Il Tirreno

Toscana

L’editoriale del direttore

Crollo di Firenze: soldi e nuove leggi, no al calpestio di sangue e dolore


	Il punto del crollo nel cantiere a Firenze 
Il punto del crollo nel cantiere a Firenze 

Non servono a nessuno le promesse sulla costituzione di tavoli per cercare di far retrocedere l'Italia dall'indegno primato dei tre morti sul lavoro al giorno. Non ci servono tavoli, né sedie, né poltrone. Ci servono soldi e nuove leggi più snelle e, quindi, più efficaci

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di Cristiano Marcacci – direttore Il Tirreno

Tra  sabato 17 e domenica 18 febbraio sulle colonne di questo giornale non avete letto e continuate a non leggere, riferiti all'immane tragedia di Firenze, quella che continuiamo volutamente a definire la "strage della vergogna", gli innumerevoli messaggi di cordoglio arrivati in redazione da parte di esponenti politici, rappresentanti di partiti e di associazioni varie. Era giusto, e lo abbiamo fatto, dare spazio e visibilità alle parole del presidente della Repubblica, del presidente della Regione Toscana e di papa Francesco, coloro cioè che impersonano le grandi comunità colpite al cuore da questo dramma. Ma le passerelle che calpestano sangue e dolore no, non possiamo più tollerarle. Anche perché certi comunicati - ve lo posso assicurare - sono fatti con il tradizionale "copia e incolla" dell'assistente, del portavoce o del portaborse di turno. E anche perché è davvero il momento di dire, di urlare "Basta!!!".

Non servono a nessuno le promesse sulla costituzione di tavoli per cercare di far retrocedere l'Italia dall'indegno primato dei tre morti sul lavoro al giorno. Non ci servono tavoli, né sedie, né poltrone. Ci servono soldi e nuove leggi più snelle e, quindi, più efficaci. Soldi per assumere e stipendiare più ispettori da inviare nei cantieri per i controlli, restringendo in modo significativo le maglie dei subappalti. Nuove leggi come quella sull'introduzione del reato di omicidio e lesioni personali gravi e gravissime sul lavoro. Solo rafforzando il sistema di "obblighi-sanzioni-pene" ci potremo un giorno lavare della vergogna di cui ci siamo macchiati finora.

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