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Diffamazione online

L’uso dei social e il concetto di libertà d’espressione, quando si commette il reato di diffamazione

L’uso dei social e il concetto di libertà d’espressione, quando si commette il reato di diffamazione

I limiti alla libertà d’espressione: i consigli dell'avvocato Biagio Depresbìteris

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Mio figlio appassionato di calcio, due mesi fa si è lasciato andare con un post su Facebook dove insultava un giornalista, chiaramente tifoso della squadra avversaria. Qualche giorno fa, mio figlio ha ricevuto una lettera dagli avvocati di questo giornalista con la quale chiede un risarcimento del danno per diffamazione. Ora io mi chiedo due cose: la libertà di espressione non è un principio costituzionale? Come può esserci diffamazione se manca ogni riferimento al nome del giornalista? Grazie per i chiarimenti.
Giacomo


Con l’avvento dei social media si sono aperte nuove modalità di comunicazione per tutti i cittadini che navigano su internet. Tuttavia, l’ampia diffusione delle predette piattaforme, associato ad una inconsapevolezza del loro utilizzo, ha portato anche a un aumento dei casi di diffamazione online, sollevando questioni delicate riguardo alla libertà di espressione e ai limiti imposti dalla legge.

La diffamazione è definita dall'articolo 595 del codice penale italiano come l'atto di offendere la reputazione di una persona comunicando con più persone. Questo reato diventa particolarmente insidioso sui social network, dove i contenuti possono raggiungere un vasto pubblico in pochi istanti, amplificando i danni subiti dalla vittima.

Fra tutti i social network, Facebook si è certamente affermato come uno degli strumenti principali è più utilizzati per comunicare, condividere idee e opinioni. La giurisprudenza italiana considera Facebook e altre piattaforme social come luoghi virtuali pubblici. Di conseguenza, i contenuti diffamatori pubblicati su questi spazi assumono una gravità maggiore rispetto a quelli diffusi in contesti privati. L’uso improprio dei social per attaccare la dignità o la reputazione di una persona può comportare severe conseguenze legali, incluse sanzioni pecuniarie e, in alcuni casi, la reclusione.

Negli ultimi anni, numerose sentenze hanno stabilito che i post diffamatori su Facebook costituiscono un'aggravante del reato, data la potenziale diffusione virale delle informazioni. In particolare, i tribunali hanno sottolineato come i commenti pubblici e i post denigratori possano arrecare danni significativi alla reputazione della vittima, aggravati dalla permanenza dei contenuti online.

Un caso significativo riguarda una sentenza della Corte di Cassazione (sent. n. 50/2017), che ha confermato la condanna per diffamazione aggravata di un utente che aveva pubblicato su Facebook un post offensivo contro un collega. Il tribunale ha sottolineato che la natura pubblica del social network amplifica il potenziale dannoso delle parole usate.

Occorre anche chiarire che si può avere diffamazione anche quando il messaggio pubblicato non menziona esplicitamente il nome della vittima. Anche in assenza di un riferimento diretto, infatti, il reato può configurarsi se dal contesto è possibile identificare la persona offesa o il gruppo di persone offese. Questo principio è stato ribadito in diverse sentenze, sottolineando che l’identificazione implicita è sufficiente per configurare il reato. Di contro, è anche vero che qualora il destinatario dell’offesa non sia identificato e né identificabile, allora il reato non può dirsi configurato.

Sebbene sia vero che il diritto alla libertà di espressione è sancito dall'articolo 21 della Costituzione italiana, è anche vero che detto principio deve essere limitato dal rispetto della dignità e della reputazione altrui. Facebook e gli altri social media, in sostanza, devono essere utilizzati con responsabilità, considerando che ciò che viene pubblicato può avere conseguenze legali e morali. L'uso consapevole dei social media e l'efficace applicazione delle leggi esistenti sono passi fondamentali per tutelare sia la libertà di espressione che la dignità delle persone. In un mondo sempre più connesso, il rispetto reciproco deve rimanere la pietra angolare di ogni interazione, virtuale o reale.



Servizio sportello legale: Il Tirreno si avvale della competente e qualificata collaborazione dello studio legale Depresbìteris-Scura. I professionisti di questo studio rispondono settimanalmente ai quesiti che arriveranno a sportellolegale@iltirreno.it.

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