La Toscana è la cassa del Pd: il 10 per cento del gettito nazionale viene da qui
Nelle casse dei dem arrivano dalla nostra regione circa 800mila euro. Si tratta delle somme del 2 per mille. Il dato è in crescita anche per Fratelli d’Italia: la classifica partito per partito
Nel 2023 quasi un toscano su due ha scelto il Pd come partito a cui destinare il due per mille, il 13 per cento in più rispetto al 2022. In altre parole, arriva dalla Toscana il 10 per cento del gettito al Partito democratico nazionale: circa 800 mila euro entrano nelle casse dei dem su un totale, a livello nazionale, di quasi 8 milioni. È in ascesa anche Fratelli d’Italia con 18.399 contribuenti che hanno destinato il due per mille al partito guidato dalla premier Giorgia Meloni, il 54, 6 per cento in più rispetto al 2022 (circa 6.500 unità in più in un anno). Non tiene il passo, invece, la Lega di Matteo Salvini che registra in Toscana un meno 11,6 per cento rispetto al 2022 e addirittura un meno 60 per cento a fronte del boom alle Europee del 2019 in cui portò a casa il 31,4 per cento dei voti.
Regione “rossa”
Sarà l’effetto Schlein o, più semplicemente, si riconferma il Dna “rosso” della Toscana insieme all’Emilia-Romagna. Fatto sta che, secondo i dati diffusi dal ministero dell’Economia e delle Finanze, sono stati 52.476 i contribuenti toscani che hanno deciso di destinare il due per mille al Partito Democratico (nel 2022 erano stati 46.358). In pratica, sul totale dei toscani che hanno indicato un partito nella dichiarazione 2023 (redditi 2022), quasi la metà ha scelto il Partito Democratico. «Dobbiamo ringraziare tutti i nostri iscritti ed elettori per avere colto la possibilità consentita dalla legge di finanziare i principali presidi di democrazia – spiega Alberta Ticciati, tesoriera del Pd toscano – I nostri livelli territoriali e i nostri tesorieri hanno investito molte energie nei mesi scorsi per la sensibilizzazione sull’importanza del due per mille che rappresenta una forma di finanziamento consapevole e volontaria. Per quanto ogni giorno cerchiamo di razionalizzare le spese, la vita dei partiti ha un costo che puntualmente resocontiamo con bilanci pubblici consultabili sui nostri siti internet».
Primo anno per il M5S
Per i pentastellati è il primo anno di finanziamento pubblico perché in passato il movimento fondato da Beppe Grillo e dall’imprenditore Gianroberto Casaleggio aveva deciso di tenersi fuori dai finanziamenti pubblici. In prima battuta, però, riesce a raggiungere quota 10.240 contribuenti, subito dopo Fratelli d’Italia. Seguono Sinistra Italiana e Italia Viva: il partito di Matteo Renzi è stato scelto da 6.350 contribuenti, il 9,3 per cento in più rispetto alla dichiarazione 2022 (che si riferiscono quindi ai redditi del 2021).
Come funziona
Da quando nel 2013 il governo Letta ha abolito i rimborsi elettorali, due per mille è rimasta quasi l’unica forma di finanziamento privato ai partiti. Il contribuente può destinare una quota pari al due per mille (che non è alternativa al cinque per mille e all’otto per mille) della propria imposta sul reddito a favore di uno dei partiti politici iscritti nella seconda sezione del registro di cui all’articolo 4 del decreto legge 28 dicembre 2013, numero 149, e il cui elenco è trasmesso all’Agenzia delle Entrate dalla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. Per esprimere la scelta a favore di uno dei partiti politici destinatari della quota del due per mille dell’Irpef, il contribuente deve apporre la propria firma nel riquadro della scheda, indicando nell’apposita casella il codice del partito prescelto. La scelta deve essere fatta esclusivamente per uno solo dei partiti politici beneficiari.