Sentenza del Tar sui canoni demaniali, i possibili effetti e cosa può succedere
Il punto dopo la decisione dei giudici amministrativi del Lazio di accogliere il ricorso presentato dai terminalisti
Tutto tace, finora, anche perché gli ultimi giorni sono stati ancora di carattere festaiolo e gli uffici pubblici sono rimasti praticamente chiusi, ma col passare delle ore ci si rende conto che una delle prime sentenza pronunciate dal Tar del Lazio nell’anno appena iniziato, e precisamente la numero 13, rischia di avere effetti deflagranti per le casse delle autorità portuali italiane.
Di cosa parliamo
Quella sentenza, vale la pena di ricordarlo, ha annullato l’aumento dei canoni demaniali per l’anno 2023 deciso dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e che era stato fissato pari al 25,15%. Un aumento considerevole, ovviamente contestato da quanti dovevano rispettarlo dal punto di vista economico-finanziario, ovvero gli armatori e i terminalisti, che adesso hanno vinto il conseguente ricorso presentato ai giudici del tribunale amministrativo laziale.
Proprio i giudici del Tar hanno scritto nella loro sentenza che il calcolo alla base del provvedimento ministeriale era errato e che, di conseguenza, il conseguente decreto era da considerarsi illegittimo. Secondo i giudici, infine, il calcolo corretto che doveva essere alla base del decreto doveva prevedere un aumento non del 25,15% dei canoni, ma, al massimo dell’8,6%.
E ora?
Da un punto di vista percentuale la differenza è di poco superiore al 16% e non fa un certo effetto. Lo fa, viceversa, da quello reale di incasso delle somme previste quotidianamente e relativamente alla voce “canoni demaniali”. Per quell’anno, quel capitolo di entrata si abbasserà sensibilmente per ogni autorità portuale italiana. Chi dovrà restituire i soldi? Se, come sembra, dovesse essere ogni singola autorità portuale, ovvero chi ha tratto giovamento dall’applicare quell’aumento giudicato illegittimo, si tratterà di una vera e propria mazzata, visto che qualche ente ha pochissimi margini di manovra nel bilancio di previsione per il 2025 recentemente approvato. È quindi assolutamente indispensabile e necessario che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti intervenga per far conoscere quali iniziative intende assumere di fronte a una sentenza che rischia veramente di mettere in ginocchio alcuni enti portuali italiani.