La Toscana resta il cuore del sistema moda italiano
Ma si stima un 2024 in salita nei primi mesi
La sfida del sistema moda è portare l’attenzione sulle prove che attendono la filiera del Tessile-Abbigliamento, dalla crescita alla sostenibilità, sia negli ambiti istituzionali, sia in quei territori che storicamente ne sono il cuore e hanno anticipato questioni cruciali per il settore: è il caso della Toscana con il riciclo del tessile.
Dicembre è tempo di bilanci (magri quelli del tessile sul fronte dei provvedimenti pendenti) e soprattutto di nuovi progetti. Le previsioni del Centro Studi di Confindustria Moda prospettano per il comparto Tessile-Abbigliamento italiano un turnover 2023 positivo di quasi 65 miliardi di euro, in aumento del 3% rispetto al 2022. Il dato conferma una ripresa dal periodo pre-Covid del 15% (il fatturato 2019 si è attestato a 56 miliardi), ma a causa delle situazioni internazionali che ostacolano la formulazione di previsioni a lungo termine e con un sentiment che non favorisce i consumi, il 2024 si stima in salita almeno fino a maggio-giugno prossimi. Per questo Sistema Moda Italia, che ha consolidato negli ultimi due anni il suo rapporto con le istituzioni nazionali ed europee, è ancora una volta impegnata nel sensibilizzare il mondo politico sull'importanza della filiera del Tessile-Abbigliamento: per l'economia, per il saldo commerciale, per l'occupazione e per l'export.
Partendo dall’ultimo capitolo, i mercati esteri continuano a dimostrare un forte apprezzamento verso il made in Italy. Nei primi otto mesi del ‘23, l'export del T&A è cresciuto del 3,2%, raggiungendo i 25,6 miliardi di euro. Tra i partner più forti la Francia, con scambi in crescita del 12% e la Germania, che segna un +4,5%. A preoccupare e richiedere un rapido intervento è invece la dipendenza dell’Italia verso alcuni Paesi, su tutti la Cina, in tema di materie prime: vale ad esempio per la seta, dove il 95% degli approvvigionamenti fa riferimento all’ex Celeste Impero, vale anche per altri filati vitali per l’industria.
Vero è che ha appena avuto il via libera il cosiddetto Fondo Sovrano per il made in Italy promosso dal Mimit da due miliardi di euro in due anni, che proprio a questo tema destina alcuni finanziamenti. Tuttavia, gli annunciati 15 milioni di euro previsti per il 2024 “per il settore delle fibre tessili naturali e provenienti da processi di riciclo”, paiono una goccia nel mare di risorse che un comparto tanto potente come la moda (primo al mondo per giro d’affari, 3mila miliardi, il doppio dell’automotive e il triplo dell’elettronica) dovrebbe a gran voce reclamare nel suo laboratorio tessile di elezione, ovvero l’Italia. In base alle discussioni ancora in essere a Roma, i suddetti 15 milioni di euro si snoderebbero, inoltre, tra ricerca, recupero e riciclo e in una complessa gimcana di aiuti destinati a chi acquista filati o fibre italiane naturali, artificiali, ma anche pellame. Con una dispersione, tra percentuali e tempistiche, che non sembra tenere conto dell’accelerazione richiesta affinché il tessile italiano continui a contare sui mercati internazionali.
Nell’ottica di proteggere l'unicità della filiera nazionale, si può e si deve pretendere di più. E questo, vale anche per “i dossier caldi” del Tessile-Abbigliamento. Tra gli altri, la sanatoria sul credito d’imposta per Ricerca e sviluppo, per cui Smi ha svolto un ruolo cruciale nel garantirne la proroga della scadenza al 30 giugno 2024. Altrettanto attesi sono gli interventi istituzionali riguardo la normativa sull’Epr (la responsabilità estesa del produttore) e sul riciclo del tessile: il provvedimento è clamorosamente fermo al Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, nonostante Sistema Moda Italia si sia mossa con due anni di anticipo, anche con l’istituzione di un consorzio per il fine vita del tessile, Retex. Green, che ha già richiesto un investimento di due milioni di euro.
Passando all’occupazione, il 2024 sarà l’anno del rinnovo del contratto di settore: l’unico in Italia in cui in tema di welfare si è pensato all’introduzione dell’assistenza in caso di non-autosufficienza, una garanzia in più di valore per un bacino di risorse sempre più preziose e ricercatissime ormai dai grandi gruppi stranieri. Oltre all’economia e al saldo commerciale l’Europa guarda e attende le nostre normative sulla transizione sostenibile. Le imprese guardano alla finanza perché la sostengano. Le associazioni, Smi in testa, lanciano un grido d’allarme anche per maggiori controlli alle dogane e sul rischio contraffazioni: è appena esploso il caso delle imitazioni di prodotti di lusso dall’e-Commerce Pandabuy, che richiede un’attenzione sulla Cina e sui controlli nei porti europei, a partire dall’Olanda, Stato solerte nell’aderire alla normativa europea sull’Epr, ma meno severo nell’ingresso delle merci via Rotterdam.
Il compito della nostra associazione è dare un continuo impulso verso la trasparenza e la sostenibilità per mantenere l'eccellenza del Tessile & Abbigliamento italiano sui mercati globali. Come tradurre tutto ciò localmente? Insieme ad altri distretti chiave, la Toscana resta il cuore del sistema moda, come laboratorio del lusso e in un’accezione globale. Secondo le stime del 2022 del Centro Studi di Confindustria Moda su dati Movimprese, sono localizzate nella regione il maggior numero di imprese del settore Tessile-Abbigliamento, nonostante un calo del 2,9% rispetto al 2021. Si tratta di oltre 8.120 realtà attive, di cui oltre il 73% (5.987) operanti nel "valle" della filiera e che rappresentano il 17,3% dell’export Tessile Italiano e il 19,6% di quelle nazionali del Tessile-Abbigliamento. Si trova ad affrontare le gravi conseguenze del cambiamento climatico in atto, che ha inflitto danni notevoli in particolar modo al settore tessile con la mobilitazione di tutta l’industria.
Ora è in momenti così impegnativi che diventa ancor più essenziale focalizzarsi sulle sfide che metteranno alla prova la nostra industria nei prossimi anni.
* Presidente Sistema Moda Italia