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I miliardari italiani fanno cassa: un paradiso costruito con l’assenso della politica italiana

di Alessandro Volpi*
I miliardari italiani fanno cassa: un paradiso costruito con l’assenso della politica italiana

Alla luce di certi numeri è evidente perché i super ricchi sono i più fedeli partecipanti alle elezioni italiane

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I miliardari italiani stanno facendo cassa. La famiglia Della Valle decide di cedere una parte della propria partecipazione in Tod's, vendendola a un fondo di private equity, di cui è azionista Lvmh di Bernard Arnault; in sostanza i Della Valle cedono una parte delle proprie quote ad un “concorrente”, sostenuto da un fondo finanziario. Quasi contemporaneamente la famiglia Moratti dismette la sua quota in Saras a vantaggio della società olandese Vitol. In sintesi, alcune famiglie “imprenditoriali” italiane cercano liquidità, limitando la loro presenza produttiva, affidata a colossi esteri che hanno sicuramente la testa molto lontana dall'Italia.

Nel frattempo la Borsa di Milano continua a diventare sempre più piccola; ha una capitalizzazione di circa 750 miliardi di euro perché, tolte banche e assicurazioni, quota davvero poco, a dimostrazione della sua natura sostanzialmente finanziaria.

Ma il dato ancora più rilevante è costituito dal fatto che gli investitori istituzionali italiani, in tale Borsa, sono solo l'8% del totale, che per il 92% è composto da stranieri, di cui poco meno del 40% sono statunitensi e, guarda caso, sono grandi fondi. Il capitalismo familiare italiano, quindi, smobilizza e si tiene “liquido” mentre la Borsa milanese raccoglie solo banche e assicurazioni che macinano profitti e dividendi senza incidere in alcun modo sulla ripresa dell’economia reale, ormai quasi interamente composta da centinaia di migliaia di piccolissime imprese familiari, ben distanti dal più tradizionale capitalismo familiare, e da pochi gruppi in mani straniere.

Quanto agli Agnelli, questi possiedono il 52% di Exor, che ha, in diritti di voto, il 23% di Stellantis. Rispetto a tale catena è utile ricordare che la Giovanni Agnelli è una società che a lungo non era neppure formalmente registrata e che Exor ha sede fiscale in Olanda, come del resto Stellantis. Quest'ultima società, dopo aver svuotato gli stabilimenti italiani di gran parte dei modelli produttivi e dopo aver licenziato migliaia di lavoratori, ha mandato di recente 15.000 lettere di licenziamento mentre usufruisce da tempo di incentivi milionari e della cassa integrazione. Nel nostro paese esistono poche migliaia di famiglie che detengono circa il 35% della ricchezza italiana. Oltre il 50% di tale ricchezza è di natura finanziaria, su cui tali famiglie non pagano pressoché imposte, sempre ammesso che abbiano la residenza in Italia.

Sulla parte immobiliare del loro patrimonio non pagano l'Imu se si tratta di prima casa, a meno che non si tratti di castelli. Se affittano una parte del loro patrimonio, anche se incassano milioni di euro, pagano il 21% e se hanno un reddito plurimilionario pagano il 43% di Irpef. Se destinano i loro immobili alla lucrosissima attività di Airbnb, l’aliquota che pagano è ancora del 21% sul primo immobile affittato e del 26% su tutti gli altri.

Alla luce di simili numeri è evidente perché i super ricchi sono i più fedeli partecipanti alle elezioni italiane: devono difendere un paradiso che hanno costruito nel tempo se non con il favore, quantomeno con l’assenso della politica.

* Università Pisa

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