Multe e cartelle, verso la rottamazione 5: il debito estinto in 120 rate. Il commercialista: «Occasione irripetibile»
Disegno di legge in Senato per l’approvazione: riguarda 23 milioni di italiani. La guida e la nostra intervista al presidente dell’Associazione nazionale commercialisti
Dieci anni di tempo per saldare il debito con il Fisco, 120 rate di pari importo e decadenza dei benefici soltanto dopo otto rate non pagate. È tempo di rottamazione quinquies, in pratica la “quinta edizione” della rottamazione delle cartelle esattoriali, che riguarderà – stima l’Associazione nazionale commercialisti – più o meno 23 milioni di italiani.
Prima il disegno di legge – ora in discussione al Senato – dovrà essere approvato, ma la nuova proposta di definizione agevolata dei debiti fiscali e contributivi ha un duplice obiettivo: da una parte consentire allo Stato di far rientrare nelle proprie casse circa 30miliardi di euro, dall’altra agevolare i cittadini a mettere in regola la loro posizione contributiva senza però dissanguarsi.
La nuova sanatoria fiscale potrà essere richiesta da persone fisiche con cartelle esattoriali aperte, ma anche da titolari di partita Iva o lavoratori autonomi e professionisti, così come piccole e medie imprese.
Verso l’approvazione
Il provvedimento proposto dal deputato leghista Alberto Gusmeroli, se approvato, aprirebbe nuovi orizzonti per regolarizzare i debiti fiscali e contributivi che risultano dai carichi affidati all’agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2023, a prescindere dalla data di notifica della cartella. Partiamo dalle similitudini con la rottamazione quater, ovvero l’edizione precedente: c’è l’obbligo di corrispondere esclusivamente le somme dovute a titolo di capitale e quelle relative al rimborso delle spese per le procedure esecutive e di notificazione della cartella di pagamento.
Di conseguenza, sono escluse le somme affidate all’Agenzia delle entrate a titolo di interessi, sanzioni e interessi di mora, sanzioni e somme aggiuntive e aggio.
I debiti esclusi
Va chiarito, però, che non proprio tutti i debiti sono inclusi nella definizione agevolata prevista dalla rottamazione quinquies. Restano infatti esclusi, salvo eventuali deroghe, alcuni casi. Ecco quali.
Tributi locali non affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Ad esempio Imu o Tasi gestiti, a seguito di accertamento dell’ente locale, direttamente dai Comuni. I debiti iscritti a ruolo, invece, possono essere invece oggetto di rottamazione.
Aiuti di Stato da recuperare. Non sono comprese quelle somme dovute a titolo di recupero di aiuti di Stato dichiarati illegittimi dall’Unione Europea, in quanto ottenute in violazione delle norme comunitarie.
Condanne della Corte dei Conti. Non rientrano nella rottamazione i crediti che derivano da sentenze di condanna per danni erariali legati a responsabilità per l’uso improprio di risorse pubbliche.
Sanzioni penali pecuniarie. Restano escluse le multe, le ammende e le altre sanzioni pecuniarie comminate in seguito a condanne penali, quindi riferite a comportamenti illeciti perseguiti in sede giudiziaria.
Debiti già oggetto di precedente definizione agevolata. Non possono essere nuovamente inclusi nella rottamazione quinquies i debiti per cui si è già beneficiato di una sanatoria in passato per evitare un uso reiterato delle definizioni senza un regolare adempimento.
Come funziona
L’articolo 1 del disegno di legge sulla rottamazione quinquies prevede che la definizione agevolata possa avere due diverse modalità di pagamento: in un’unica soluzione oppure in rate mensili di uguale importo, individuato dal debitore, fino a un massimo di 120, quindi in un arco temporale di dieci anni. Con il pagamento dell’unica rata o della prima rata si ha l’estinzione delle procedure esecutive già avviate, ad eccezione del caso in cui si sia già tenuto il primo incanto con esito positivo.
L’adesione
Ancora non sono state annunciate le modalità per aderire alla rottamazione quinquies ma con ogni probabilità saranno le stesse già seguite per le precedenti.
