Il Tirreno

Toscana

Il rapporto

In Toscana 140 femminicidi dal 2006: i dati choc dell'Osservatorio regionale

di Giulia Poggiali

	Le scarpette rosse simbolo della lotta contro la violenza sulle donne
Le scarpette rosse simbolo della lotta contro la violenza sulle donne

Firenze, il rapporto presentato nell’ambito de “La Toscana delle donne”. Ancora in crescita i numeri dei codici rosa e delle richieste di aiuto

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FIRENZE. Una strage senza fine. Cresce ancora il numero di donne vittime di violenza. Nel 2023 in Toscana si sono registrati 6 femminicidi, ben 140 dal 2006 all’anno scorso. Mentre sono 4.540 le donne che in un anno si sono rivolte a un centro antiviolenza. Sempre nel 2023 sono stati oltre 2mila gli accessi in codice rosa al pronto soccorso per maltrattamenti. Il sedicesimo rapporto sulla violenza di genere in Toscana, realizzato dall’Osservatorio sociale regionale su dati relativi al 2023 e presentato oggi a Palazzo Strozzi Sacrati nell’ambito de “La Toscana delle donne”, parla di una crescita esponenziale del fenomeno.

Oltre alle violenze, cresce il numero delle donne che si rivolgono ai consultori per casi di abuso o maltrattamento e quelle ospitate in case rifugio. In parallelo aumenta anche il numero di uomini che accedono ai centri per uomini maltrattanti. L’Osservatorio realizza il monitoraggio del fenomeno attraverso la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati forniti dalle reti territoriali antiviolenza, a partire dai Centri antiviolenza presenti sul territorio. I dati confermano che il 75% delle vittime sono donne italiane, così come il 77% degli aggressori è italiano.

Firenze è la prima città toscana per femminicidi (ne sono stati registrati 36 dei 140), mentre ne sono stati commessi 16 a Lucca e altrettanti a Pisa, 15 in provincia di Livorno, 12 ad Arezzo e a Prato, 11 a Pistoia, 10 a Grosseto, 9 a Siena.

Nel corso dell’anno passato, sono state 1.250 le donne prese in cura dai Servizi sociali per casistiche legate alla violenza di genere, mentre sono state 480 le donne per le quali è stato definito un progetto individualizzato di fuoriuscita dalla violenza. La speranza è quella, un giorno, di vivere in un Paese senza pregiudizi, dove le donne siano libere di dire “no” senza ripercussioni. La Regione Toscana si sta battendo per raggiungere questo traguardo e la scuola è considerata il punto di partenza per fare prevenzione. Lo conferma l’assessora alle Pari opportunità Alessandra Nardini, che ha parlato di educazione al rispetto della parità. «Non basta una proposta di percorsi in orario extra-currilculare facoltativi, perché arriveremo troppo tardi. Bisogna coinvolgere i nidi per permettere ai nostri bambini e alle nostre bambine di crescere liberi dai pregiudizi e dai ruoli di genere che hanno fatto male alle generazioni passate».

Per questo la Regione ha rifinanziato la legge 16 del 2009, sulla cittadinanza di genere, e per accedere al finanziamento era obbligatorio mettere in campo percorsi di sensibilizzazione nelle scuole: «Occorre superare pregiudizi, destrutturare stereotipi e ruoli di genere, che sono terreno fertile per disuguaglianze, discriminazioni e violenza contro le donne. È con questa convinzione che in questa legislatura abbiamo insistito moltissimo sull’aspetto educativo, sia nei nostri Progetti Educativi Zonali, sia attraverso percorsi di formazione per chi lavora nelle nostre scuole e nei nostri nidi, sia, soprattutto, attraverso il rifinanziamento, reso stabile, della legge regionale 16/2009 “Cittadinanza di genere” attraverso cui stiamo mettendo in campo tantissimi percorsi di sensibilizzazione nelle scuole dei vari territori toscani». Anche l’assessora alle politiche sociali Serena Spinelli ha evidenziato l’attività messa in atto dalla Regione per affrontare il tema d’attualità: «La violenza di genere è trasversale perché interessa classi sociali diverse e il rapporto che è stato presentato spiega che il percorso che abbiamo intrapreso deve proseguire. A partire dall’attività dei consultori, centri antiviolenza e fino alle case rifugio: tutti insieme permettono alle donne di costruirsi una vita fuori dalla violenza – spiega l’assessora al sociale Serena Spinelli –. C’è ancora molto da fare nelle cultura della nostra comunità».


 

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