Il Tirreno

Toscana

La vittima

Morti nel cantiere Esselunga, Luigi era autista di betoniere. La sveglia, il saluto ai figli e poi quel maledetto crollo

di Claudia Guarino e Danilo Renzullo

	A destra Luigi Coclite
A destra Luigi Coclite

Residente a Vicarello, lavorava per una ditta di Santa Maria a Monte. La famiglia: «Siamo distrutti»

17 febbraio 2024
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FIRENZE. Lo sguardo scruta la strada, accarezzando il viottolo e posandosi oltre il cancello grigio. Ma la mente, quella, è altrove. Il pensiero è laggiù. A ottanta chilometri di distanza, metro più, metro meno. Cerca di farsi spazio sotto le macerie. Sotto il peso di quelle travi che hanno spazzato via, in un attimo, vita e speranze. «Non so cosa dire. Non so cosa dire. Ho saputo ora. Siamo distrutti». Il signor Paolo è il suocero di Luigi Coclite, operaio morto a 59 anni insieme ad altri due colleghi nel crollo al cantiere per la costruzione dell’Esselunga, a Firenze. Altri due sono ancora dispersi. Paolo è nella casa di Vicarello, nel Livornese, quando ascolta ciò che non avrebbe mai voluto sentire. «No so nulla – dice –. Solo che la salma è a medicina legale».

Ieri mattina Luigi Coclite si è svegliato presto, come faceva spesso. Doveva andare a Firenze per un lavoro. E non era la prima volta. Aveva “sconfinato” anche per costruire la tramvia, per fare un esempio. D’altra parte Collesalvetti è un piccolo comune, non ci sono tutti questi cantieri. E molte volte toccava spostarsi. Anche lontano. Qualche volta anche fuori regione. Per questo Luigi – che dopo un periodo in proprio ultimamente lavorava per una ditta di Santa Maria a Monte – di vita di paese non ne faceva mai molta. Avrebbe anche voluto, ma non riusciva.

«Lo vedevi andare via la mattina e tornare la sera tardi – racconta chi lo conosceva –. Era un gran lavoratore». Dove Coclite fosse esattamente ieri mattina quando gli è crollato addosso il cemento armato non lo sappiamo.

Perché lui di professione faceva il camionista. Anzi, come dicono i parenti dal balcone dell’abitazione di via Marconi, «portava la betoniera». Si sa però che quando nel cantiere è venuto giù tutto lui era lì sotto. La moglie Simona, appena ha ricevuto la notizia, si è fiondata a Firenze. Non ha saputo molto neanche lei e, quando la salma è stata spostata, è tornata momentaneamente a Vicarello.

Anche perché lì la coppia ha due figli: Lucrezia, poco più che ventenne e un ragazzo di 17 anni. Gli amici di lui, peraltro, quando hanno saputo l’accaduto sono andati ad abbracciarlo. Volevano stare vicini al loro amico nel momento del dolore più grande.

Lo stesso dolore che si rincorre negli sguardi della gente di paese. Luigi è abruzzese, ma vive a Vicarello da anni con la sua famiglia. Spesso, ultimamente, stava nella casa di Rosignano con la moglie. Lei lavora come assicuratrice e la sua attività talvolta la porta lungo la costa. Ma il cuore della famiglia resta a Vicarello. E nelle tv di bar e circoli passano solo le immagini del crollo. Il lavoro dei pompieri, frame dopo frame. La discussione sulle possibili cause. Su come potrebbe e non dovrebbe essere andata. L’ansia per i feriti. Il dolore per chi, da lì sotto, non è uscito vivo.

«Non è possibile morire così, nel 2024 – dicono –. Non è possibile uscire di casa per andare a lavorare e non tornare mai più».

E la mente va lì. A quella casa appena oltre i binari. Si cerca di realizzare, si prova a capire. Ma il cuore piange, mentre lo sguardo si posa sulla strada, oltre quel cancello. Perché niente sarà più come prima. «In questo momento proviamo solo tristezza e dolore – dice il sindaco di Collesalvetti Adelio Antolini –. Tutta la comunità è incredula e sconvolta per la terribile notizia. È una grave perdita che ci tocca nel profondo».

Un dolore che si allarga con il passare delle ore e diventa condiviso, amplificato da un elenco di vittime che ora dopo ora si è materializzato negli occhi e nelle braccia dei soccorritori trasformandosi in dolore e rabbia per le famiglie colpite da una tragedia assurda.

Sarebbero tutti stranieri gli altri lavoratori che hanno perso la vita nel crollo di una parte della struttura commerciale in costruzione in via Mariti a Firenze.

I vigili del fuoco, impegnati nelle ricerche di quelli che ufficialmente sono stati considerati dispersi per l’intera giornata (tre operai originari della Tunisia e uno del Marocco), hanno impiegato oltre dieci ore per recuperare la seconda salma.

Un’operazione tanto delicata, quanto complicata. Perché il collasso dell’intera struttura in costruzione – dove per l’intera giornata sono stati impegnati decine e decine di soccorritori – era il primo rischio da prevenire.

La seconda salma è stata recuperata poco dopo le 20 di ieri sera. Contemporaneamente è stato individuato anche il corpo di un terzo operaio rimasto ucciso dal crollo.

Il lavoro dei vigili del fuoco è andato avanti per l’intera notte per cercare di individuare e recuperare i corpi degli altri due lavoratori.



 

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