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Cinque borghi “fantasma” in Toscana da visitare: tra mistero e antiche leggende qui il tempo si è fermato


	Il borgo di Toiano in provincia di Pisa 
Il borgo di Toiano in provincia di Pisa 

La guida a cura del blogger Riccardo Franchini

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Benvenuti nei borghi abbandonati della Toscana: luoghi dimenticati tutti da scoprire. Qui, tra strade invase dall’edera e porte che scricchiolano sotto il vento, si respira qualcosa di sacro e inquietante. È un viaggio che sa di ruggine, poesia e mistero. La guida è a cura del blogger Riccardo Franchini, che ha una pagina Facebook chiamata: Toscana Locali e Viaggi di Riccardo Franchini

Toiano (PI) – La bellezza che inquieta

Toiano non è un paese. È un incantesimo che ha dimenticato di spegnersi. Un tempo qui si cucinava, si bestemmiava, si faceva l’amore sotto le stelle. Poi, il silenzio. Oggi è tutto pietra e fantasmi. Le porte socchiuse, il vento che sibila tra le finestre rotte, e l’eco di un omicidio mai risolto lo rendono più vivo che mai. Toiano non è morto. È solo entrato in un’altra dimensione. E da lì, ti osserva.

Lugo di Grezzano (FI) – Il villaggio che si è stufato del mondo

Nascosto tra i boschi del Mugello, Lugo di Grezzano è un paese che ha chiuso con l’umanità. Le case sono lì, ferme e arrabbiate, immerse nei rovi e nei silenzi, come in attesa di qualcuno che non è mai tornato. Camminarci dentro è come disturbare un sogno profondo. Nessuno ti scaccia, ma il posto ti guarda. E non dimentica.

Rocchette di Fazio (GR) – Il balcone dei fantasmi con vista Maremma

Sospeso su una roccia, Rocchette domina la valle con l’arroganza di chi ha visto secoli passare sotto le proprie mura. Due gatti, una chiesa stanca, e il vento che ti parla come un vecchio amico. Sembra un racconto gotico scritto con l’olio d’oliva. Qui, apparentemente, non succede nulla. Ma tutto potrebbe accadere.

Boccheggiano Vecchio (GR) – L’ultimo respiro del ferro

Avvolto dalla polvere rossa delle miniere maremmane, Boccheggiano Vecchio si sgretola piano, come un gigante addormentato sotto la terra. Le sue case vuote raccontano di pranzi scaldati sulle stufe a carbone, di sirene di fabbrica e canti che non si sentono più. Rimane solo la ruggine. E un'eco di vita dura e vera.

Gabbro Vecchio (LI) – La natura si riprende tutto

A Gabbro Vecchio la natura non chiede il permesso. Ruba tetti, abbraccia i muri, divora le scale. È diventato una reliquia vivente, un tempio al contrario dove il tempo si decompone. Ogni rovina è un avvertimento, ogni albero una sentinella. Qualcosa è rimasto lì sotto. E anche se non dovresti cercarlo, lo fai lo stesso.

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