Il Tirreno

Toscana

Il caso

Il campanello “coloniale” del manager

di Michele Gambino

Il trattamento delle hostess all’Acea e le accuse di misoginia e metodi padronali

06 febbraio 2023
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Doverosa premessa: nessuno può escludere che quella che sto per raccontarvi sia una clamorosa fake news, come sostiene il diretto interessato e come pare abbia confermato una rapida inchiesta dell’organo di controllo interno all’azienda.

Anzi, speriamo con tutto il cuore che lo sia, perché in caso contrario dovremmoedurre che all’Acea, azienda fornitrice di luce e gas, di proprietà per il 51% del Comune di Roma, il tempo si sia fermato all’epoca delle colonie.

Breve riepilogo dei fatti narrati in questo giorni da un’inchiesta del quotidiano “la Repubblica”: prima una lettera anonima e poi l’intervista ad una ragazza che lavora per l’azienda raccontano dei nuovi – in realtà antichissimi – costumi introdotti in ufficio dal neo amministratore delegato Fabrizio Palermo: il quale appena insediato avrebbe per prima cosa disposto il trasferimento di massa di tutte le hostess sopra i quarant’anni, sostituendole con trentenni o giù di lì; poi avrebbe ordinato a tutte le collaboratrici di non disturbarlo col rumore dei tacchi in prossimità del suo ufficio; le obbligherebbe a tenere le loro scrivanie perfettamente sgombre di qualsiasi oggetto, non sopportando la vista di kleenex, occhiali, borse e portaoggetti; avrebbe il vizio di apostrofare in malo modo chi non è pronto a raccogliere i suoi ordini; avrebbe fatto allestire una sala mensa a suo esclusivo uso e consumo, con le hostess costrette a turno a servirlo a tavola; pretenderebbe che le medesime hostess si alzino in piedi al suo passaggio, e così via. Ma il dettaglio più appariscente è il campanello. Avete presente uno degli oggetti simbolo del colonialismo, al cui suono leggiadro il servitore appariva pronunciando un “sì bwana”, o “yes sir”, a seconda delle latitudini? Stando alle accuse l’amministratore di Acea ne avrebbe reintrodotto l’uso. Un video di “laRepubblica” girato in azienda ne mostra uno, perfettamente funzionante. Non è il vecchio campanello di ottone del nostro immaginario, ma un piccolo aggeggio elettrico nero simile a uno scarabeo, meno vistoso ma non meno odioso.

Querele e controquerele sono già partite, dunque decideranno i giudici se il Comune di Roma ha nominato un maschilista nostalgico delle colonie come capo della sua partecipata più importante, o se si tratta di un complotto contro l’azienda, come sostiene qualcuno. Intanto, ci tocca rimpiangere i vecchi uscieri di una volta, che a stento si alzavano quando passava qualcuno e se suonava un campanello sollevavano appena la testa prima di rimettersi a dormire.

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