Invasione del granchio blu in Toscana, la proposta della Regione «Trasformarli in mangime»
Appello dell'assessora regionale all’Agricoltura Stefania Saccardi al governo: «Aiutateci». Coldiretti chiede sostegni
Sulla questione granchio blu la Regione Toscana ha già bussato alle porte del governo. E già si pensa a un aiuto economico per trasformarli in mangime per acquacoltura. Perché, sì, «il rischio che il fenomeno si ampli c’è», conferma l’assessora regionale all’agricoltura Stefania Saccardi.
La richiesta al ministero
«Ce ne stiamo occupando già da diversi giorni – prosegue – ho già incontrato i pescatori coinvolti e mi sono già sentita con il senatore Patrizio La Pietra (sottosegretario di Stato per l’agricoltura, ndr). Il problema è che sono tantissimi, la pesca e il consumo non risolvono la questione». E allora cosa se ne fa? «Quello che abbiamo chiesto al ministero – dice Saccardi – e che chiederemo è di poter avere degli aiuti per trasformarli in mangime per acquacoltura. So che il sottosegretario Patrizio La Pietra ha già dato un appuntamento ai pescatori di Orbetello per la prossima settimana». Il rischio maggiore – ne è consapevole Saccardi – poi «è che stanno mangiando tutte i giovani pesci, le colture degli avannotti. Su questo faremo anche una richiesta di intervento economico al governo per sopperire al danno alla pesca». E per studiarne i movimenti, «si potrebbe dare l’incarico a un’università di studiare il fenomeno», propone
Nel frattempo si è preoccupata pure l’Emilia Romagna: la Regione ha da poco esteso l’autorizzazione a catturare questo crostaceo anche nelle zone demaniali non di pertinenza di due dei Comuni più colpiti (vedi articolo in basso). «L’Emilia Romagna – spiega Saccardi – ha avuto bisogno di un provvedimento per pescarlo. Da noi questa esigenza non c’è: la laguna di Orbetello e le altre aree colpite non hanno bisogno dell’autorizzazione».
Allarme di Coldiretti
Ma a dare l’allarme a livello nazionale è anche la Coldiretti: «L’invasione del granchio blu, spinta dal caldo e dai cambiamenti climatici, sta causando gravissimi danni agli allevamenti di cozze e vongole e all’intero ecosistema, che mettono a rischio la sopravvivenza di 3mila imprese familiari nel delta del Po con la minaccia che si sta allargando pericolosamente ad altri territori».
Così il presidente Ettore Prandini ha inviato una lettera al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare chiedendo un intervento urgente con misure di sostegno alle imprese colpite.
Il fenomeno sta assumendo le proporzioni di una «calamità naturale che minerà – denuncia Prandini nella missiva – la sopravvivenza della principale economia ittica del Delta del Po». Ma ormai la presenza del granchio non è più circoscritta a quell’area, dove il crostaceo è arrivato precocemente: si segnala su tutte le sponde dell’Adriatico e nel Tirreno.
Ma l’arrivo di questo nuovo predatore, avverte Coldiretti, «è solo l’ultimo esempio di specie aliena che ha invaso le campagne e i mari italiani per effetto dei cambiamenti climatici, causando oltre un miliardo di danni sul piano ambientale, paesaggistico ed economico».
Si può ricordare il batterio della Xylella: giunto con essenze importate dall’America Latina, ha devastato gli oliveti del Salento in Puglia. O ancora la Cimice asiatica che danneggia i frutteti italiani, o la Drosophila suzukii, il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che attacca ciliegie, mirtilli e uva. Oltre al clima sotto accusa è anche «la globalizzazione dei commerci e il sistema di controllo dell’Unione Europea, troppo permissiva», denuncia Coldiretti.
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