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Montecatini Val di Cecina, bambino e nonna inghiottiti dal fango: avanti con le ricerche. Le parole della mamma

di Ilenia Reali

	Mona Kingbauer all’hotel Belvedere, a Casino di Terra, dopo le dimissioni dall’ospedale
Mona Kingbauer all’hotel Belvedere, a Casino di Terra, dopo le dimissioni dall’ospedale

I genitori del piccolo Noah e il nonno in ospedale. La madre sotto shock, stordita dal dolore. Non parla per ore

25 settembre 2024
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CECINA. «I lost my baby». Ho perso il mio bambino. Quattro parole in inglese, pesanti come macigni. Non una parola in più se non una richiesta, senza appello, a lasciarla andare, lasciarla in pace con il suo dolore. I suoi occhi hanno già visto anche troppo. Hanno osservato il corpicino del suo bambino di 5 mesi, Noah, portato via con la nonna dalle acque dello Sterza. Non ha potuto far nulla per salvarlo. Le ricerche stanno andando avanti.

I suoi occhi chiarissimi sono gelidi. Nessuno spazio per trasmettere emozioni. Il suo corpo, minuto, il volto bianco e i capelli leggermente mossi, biondi, si muovono meccanicamente come a seguire impulsi fisici che niente hanno a che fare con le emozioni. Eppure il dolore arriva addosso a chi la guarda come una doccia gelata.

È arrivato il momento delle dimissioni per Mona Kingbauer, 35 anni, di Monaco di Baviera e per il compagno Alexander Wagner, 33 anni. Sono quasi le 14 all’uscita del pronto soccorso dell’ospedale di Cecina. Prima esce la traduttrice che nelle ultime ore ha fatto in modo che la coppia potesse raccontare nei dettagli cosa è successo e anche capire se i due avevano bisogno di qualcosa.

Mona e Alexander sono arrivati qui, nella tarda serata di lunedì, in ambulanza. Qualche graffio, entrambi sotto choc, indosso i vestiti con cui si preparavano ad affrontare una tranquilla serata di vacanza.

In ospedale hanno assegnato loro una stanza, all’interno del pronto soccorso, dove poter stare insieme anche con il padre di Mona, Peter Kingbauer. È lui, 62 anni, che viene descritto come il più lucido dei tre, colui che è riuscito a lanciare l’allarme e anche la persona più in grado di prendere di petto la situazione. Lui è stato dimesso qualche ora prima degli altri, è tornato in Valdicecina per seguire le ricerche, anche quelle della moglie Sabine. I giovani invece sono stati dimessi più tardi per dare il tempo a Mona di cominciare a capire quale tragedia l’avesse investita.

«Non ha detto niente per ore, era come se non si rendesse ancora conto. Solo nella tarda mattinata ha versato qualche lacrima. E del resto cosa dirle, il bimbo non è stato trovato. Qualunque cosa non descriverebbe la realtà. Non possiamo esserle di aiuto in questa tragedia», racconta chi è entrato nella stanza. Prima è stato il momento delle cure, la donna è stata visitata dalle ostetriche, l’ospedale si è attivato per trovare un sostegno psicologico di cui sembra i genitori non abbiano usufruito. «Portiamo loro l’acqua, scambiamo due parole, in realtà diciamo quel poco che si può aiutandoci con i gesti», aggiungono.

I carabinieri, sia della compagnia di Cecina sia di Volterra, si alternano nei controlli, fuori dalla stanza e fuori dal pronto soccorso. Un modo per far sentire la vicinanza del Paese, di far percepire alla famiglia che si fa il possibile anche se non è mai abbastanza dopo quanto è successo. Del resto ogni parola è di troppo. «Ho perso mio figlio». E lo sguardo di Mona inchioda alla sua sofferenza.
 

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