fallire il colpo. Che invece è andato a segno. 
 

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