Elacestrant, il farmaco Made in Toscana che ferma il tumore al seno: ok di Aifa, sarà disponibile entro tre mesi
Il nome commerciale è Orserdu. La terapia orale targata Menarini è in grado di congelare le metastasi
Entro due, tre mesi anche in Italia ci sarà un nuovo alleato per combattere il tumore al seno. Ha ricevuto l’ok di Aifa e si chiama Elacestrant: già venduto dal 2023 negli Stati Uniti e da poco anche in Germania e in Gran Bretagna. Il farmaco (Orserdu il nome commerciale) sviluppa nuove molecole di sintesi chimica e si è rivelato efficacissimo per la terapia del tumore al seno.
Di fatto, in estrema sintesi, viene utilizzato in caso di metastasi quando la malattia non risponde più alle terapie di prima linea. Per essere chiari si tratta di un farmaco che non porta alla guarigione ma “congela” la situazione per un periodo di tempo, in alcuni casi anche lungo. A produrre il farmaco è la multinazionale toscana Menarini che nel centro di Pisa è dedicata allo sviluppo di nuove molecole ad alto potenziale terapeutico, una classe innovativa in oncologia che combina la precisione degli anticorpi monoclonali con una potente attività citossica, che porta alla morte delle cellule tumorali. Ma non è l’unica novità emersa al convegno su “Innovazione e produzione di valore: industria farmaceutica, un patrimonio che l’Italia non può perdere” organizzato da Farmindustria nei laboratori Guidotti, l’azienda pisana che dal 1983 fa parte del gruppo Menarini.
E proprio qui si stanno portando avanti altre due nuove ricerche, su due molecole per tumori solidi progettate con l’intelligenza artificiale.
A entrare nel dettaglio su ricerca farmaceutica e intelligenza artificiale, durante il convegno, sono stati Monica Binaschi, direttrice del dipartimento di scienze precliniche e traslazionali di Menarini ricerche e Gianvito Grasso, ceo di Virtuolabs.
Una donna ogni otto, nel mondo, nell’arco della sua vita viene colpita dal tumore al seno, nel 5-10 per cento dei casi vengono diagnosticati quando sono già in fase di metastasi. «C’è stato un salto tecnologico su come identificare alcune delle lesioni che sono specifiche per la cellula tumorale», dice la scienziata Binaschi. «Elacestrant – aggiunge – viene utilizzato su pazienti che hanno fallito la prima linea di terapia metastatica: nel 40% dei casi, quando c’è una ricaduta si ha una mutazione del recettore dell’estrogeno. E, quando questo accade, alcune terapie non funzionano più. Elacestrant lega il recettore dell’estrogeno e ne induce una degradazione. È un farmaco orale e antagonista gli effetti del recettore che, in realtà, è il driver della proliferazione del tumore della mammella».
Con il farmaco di Menarini che arriverà a breve in Italia (al momento è a disposizione per pazienti compassionevoli, che si trovano in pericolo di vita) le pazienti non dovranno fare somministrazioni dolorose: si tratta di una terapia orale.
La ricerca intanto va avanti. E proprio a Pisa. «Ci sono due nuove molecole, nelle prime fasi di sviluppo clinico. Una è sempre per il tumore alla mammella e c’è ancora tanto da fare perché è nella prima fase di sviluppo. La seconda molecola, disegnata grazie all’intelligenza artificiale, non è ancora in fase clinica e ci andrà a breve. Disegnata significa che una volta definito un bersaglio, l’intelligenza artificiale propone tutta una pletora di molecole con determinate caratteristiche che poi vengono testate in laboratorio facendo emergere quelle più promettenti». «Attraverso queste piattaforme – conclude Binaschi – si è in grado di ottimizzare, prioritizzare, alcune classi di molecole riducendo una parte della ricerca. Al momento nessun farmaco generato così è mai arrivato in commercio: sono allo studio le prime molecole che dimostreranno la bontà di questo approccio e non credo ci sia ancora tantissimo tempo da aspettare».