In sostanza, una volta inoltrata la richiesta attraverso il canale messo a disposizione dell’Agenzia delle Entrate, bisognerà attendere il responso e, se la richiesta sarà accolta, il contribuente riceverà il piano di pagamento.
Parla il commercialista
«Accogliamo con favore la rottamazione quinquies perché consentirà a persone comuni, come ad esempio pensionati, di regolarizzare la loro posizione contributiva. Non stiamo parlando di evasori, ma di persone che hanno incontrato sul loro percorso delle difficoltà a pagare». Marco Cuchel, il presidente dell’Associazione nazionale commercialisti (Anc), spiega che questa è una grande occasione.
Presidente, quali sono le semplificazioni introdotte da questa sanatoria fiscale, se approvata? «Innanzitutto le rottamazioni precedenti prevedevano tempi più brevi per l’estinzione del debito, quattro, cinque anni al massimo».
Ora invece?
«Da quanto emerge dal disegno di legge, la rateizzazione prevede una quota fissa da corrispondere tutti i mesi, quindi si tratta di una soluzione più facilmente gestibile, dunque sostenibile. Ma c’è anche un altro aspetto importante».
Quale?
«La decadenza dal beneficio della rottamazione si avrà soltanto nel caso del mancato pagamento di otto rate. Non era così, invece, per le altre rottamazioni dove il beneficio decadeva per il mancato pagamento anche di una sola rata. O meglio, anche il pagamento in ritardo di una singola rata annullava totalmente il beneficio della rottamazione. E quest o è assurdo».
Questa è una battaglia che come Associazione nazionale commercialisti portate avanti da tempo.
«Pensiamo che sia l’unica forma per far sì che il contribuente possa sistemare l’arretrato e poter pagare il corrente, cosa che invece tutte le altre quattro rottamazioni precedenti non consentivano di fare. Abbiamo sollevato più volte la questione sulla sostenibilità del pagamento e finalmente il legislatore sembra averla percepita. Ci auguriamo che in tempi brevi possa trovare piena attuazione il disegno di legge in discussione al Parlamento».
Qual è l’identikit di chi in genere si fa avanti per la sanatoria fiscale?
«Si tratta di cittadini che vogliono mettersi in regola con il Fisco: pensionati, dipendenti e imprenditori che magari hanno avuto dei periodi difficili, in altre parole persone che hanno dichiarato ma non hanno potuto pagare. Di conseguenza, in uno stato di diritto, dovrebbe essere un’operazione di buon senso mettere in condizione i cittadini di regolarizzare la loro posizione. Ecco perché siamo contenti che ci sia un disegno di legge che va anche incontro a quelle criticità che noi avevamo sottolineato tecnicamente in passato».
È un’occasione per i contribuenti, ma anche per lo Stato.
«Noi ogni giorno ci confrontiamo con i contribuenti che sono i nostri clienti chiaramente, in ogni caso riteniamo che questa formula possa essere anche un’importante opportunità di incasso da parte dello Stato di queste somme. Non dobbiamo pensare, infatti, soltanto al beneficio che può avere dall’approvazione di questa norma il contribuente, ma anche lo Stato stesso: in particolare abbiamo stimato almeno 30 miliardi di euro di possibili riscossioni. Ma se non si mettono i contribuenti in condizione di pagare, questi 30 miliardi andranno ad aggiungersi al “magazzino fiscale” che oggi ha raggiunto quota 1.300 miliardi. Ecco, almeno questi 30 miliardi lo Stato potrebbe recuperarli facilmente. È vero, non riscuote le sanzioni, ma riscuote il capitale e quindi diventa comunque una risorsa che può essere investita in altri settori del nostro Paese, considerata anche la necessità di gestito che ha lo Stato nel far fronte a tutte le necessità della collettività».
Qual è il prossimo passo?
«L’approvazione del disegno di legge, non è più rimandabile. Le somme iscritte a bilancio, senza una nuova rottamazione, diverrebbero così nella quasi totalità inesigibili. Mettere i cittadini, che hanno incontrato difficoltà, nelle condizioni di tornare in bonis con lo Stato è un dovere in uno Stato di diritto come quello italiano».